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L’osceno: quando la stampa fa la differenza tra donne ammazzate in odor di santità e donne che invece no

Elsa Bellato è l’ultima di una lunga serie di vittime ammazzate dal marito.

Una bella famiglia del nord, con lui lavoratore e lei casalinga. Dieci figli, come piaceva tanto a mussolini e piace ora anche ai fascisti attuali. Nessuna confusione di ruoli. Lui a comandare, vietare, infliggere punizioni e lei a fare da agnello sacrificale, da lume della speranza per i piccoli e via così ad annegare nella retorica familista più bieca.

Non la usiamo noi. Leggete l’articolo e poi trattenete i conati di vomito.

La descrizione del contesto è già di per sè abbastanza raccapricciante. Lo è ancora di più la descrizione di questa donna, che sembra candidata alla canonizzazione. Una santa che portava il cibo la notte di nascosto ai bambini rinchiusi nel casolare. Non fosse stata così santa e non fosse stata così agnello sacrificale evidentemente il quotidiano La Stampa non gli riconoscerebbe il diritto di essere compianta come vittima di un bruto.

Vuoi mettere questo tipo di moglie con quell’altro che si incazza e si ribella e piuttosto che vedere i figli rinchiusi nel casolare prende il marito e lo rinchiude in cantina?

Nulla di encomiabile, certo. Ed in quel caso siamo sicure che il quotidiano non premierebbe la capacità di reazione della donna uccisa come invece sembra fare ora con questa donna, una vittima, che vorremmo viva, come tutte le altre, che La Stampa, offendedola, descrive come fosse la madonna dell’apicultore.

Non gli viene in mente a La Stampa che eleggere a santità un modello di donna così come l’ha immaginato significa fare la distinzione tra la santa che sopporta il dolore e la schiavitù e la puttana che si ribella e che la schiavitù la prende a calci in culo?

Non gli viene in mente che il modello positivo da insegnare alle generazioni presenti e future è quello della donna che si difende e che non sta zitta mentre il marito picchia i figli piuttosto che il contrario?

Ci dispiace molto per questa donna che deve averne patite davvero tante e sebbene non comprendiamo il perchè non abbia prima scelto di liberarsi e liberare i suoi figli e le sue figlie da tanto orrore (e non sappiamo se l’ha fatto, immaginiamo di si se ha dato alle sue figlie la forza di andarsene ed è rimasta per farle studiare, schiava della dipendenza economica più che del ruolo) sappiamo bene come questo genere di cose possano accadere perchè le abbiamo viste e in qualche caso anche vissute personalmente.

Eccola la famiglia in tutto il suo splendore. Eccolo il modello di "stabilità" familiare con la donna dipendente dal punto di vista economico, che non esige e non si difende così come la vuole l’onorevole bocchino e la lobby dei padri separati.

Eccolo l’angolo dello sterminio quotidiano. E poi non sorprendetevi se per noi non ha nessun appeal, se le donne non sono più come quel modello di donna e se hanno imparato, eccome se hanno imparato, innanzitutto a difendersi e poi anche a difendere i propri figli e infine a pretendere di meglio. Perchè c’è di meglio. Ci meritiamo di meglio. Ci meritiamo di più.

Se gli uomini legati alle "tradizioni" diventano scarti delle donne intelligenti e lungimiranti di questo presente non è di certo colpa delle donne. E’ responsabilità degli uomini. Loro lo sanno. Noi lo sappiamo. Non ci vedrete mai fare la fine di Elsa. Proprio mai. Alla faccia vostra.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


2 Responses

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  1. Nadia says

    Diranno anche stavolta che “poveretto, era pazzo”?
    Quanti “pazzi” perfettamente sani continuano a massacrare mogli e spesso anche figli?
    E a questa donna che non è riuscita a liberarsi prima, impastoiata da mille costrizioni (e si capisce, con dieci figli e nessuna autonomia di alcun tipo), riserveranno il solito, disgustoso, vergognoso commento: ” Che avrà mai fatto per MERITARSI questo?”

  2. Rosa says

    E’ pazzesco che inItalia cisia ancora questo degrado..roba da medioevo