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Come ci si difende dai “difensori”?

C’è che la televisione, i telegiornali, il giornalismo della carta stampata per la maggior parte raccontano sciocchezze.

Non c’è quasi mai nulla di vero a parte la costruzione di una versione che scorre parallela alla realtà in una dissociazione schizofrenica che ci fa sovrapporre le immagini false a quelle vere.

Noi donne che ci occupiamo di antisessismo, per esempio, dobbiamo lottare tutti i giorni contro questa costruzione del macho che resiste sui media ed educa ragazzini, sponsorizza leggi, rafforza divisioni tra i generi (che non devono mai allearsi neppure se sono schiacciati dagli stessi enormi problemi economici) ed è quello che in fondo vogliono. Educare i maschi a schiavizzare le femmine a chi serve secondo voi?

Se solo per un attimo mostrassero gli uomini che conosciamo e per la maggior parte abbiamo conosciuto sarebbero in tanti a trarne giovamento.

Sappiamo quello che direte, che ce ne sono di perfidi, fanatici, devastati, tremendi, violenti e abbiamo conosciuto pure quelli perchè non ci siamo fatte mancare niente. Ma quando impari a riconoscerli poi eviti come la peste la merda che si trascina per le strade e raccogli solo fiori profumati. 

Oggi che per politica e per passione ci ritroviamo ancora ad avere a che fare con questi due mondi paralleli pensiamo davvero che ci sia un pianeta spaccato in due.

Vediamo gli uomini delle donne malmenate, gli stupratori, il fango più schifoso che ritiene di avere ancora spazio su questa terra. E poi ritorniamo a casa, dagli uomini che fanno parte della nostra vita e ci rendiamo conto di quanto sia assurdo che noi si debba infliggere a loro le riflessioni sul rispetto tra i generi in una dimensione in cui uno sparecchia, l’altro lava i piatti, quell’altro si rammenda i calzini e quell’altro ancora ordina tutte le sue cose per arrivare in tempo il giorno dopo sul posto di lavoro.

Quando facciamo critiche al maschile a chi parliamo? Quelli che non la pensano come noi neppure ci ascoltano e se apriamo bocca ci insultano e ci chiamano puttane. Non può neppure funzionare l’assolvimento del ruolo forse involontario che alcune si sono assunte, quella delega educativa, quella funzione pedagogica nei confronti del maschio italiano che di sicuro deve recuperare autonomia e deve crescere da solo senza che noi si faccia anche da balia all’evoluzione culturale e antropologica dell’intero genere umano.

E se la scommessa è quella di far prendere consapevolezza alle altre donne perchè ciascuna singolarmente possa condurre la propria battaglia in casa, per vincere principalmente contro quella parte di se stessa che la tiene legata in quel posto e poi arrivare a varcare la soglia e scegliere nuovi mondi in cui crescere, allora forse è a questo che dobbiamo pensare.

Gli uomini cresciuti sono veramente pochi, è vero, e molti in ogni caso ci permettono un confronto che va ben oltre le nostre stesse aspettative perchè ci sfidano a pretendere di più. Noi lo facciamo ed è così che crescono anche loro.

Ma tutti gli altri, quelli che non raggiungeremo mai, quelli che vivono nelle periferie delle città, educati a incendiare campi rom o a dare fuoco al barbone per divertimento, quelli che stanno crescendo con il prurito da filmato dello stupro, branchi di cafoni cazzoni che sono perfino legittimati dalla politica presente purchè al rogo del rom appongano la firma dell’ultrà di destra.

A questi pessimi soggetti come gli parleremo mai? E quando e se riusciremo a parlarci, sempre che con un deficiente che si riempie la bocca di slogan inneggianti al duce ci si voglia parlare (noi sicuramente no), che mai potremo dirgli? 

Sarà che i salotti di gad lerner ci deprimono non poco e che immaginiamo che chi si parla addosso alla fine non arriva lontano. Sarà che pensiamo che l’antisessismo celebrato come unico strumento di opposizione contro berlusconi abbia perfino perso di credibilità. Ci ha danneggiato perchè se domani ci permettiamo di parlare di antisessismo ci sarà qualcuno che ha già archiviato quel capitolo ritenendolo un argomento da complotti antiberlusconiani. Ci ha danneggiato perchè nel frattempo ci si è dimenticate di parlare alle donne precarie, quelle licenziate, quelle alle quali non interessa niente se i potenti scopano e con chi. Sarà che in fondo in italia si parla tanto per dire. Spesso si finge persino di parlare.

Sarà per questo e per quello: allora ci convinciamo che quello che stiamo facendo, qui, ora, nei piccoli e grandi tentativi di comunicazione tra di noi, è la cosa migliore da fare in questa triste parentesi storica. Perchè almeno qui ci facciamo tante domande senza pretendere di avere le risposte. Altrove le domande non è neppure possibile farle perchè evidentemente c’è un modello di riflessione delle donne che procede per miti. E i miti, si sa, non si possono toccare…

Intanto oggi hanno condannato ai domiciliari una compagna perchè non ha accettato di sottomettersi alla deriva autoritaria che ci seppellisce vive e che pure è stata appoggiata da tante donne italiane. Di fronte a questa emergenza ci sembra plausibile pensare che bisogna parlare alle donne avendo ben chiaro che non c’è alcuna differenza tra un marito che le tiene prigioniere, le picchia e le prevarica e uno stato che non permette loro neppure di stare in giro il sabato sera. 

E se dai mariti violenti dicono di difendervi quelli delle divise, da quelli con le divise chi vi difende?

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


One Response

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  1. Martina says

    Perdonatemi se posto qui, ma volevo segnalare

    http://www.repubblica.it/…rna_la_divisa-3308368/

    “A scuola tutti uguali”
    Ah, già. tranne maschi e femmine, ovviamente.
    E il riferimento all’ombelico scoperto?