Skip to content


Come raggiungere obiettivi patriarcali occidentali con metodi patriarcali orientali

http://www.lauraorchard.com/Orchard%20Studio/Gongyo_files/Gongyo.png

Abbiamo ricevuto questa mail da una persona che vuole restare anonima. La condividiamo con voi. Buona lettura!

>>>^^^<<<

Vi voglio raccontare una storia che un giorno potrà esservi d’aiuto,
perché a volte sono i momenti difficili quelli che fanno cadere le persone
in cose molto più grandi di loro.

Voglio cominciare dicendo che è normale avere delle difficoltà: so che
sembra scontato, ma se a me qualcuno l’avesse detto, forse oggi non starei
qui a raccontare questa storia.

È normale avere difficoltà, dicevo, e capita anche che ci siano delle
difficoltà più rognose di altre. Spesso riguardano la propria intimità più
profonda, e che portano a farsi delle domande spesso senza risposta, tipo
“Perché sta succedendo a me? Cos’ho fatto?”.

Ma il vero problema è quando
non sai più come uscirne. Quando la gente ti guarda e ti chiede cos’hai, e
tu tenti di spiegar loro che la tua vita in questo momento è diventata
ingestibile, e che è come se fosse comandata da qualcun’altro, come se le
decisioni fondamentali le stesse prendendo un’altra persona al posto tuo.
Ma la gente spesso non capisce, e tu ti ritrovi più sol* di prima, sempre
più chius*, sempre più disorientat* in te stess*.
A me è successo proprio questo.

Era da un po’ di anni che questa storia della vita ingestibile andava
avanti, questa sensazione di paura continua, di ansia ingovernabile, di
tristezza infinita. Tutti mi guardavano come un bel soprammobile antico e
fragile, da cui tenersi alla larga per timore di farlo cadere.
Avevo il deserto intorno, e ad aggravare questa situazione ci si è messo
un problema di salute.
Una persona che mi vedeva tutti i giorni si è accorta del mio malessere, e
ha pronunciato la frase magica: “Ora andrà tutto meglio, vedrai.”

Senza rendermi conto di cosa andavo facendo, nel giro di poco tempo aderii
ad un cosiddetto “nuovo movimento religioso”. In Italia ci sono molti NMR,
legalmente riconosciuti dallo Stato, e che all’apparenza possono sembrare
dei semplici luoghi di raccoglimento e preghiera, insomma, in parole
povere, dei posti dove stare in pace con se stess*, lontano dal mondo.

Sono
solitamente dei mix (letali) tra religioni orientali (buddhismo, induismo,
brahmanesimo) e miti occidentali. Ti promettono la serenità interiore, la
pacificazione dell’anima, la felicità in terra.

Che sarebbe poi: coi metodi
orientali puoi perseguire obiettivi occidentali, cioè, pregando (col
metodo orientale), potrai ottenere la vita che sognavi da sempre
(obiettivo occidentale).

Capita che se l’altro ieri odiavi qualsiasi religione, oggi la accetti,
perché capisci che per certe questioni non c’è nient’altro da fare che
affidarsi all’ignoto.
Capita, ovviamente, che si conoscono persone, e che queste persone ti
dicono quello che devi fare a seconda del sesso: se sei donna, fai questo,
se sei uomo, fai quell’altro.
Insomma, il solito classico schema di potere si ripropone pure in quello
che ti era stato presentato come un luogo di pace e serenità, e che non si
rivela nient’altro che per quello stesso schema che ti ha fatto impazzire.

Poi può anche capitarti di incontrare la persona che si approfitta della
tua apertura nei confronti del prossimo, e di cui tu all’inizio non capisci
la vera natura. Ci parli tranquillamente, lo guardi, è un po’ strano, ma
vabbè!, ognuno ha i suoi problemi, in fondo.

Poi capita che questo ti dà
fastidio, ci prova una volta di troppo, e che tu dici: “Ma… come? Non
doveva cambiare tutto?? Dov’è l’oasi di pace?”. Subito allora corri a casa
della persona di cui ti fidi, quella che sta nel NMR, ma che ti dice di non
preoccuparti, che “si sa che lui ha questo rapporto con le donne”. Eh?

Questa persona non viene allontanata, allora tu lo racconti ad un’altra
persona ancora, questa rimane un po’ più sbigottita, ma comunque non fa
niente.
A quel punto aspetti un po’, un altro po’ ancora, e poi decidi di
andartene, perché alla fine pure lì il modello è sempre quello.
E allora ti dicono che stai rinunciando ad essere felice, e alla tua pace,
e praticamente diventi una strana.

E allora è difficile uscirne, perché ormai è passato un po’ di tempo e
c’avevi stretto amicizia con certe persone, che non ti chiamano più, e se
lo fanno è per rinfacciarti la tua decisione.
E ora ti ritrovi di nuovo come all’inizio, e ti cerchi di tirare su.
E ce la fai.

Ce la fai tra mille ostacoli e paure a capire che il prezzo della
“felicità” è troppo alto, che sì, è vero, prima stavi meglio, perché
intorno a te c’erano tante persone con cui parlare, con cui ridere e
scherzare, ma purtroppo nei soliti momenti difficili eri da sol*. Come
sempre.
E allora ti guardi dentro, meglio, e vedi che in fondo siamo perfett* così
come siamo. Tutto è pronto, in noi, ad esplodere fuori, ad amare, godere,
piangere, giocare e ridere. A vivere.

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Storie violente.


One Response

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Viviana says

    Non abbiamo bisogno che altr* ci dicano cosa siamo, dove stiamo andando e cosa ne sarà di noi… nè tantomeno che qualcun* ci indichi la strada della felicità, perchè nessun* la conosce e dato che per me, la felicità per ognun* si raggiunge in modo diverso, allora è vero quello che dici tu, che noi abbiamo tutto dentro, basta solo scavare, guardare e avere il coraggio di vedere e anche di affrontare le cose che ci fanno male. So bene che avere fede da una parte è “tranquillizzante” perchè ti permette di pensare che qualcuno si prende cura di te … è rassicurante anche perchè ci sono delle regole, dei limiti, un confine tra bene e male, buono e cattivo, naturale e innaturale, puro e impuro ed ecc… queste categorie ti portato ad incasellare ogni cosa e a giudicarla apriori in un modo o nell’altro secondo uno schema precostituito, privandoci del processo di critica e ragionamento/confronto che è alla base di ogni libero pensiero ma anche delle responsabilità (“è la chiesa che lo dice” o “è il papa che lo afferma” sono tutte espressioni che delegano ad altri la responsabilità di giudizi che a quel punto ci si limita a condividere passivamente… loro affermano ciò, ergo ciò è vero a prescindere da ciò che si dice sia realmente giusto o meno). Sembra paradossale dire che delle regole, degli schemi, delle limitazioni diano “sollievo”, ma anch’io quando ho rinunciato alla fede ho sofferto, perchè ero abituata a far riferimento ad uno schema e quando l’ho rifiutato mi sono ritrovata a dovermela cavare da sola: sono partire da me, da cio che conosco, e ho iniziato ad esprime un pareri che non si rifacessero più a nessuna legge precostituita ma solo a ciò che le esperienze dirette ed indirette mi avevano fatto capire. Essere liber* fà paura a volte, perchè lascia disorient*, ma è un prezzo che sono lieta di aver pagato e di continuare a pagare. Grazie per aver condiviso con noi questa tua esperienza… un abbraccio