Skip to content


Stuprata in classe, immigrata. Perciò dovrebbe vergognarsi?

Vi ricordate della ragazzina stuprata in classe nel bresciano?

Se c’era un limite allo schifo l’hanno superato.

Non avevamo ancora letto le descrizioni e le interviste a discolpa degli adulti giudicati responsabili dell’accaduto.

Violano la privacy della ragazzina, che ha 12 anni (avete presente una ragazzina di 12 anni? vostra figlia di 12 anni, ce l’avete presente?).

Delineano un quadro che relega la questione tra stranieri e italiani "ripetenti". La parolina magica è immigrazione e degrado. Nulla a proposito dei compagnetti e delle compagnette italian* che facevano il tifo e facevano da schermo mentre la ragazzina veniva presa in giro, spintonata, e costretta ad un rapporto orale.

La preside, come se non bastasse, ci da i dettagli della questione – così come glieli hanno raccontati (è la versione dei fanciulli?), senza prudenza e senza il buon senso dovuto ad una ADULTA che SCEGLIE di dare in pasto una ragazzina anche alla stampa pur di giustificare le sue azioni – e manca poco che non scarichi la "colpa" sulla ingenuità e sulla incapacità di difendersi della ragazzina. Sminuisce, propina una serie infinita di luoghi comuni e di stereotipi mascherati da psico-sociologia di quart’ordine e poi ci spiega che l’insegnante non ha adottato provvedimenti perchè è "per un approccio amicale" (approccio AMICALE con stupratori in erba?). Ci spiega poi che lei ha ritenuto, sempre in virtù della sua intensa e "matura" analisi sociologica, di concludere la questione con una sospensione a tutti, vittima inclusa perchè per lei stupratori e vittima sono sullo stesso piano. Tutte vittime del grande fratello, un po’ bulli e un po’ boh.

Con questa tipologia di educatrici ed educatori ci crediamo che la ragazzina abbia lasciato un biglietto in cui diceva di provare vergogna e che voleva morire.

Vergogna a tutti gli altri, a chi l’ha stuprata, sfottuta, dileggiata e denigrata. A chi l’ha fatta sentire così, l’ha ricattata, a questi adulti che non possono di certo essere esempio per i ragazzi e le ragazze. Vergogna ai complici, tutti.

Che gente in gamba, eh?

ps: ricordiamo alla preside che questo genere di "scherzi" tra fanciulletti "vittime" del grande fratello ha prodotto, in sicilia, un crimine atroce. Lorena Cultraro, 13 anni: stuprata, uccisa, bruciata e poi gettata dentro una vasca piena d’acqua con un sasso appeso al collo da quelli che tutti quanti si divertono a chiamare "bulli". Le ricordiamo anche che forse dovrebbero prendere in considerazione di realizzare corsi per una sessualità consapevole e consensuale, dove si spieghi che qualunque violenza abbia a che fare con il corpo di una ragazzina si chiama stupro

Nota: Contemporaneamente viene fuori una sentenza in cui si stabilisce – è il giudice che lo stabilisce – cosa è stupro e cosa bullismo. Per il giudice la palpata sarebbe uguale a bullismo, per arrivare alla violenza sessuale o per sentirsi violentata una ragazza cosa dovrebbe subire? Avvilente, molto avvilente.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


8 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Cinzia says

    il fatto è agghiacciante e non trovo neanche le parole per definire quella Preside. la rete delle donne propone da anni che nelle scuole venga avviato un grande programma culturale che insegni il riconoscimento di se, del proprio corpo, del proprio genere e del rispetto per l’altra/o. Che siano obbligatori corsi di educazione alla sessualità in collaborazione con i consultori. quando ci riusciamo, noi che lavoriamo nei territori, ci troviamo davanti a centinaia di firme raccolte dal forum per le famiglie che ritengono dannosi questi corsi per i loro ragazzi, contro la morale,che a scuola bisogna imparare altre cose…quando poi sappiamo benissimo che i loro figlioletti imparano una sessualità profondamente distorta sui siti web…e che questi cattolicissimi genitori rischiano di avere figli stupratori e bulli che giustificheranno sempre…(vedasi le interviste in TV dopo uno stupro: non ci posso credere era un ragazzo bravo e sensibile)…sensibile e bravo un cazzo….

  2. fs says

    paola,
    la comunicazione è un fatto virale. bisogna usare gli strumenti che abbiamo (che vanno intesi come strumenti senza essere demonizzati) e bisogna rivolgersi a tutte/i non dimenticando mai che bisogna fare rete. una monade non serve a niente neppure se dice grandi verità.
    serve una rete di contenitori, un passaparola continuo senza tentazioni di accentramento.
    questo è l’insegnamento che ci viene dal web e che sta scombussolando tutta quella comunità femminista che era abituata a gestire la comunicazione in modo antico e maschile ovvero come prassi di monopolio, con piccoli feudi, nessuna esigenza di rete, semmai tentazioni o esibizioni di accentramento.
    quella è una modalità che per esempio sul web non funziona e non funziona in generale.
    per comunicare basta dire quello che si pensa, ovunque.

  3. newsexology says

    Re-Arguzia: che fare? Ti consiglio questo video su youtube:”Violenze sulle donne in tutto il mondo – Si possono prevenire solo insegnando ai bambini il Rispetto e che tutti gli esseri umani sono Persone con gli stessi diritti”, in: http://www.youtube.com/watch?v=A6NT3DaNQAY
    e:”Sesso per Piacere. Istruzioni per fare l’amore. Prima volta. Video da far vedere anche nelle scuole”, in: http://www.youtube.com/watch?v=SMl-Rll3M3s

  4. Rosa says

    Mamma mia è scandaloso! sopratutto l’ultima sentenza! Sono stati sfacciatamente giustificati come nulla fosse!
    Tra poco daranno la licenza di stuprarci tutte!

  5. paola says

    Già, come comunicare? Va da sé che bisognerebbe comunicare prima di tutto con le altre donne, e che bisogna comunicare con le donne giovani che dovrebbero acquisire consapevolezza. Come? cioè, dove? Con quali strumenti, cioè in quali ambiti? Un tempo la risposta era facile. Nei luoghi di aggregazione fisica (la scuola, e le sedi politiche, e solo dopo i giornali, i libri etc.). Oggi? Il web? I minuscoli e frazionatissimi luoghi di aggregazione fisica parlano a chi è già consapevole, non a quelle tante che ne sono lontane. Le ragazze pensanti che conosco e che hanno acquisito una forma di consapevolezza se la sono costruita da sole, in modo, se mi passi il termine “rabdomantico”, cioè di qualcuno che cerca a senso qualcosa che non vede dov’è, perché è mancato loro lo scambio con altre donne consapevoli, a parte l’esempio di madri più o meno emancipate. Non mi sembra facile.

  6. Matteo. says

    ti segnalo link,
    su chiesa lega e massoneria.

    ecco ha ragione la bonino nel senso che
    non si combatte con berlsconi, o altro…ma
    contro la chiesa. ed ecco di fatti che la chiesa
    appoggia, lega, e pdl.
    ma secondo me come si dice anche sui video su
    youtube la chiesa stessa crea il fascismo da dietro, le quinte, e mette queste persone la a far finta che si litigano, perche poi nella realtà fanno il male, non il bene. limitano la gente. cei, e altre cose.
    saluti.

    http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=139465

  7. fs says

    non credo, il punto non sta nel fatto che c’è un errore di comunicazione o magari si ma non è quello il punto.
    il punto è che le fonti di comunicazione sono monopolizzate dalle persone che scrivono le cose che dici tu.
    se non facciamo catena virale di diffusione di questi contenuti almeno nel web non si salva proprio nessuno.
    bisogna provarci, in ogni modo perchè nessuno è fuori dalla critica. perchè perfino quelle fonti di informazione che noi critichiamo e che ad alcuni sembrano rivoluzionarie pubblicano questo schifo e non le voci differenti.
    la prossima volta che le donne saranno chiamate a mettere una firma su repubblica che finge di essere così preoccupata per il destino delle donne ricordatevi di questo genere di articoli e del fatto che hanno scelto di violare la privacy della ragazzina e di scrivere cose di quel genere.

  8. Arguzia says

    Vorrei davvero avere qualcosa da dire.
    Ma sinceramente non ho parole.
    Troppo schifo.
    E frustrazione.
    Perché alla fine parliamo sempre “tra noi” e “con noi”.
    Sembra che i nostri discorsi (so di essere parecchio nuova tra i commenti, ma è da un bel po’ che leggo) restino sempre e solo “nostri”.
    Cos’è che gli impedisce di uscire davvero? Di raggiungere ragazzini come questi, donne come la preside, genitori che difendono i loro pargoli stupratori a spada tratta, perché in fondo quella “era una poco di buono”.
    Di questa feccia sono piene le cronache dei giornali, ogni giorno.
    E ogni giorno noi ci incazziamo, ci indignamo, scriviamo.
    E domani ancora lo stesso schifo.
    Dov’è che sbagliamo?
    Dobbiamo cambiare il modo della comunicazione?
    O cominciare a rispondere colpo su colpo con quello che abbiamo, i nostri cervelli, corpi, rabbia?
    Chiedo scusa per questo commento sconclusionato, ma sto scrivendo di getto, con una rabbia che monta sempre di più.