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La suocera

F. ha scritto una mail che
abbiamo sintetizzato e ripulito di dati identificativi. Alcuni pezzi li
abbiamo riscritti mantenendo fede a tutto quello che era raccontato.

Fosse stato per
noi non avremmo mai voluto condividere uno stereotipo così misogino ma
alla fine ci siamo dette che sono situazioni di cui sappiamo e che
questo può accadere. Non si può certo nasconderlo. Dunque forse vale la
pena esplorare questo aspetto che sintetizza due problemi di relazione:
uno con un uomo non cresciuto, totalmente dipendente dalla madre,
l’altro con questa donna adulta che identifica il proprio sè con il
ruolo che le hanno assegnato dalla nascita. Qualunque altra donna
diventa per lei una nemica, come se le espropriassero la postazione,
l’unica che abbia mai avuto. E poi ci sono sentimenti più complessi,
amore, bisogno di riconoscimento, un nuovo bambino di cui avere cura.
L’altra diventa un inutile ingombro: un utero che ha fatto il suo
dovere, del quale bisogna disfarsi.

Questa è
la piega che sta prendendo il rapporto tra uomini e donne in italia.
Spesso sono i maschi a trattare le donne come uteri multi uso. Poi ci
sono le altre donne e su quelle qualcosa bisogna chiedersi.

Buona lettura!

>>>^^^<<<

Qualche
volta
la sento ancora, quella gran bastarda di mia suocera. Non aveva
niente da fare dalla mattina alla sera e allora ci teneva a farmi
sapere che era l’unica donna a conoscere tutto del pulito, del
cucinato, del lavato, dello stirato, dell’impastato, del rifatto, del
mescolato, dell’imbottito.

Come batteva
quei tappeti lei, nessuno. Come mescolava quel sugo lei, nessuno. Come
pettinava i suoi capelli lei, nessuno. E giorno dopo giorno si
vendicava degli orrori che aveva subito e me li infliggeva uno ad uno.

Suo figlio,
ve lo giuro, non lo aveva mai potuto soffrire. Un lavativo, di quelli
che arrivano, siedono, alzano a malapena la mano per afferrare un
cucchiaio e vogliono la pappa pronta. Quante volte me lo diceva
all’inizio "figlia mia ora che ci sei tu sono più tranquilla" e me lo
affidava, me lo raccomandava e lui era felice di queste donne che
contrattavano la cura che bisognava assicurargli, come quando una balia
cede il passo all’altra.

Poi, però,
alla suocera viene un rimpianto, una nostalgia della schiavitù, o forse
è semplicemente che troppo tempo a non avere un cazzo da fare dovrebbe
ricordarsi che ha sprecato la sua vita e forse non ha nulla da dire a
quell’altro impedito di suo marito. Così il primo giorno arriva con un
sughino che piace tanto al figlio. Il secondo giorno mi chiama per dire
che gli ha ricucito un bottone al pantalone così mi favoriva. Il terzo
giorno me la ritrovo a misurare la polvere sui mobili e poco a poco
diventa una kapò e io la odio.

Dovrei volerle bene, dovrei considerarla un’alleata e invece la vedo: è la mia più grande nemica.

Se dico
al figlio che deve cominciare a badare a se stesso arriva lei a
mettermelo contro. Prima con gentilezza, poi sempre più insinuante,
fino a diventare insostituibile e lui da bravo idiota si lascia
manipolare e gli fa piacere lasciarsi condurre in un gioco senza
ritorno. Tutto fuorchè crescere e diventare una persona autonoma.

Infine si
arriva alla separazione perchè tre persone in una coppia sono troppe e
se nel frattempo è arrivato anche un bambino allora la vedi
sull’attenti, la suocera, a pungolare il figlio e a dirgli che deve
pretendere e fare e dire e inzozzare e martoriare perchè lei può, lei
deve, lei non ha altro scopo nella vita che quello di rovinarmi la vita
e lui sembra essere solo un fantoccio nelle sue mani.

Infine me
lo dice: quel bambino non mi appartiene, non sono degna di crescerlo, è
figlio di suo figlio, sarà lei a pensare a lui, lei le farà da madre e
mi espropria di tutto, della casa, della vita, del compagno, del
figlio. Si riprende tutto con gli interessi, quella gran stronza di mia
suocera, e lo so che è tanto più semplice prendersela con lei invece
che con quel deficiente di mio marito ma ora c’è lei a portare avanti
le pratiche dall’avvocato. Lo vuole separato e gli ha fatto chiedere
l’affido. 

Sapete quali sono
i motivi descritti nella richiesta di separazione e di affido? La
negligenza. Come se si trattasse di un lavoro. Lei testimonia di aver
trovato la mia casa con qualche granellino di polvere in più, afferma
che mio figlio non può vivere con una persona come me che non fa il
letto alla mattina puntuale alle ore cinque zero zero. Fosse per lei il
mio destino sarebbe il plotone d’esecuzione.

Io lo so che
dovrei capirla e infatti la capisco, so bene quello che fa e perchè lo
sta facendo ma come faccio a difendermi? La comprensione delle cose non
aiuta le persone prevaricate e ogni giorno leggo di questi uomini che
si vendicano sulle ex mogli per tanti motivi assurdi. Leggo di quello
che fanno ai bambini, del loro egoismo, della loro cattiveria, della
loro totale irresponsabilità e mi dico che certamente il problema è
aver avuto un marito senza spina dorsale, aver immaginato per un solo
attimo che anche lui avesse voglia di diventare grande e assumersi
delle responsabilità senza delegare tutto a me. Invece ti ritrovi ad
avere a che fare con un bambino deficiente che se gli ricordi che è un
adulto già ti guarda come fossi la mamma che lo sgrida e infine prende
a odiarti e ti imputa tutto quello che non è mai riuscito a rivendicare
con sua madre e torna da lei, perchè lei c’è sempre.

Andasse dove
vuole, ma non può portarsi via mio figlio e io non so che fare perchè
non voglio considerare quella donna una mia nemica ma bisogna che un
po’ voi lo diciate che certe donne sono devastanti per se stesse e per
i propri figli. 

Grazie per aver ascoltato.

F.

Posted in Omicidi sociali, Storie violente.


9 Responses

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  1. silvana says

    Vi racconto una storia al contrario. Dopo 20 anni decido finalmente di farla finita con il mio matrimonio. Io figlia quasi unica, lui con una famiglia patriarcale alle spalle, di un’unica sorella munito, due fratelli e un padre. Inchiocciati tutti sotto le ali di una mamma che ha fatto della malattia il suo principale strumento di potere. Mammà non si può arrabbiare. E quindi cosi mammà ha gestito in ombra famiglia e soldi.Prima i pochi che c’erano. Poi i tanti che sono arrivati per un’attività che ha inchiocciato tutti i pulcini. Era subdola per come sapeva gestire anche gli assetti societari. Il marito raccontava quel che decideva ma l’ultima parola era sempre la sua. Il figlio, mio marito, totalmente concentrato a far crescere l’azienda di famiglia. Distratto da quella che era la nostra famiglia. Due figli che ho tirato su io come ho potuto e saputo, con identificazioni assoluta verso quelli che sono i miei modi di pensare e di essere. Ad un certo punto lui, consolato dai cospicui profitti della sua azienda, annoiato da lla stasi che dà la ricchezza, decide di volgere lo sguardo verso me e i figli e non ci trova. Nel senso che stavamo da tutt’altra parte. L’accusa: tu non mi hai saputo rappresentare quando io ero assente per dare una sicurezza economica alla famiglia. Insomma non ci avrei saputo fare; ho fatto il padre che non era ma secondo lui dovevo fare di più tipo” mamma ci compri il gelato?” no cari, lo chiediamo prima a papà. Ridicolo. Si accorgeva di averne una di famiglia sua quando notava che i figli non lo consideravano. Unica regista: la madre. Che non è mai direttamente entrata in merito alla gestione della mia famiglia e della mia casa, ma ha fatto di più. Ha tenuto legato a sè il figlio che aveva più affinità con la capacità di far riscattare la sua famiglia dalla povertà. Ci è riuscita alla grande. Ora mi sono finalmente separata. La responsabilità è attribuita ad una relazione che io ho instaurato quando il mio matrimonio era già a rotoli. Io e lui sappiamo che non è cosi. Ma a lui fa comodo dirlo. Anche perchè cosi facendo non ha trovato alleati soltanto nella sua famiglia ma anche nella mia dove finanche mia madre mi accusa di non aver saputo aspettare prima di mettermi con un altro. Lo sostengono tutte le mie persone care, esclusi i miei figli che hanno capito e sono con me. Rimpianti? Nessuno. Anzi uno: di non averlo mollato prima cosi da poter dare ai miei figli un padre libero dalle gonne di mammà.

  2. Celeste says

    Io avevo 20 anni quando mi sono innamorata di quello che poi è diventato mio marito. Ho conosciuto quasi subito anche sua madre, e quasi subito mi sono resa conto che qualcosa non andava, ma l’ho sposato lo stesso. Ero giovane e stupida, molto stupida. Pensavo che con il tempo e l’impegno sarebbe andato tutto bene. Invece è andato tutto male, l’impegno ce l’ho sempre messo solo io, lui e sua madre mi hanno devastato la vita.
    Una volta o l’altra scriverò tutta la storia, così, per liberarmene 🙂

  3. Piemontesina says

    L´email di F e´ molto bella e toccante, e mi ha fatto ripensare a molte cose. Prima di tutto e´ che sofferenti ci vuole la società´ che ci cresce, che ci vuole per sempre divise tra una situazione amorosa/personale e una sociale/professionale in cui pero´ dobbiamo dare il 100% in entrambe…e sentirci costantemente inadeguate e impreparate. E´una condanna, e forse se fossimo piu´ amiche, sorelle e alleate certe situazioni non ci sarebbero. La mistica della maternita´ come una realizzazione nella vita e´una delle piu´drammatiche bugie che ci hanno raccontato dalla prima infanzia, e con essa vengono una serie di disturbi: per dirne due, accasarsi con un perfetto idiota perche´ e´ troppo tardi ormai e sentirsi in colpa per non essere abbastanza materna e prona alla divinita´/figlio. Io dico solo che una donna che cresce in Italia e riesce a riconoscere un compagno per la vita, che non sia un decelebrato, e che riesce a crescere con serenita´ un figlio e lavorare, ha dei superpoteri e io la ammiro.

  4. Lorenzo Gasparrini says

    Mi scuso per le mie espressioni poco chiare. Non volevo assolutamente dire né che se la sia cercata né che fosse colpa sua – anche se questo si può tranquillamente leggere da quello che ho scritto. Mi chiedevo proprio come si può arrivare a un passo come il matrimonio e il mettere al mondo un figlio, quali forze accecano e intorbidiscono le capacità di una persona fino a farle vedere fischi per fiaschi, come si dice dalle mie parti. E adesso che lo sto scrivendo, mi accorgo che parlo ipocritamente come se anche a me non fosse mai capitato. Certo che mi sono innamorato di emerite stronze; ma, appunto, sono successe molte cose (e a volte ne son dovute succedere mooolte) che mi hanno convinto a non intraprendere passi troppo coinvolgenti, anche se dall’altra parte – sconsideratamente – ce ne sarebbe stata anche la disponibilità. Mi sono lasciato un po’ andare, scrivendo, tornando alla prospettiva di bambino che non sa spiegarsi quella situazione, né tantomeno la sua origine, e di maschio abituato a controllare sempre la situazione a proprio vantaggio. Ma da adulto sono d’accordo anch’io che si tratta di un vero e proprio “addestramento”. E, purtroppo, ho constatato molte volte che funziona davvero bene. Anche perché funziona in entrambi i sensi: anche l’uomo è ben addestrato a comportarsi in quel modo, e se non succede nulla che per forza di porta su altre strade, è la norma pensare che la vita domestica si svolga, per un maschio, nel modo descritto da F.

    No, non lo so neanche io il perché – ho mille risposte che, da sole, non cambiano molto le cose. Posso solo dire in giro che non mi piace, far tenere alta l’attenzione, educare chi ho intorno a non adagiarsi sui comportamenti già pronti senza accorgersi se nascondano violenze.

    Grazie della sveglia.

  5. Emanuele says

    @ Fikasicula:

    Scusa ma non vedo cosa c’entri il machismo stavolta.
    Dici che capisci le due donne e non l’uomo?
    Nemmeno io capisco un uomo che viva in maniera così indolente e ‘subordinata’ alla balia di turno.
    Ma la suocera, non la capisco proprio per nulla!
    Capire cosa? Che poverina si sente votata ad una vita di sofferenza? Ma siccome da sola non ce la fa a soffrire tutto il necessario, ha bisogno di portare l’inferno anche in casa della nuora? E’ questo che ritieni comprensibile??
    Quello che vedo io è solo una persona che ha vissuto tutta la vita sotto schiavitù dei vari ‘dogmi’ che la società le ha imposto, li ha subiti dal primo all’ultimo e fino in fondo, ed ora espleta il dovere finale di trasmettere i vari dogmi ai figli.
    Perché quello che davvero conta… è il giudizio degli ALTRI.
    Se la gente non mi giudica una persona onorevole, allora sono rovinata.
    Bè, liberissima anche lei di vivere secondo quello che vogliono i vicini. Se è contenta così, perché dovremmo darle torto?
    Ma non è libera di imporre le proprie regole alla nuora cari miei, punto e basta.
    Non ha il diritto di essere invadente in casa d’altri, e tanto meno di osservare che ‘c’era un po’ di polvere’.
    Se il figlio aveva un minimo di pall*, la cacciava fuori a pedate.
    Io la suocera non la capisco, vedo solo una poverina che è stata sempre passiva, e la compiango in buona parte, e probabilmente avrebbe anche bisono di un po’ di attenzione.
    Ma dall’altro lato vedo una persona piena di veleno, e che potrebbe farmi un gran male se ne avesse occasione. Perciò resterei ben pronto a difendermi, con unghie e denti se necessario

  6. fikasicula says

    @isaroseisarose

    cara,
    la necessità della sintesi è una cosa che generalmente ci viene richiesta. la scrittura spesso è riconoscibile. i dettagli troppo identificativi e molte parole non spiegano ma si sfogano.
    la richiesta di chi ci scrive, quando questo accade, è di andare oltre lo sfogo, oltre le parole senza senso, oltre i concetti ripetitivi e qualche volta chi scrive ha necessità di rileggere la sintesi della propria storia per vederla tutta assieme. chiara. concisa.
    non si tratta dunque solo di riscrittura.

    ben inteso, che io sappia, nessuna di noi ha questi problemi con la suocera. molte non ce l’hanno neppure una suocera e chi ce l’ha ha a che fare con donne intelligenti e indipendenti che di queste cose non ne farebbero neanche una.

    probabilmente dipende da tanti fattori, dalla generazione di appartenenza, anche. insomma, a noi non è capitato, fino ad ora.

    @lorenzo

    no. non se l’è cercata. no, non se l’è cercata. se è questo che vuoi sapere.

    alle donne vengono forniti strumenti di reinterpretazione per comprendere la realtà, per scegliere, per crescere e vivere.

    e siccome tu sei uno dei nostri più attenti lettori sai già che gli strumenti che vengono forniti alle donne sono fatti apposta per arrivare a questo risultato.

    non è una cosa che capita a noi che siamo prese a pesci in faccia da chi difende la famigghia e il buon nome del machismo.
    o meglio, se ci capita di perderci in una relazione con un uomo che non sceglieremmo mai a livello razionale tu a cosa lo addebiti?

    non ti sei mai innamorato di una donna della quale avresti dovuto capire e sapere?

    semplicemente si incontra qualcun@, forse ti piace chimicamente, immagini che l’unico modo per stare con lui/lei sia quello dettato dalle convenzioni sociali e se sei una donna allora sei anche addestrata apposta a trasformare in virtù evidenti difetti maschili.

    sei addestrata a non vedere che è un bambino (e quanti ce ne sono, una marea, troppi che a sessanta anni ancora fanno gli idioti) , a prenderti cura di lui che è coccolato dai media, dal mercato del lavoro, dallo stato, dalla chiesa, dalla politica e dalle leggi.

    ti addestrano a non vedere che è un uomo infantile, egoista, spesso violento, molesto, infinitamente nocivo.

    e no, non se l’è cercata.
    e mi spiace vedere che anche tu chiedi una deresponsabilizzazione del genere maschile e non ne trai una sollecitazione in senso opposto.

    le donne sono solo persone che vivono, amano, crescono, muoiono. non hanno superpoteri, non vivono di telepatia e non sono psicologhe a vent’anni. non sono terapeute del genere umano.

    e se anche hanno una minima percezione corretta della realtà immediatamente arriva il maschilista di turno a fornirne un’altra distorta.

    no. non è “colpa” nostra.

    tant’è che io, per esempio, le due donne le capisco, l’uomo invece proprio no.

    non capisco come un uomo possa accettare di essere così dipendente, privo di autonomia. una specie di lobotomizzato che non è in grado di friggersi da solo neppure un uovo senza andare in depressione.

    si tratta di quello stesso uomo che quando la donna si stanca, si sveglia, apre gli occhi e lo manda a quel paese poi si vendica, la distrugge, la massacra, le toglie i figli. e stiamo parlando di lui e non della regia di qualche suocera che non c’è.

    ti chiedi il perchè? ecco il perchè.

    con tutto il mondo che dice ai maschi che è giusto trattare malissimo le donne e usarle e massacrarle per ammansirle e farle stare al proprio posto.

    dimmelo tu dove sta il perchè.

  7. Emanuele says

    Che dire di qusta lettera? Ci riconosco parola per parola, non una, ma almeno dieci mamme italiane.
    Ci sono uomini che vengono cresciuti come dei veri ritardati, questa è la realtà! Che senza la mamma o la moglie non sarebbero capaci non dico di farsi il letto, ma di pulirsi il c**o.
    E’ poi insita in tante madri italiane, questa vocazione alla sofferenza. La mia ragazza veniva rimproverata da sua madre quando riusciava a concedersi di andare una volta la settimana in palestra, di più non riusciva perchè spesso stava in ufficio fino alle otto di sera.
    Ma naturalmente, la priorità deve essere data alla… pulizia della casa. Anche la cura del proprio corpo viene dopo la pulizia dell’appartamento, che non deve essere si intenda ‘pulito’, ma scintillante, di continuo. Se no gli ‘altri’ cosa pensano?
    Insomma, una magnifica vocazione alla sofferenza che avrebbe dato del filo da torcere pure a San Francesco.
    A me tale cosa mi ha spesso mandato in bestia. Dopo una settimana di lavoro (per entrambi), non capivo perchè il weekend dovesse incominciare con l’elenco delle cose da fare (passare l’aspirapolve – andare al supermarket – rifare il letto – ordinare), e non vedevo cosa ci fosse di male a stare a non fare un caxxo anche per tutto il sabato, se ci andava.
    Il letto non si abbruttisce se lo si rifà una volta alla settimana invece che tre al giorno, una maglietta sul comò o sulla sedia non dà fastidio e se arriva un ospite e ritiene che sia disordine peggio per lui.
    Se il frigo non è sempre strapieno non moriremo di fame, se non andiamo a far la spesa e ci viene un attacco di fame possiamo sempre andare a farci una pizza se no chissenefrega! Non moriremo di fame, se la dispensa non è sempre piena di merendine ingrasseremo meno. Anzi, soffrire un briciolo di fame ci farebbe forse un gran bene.
    E se la mamma si lamenta che la casa è in disordine… che si impicchi! Io mi ci sciacquo i cosiddetti con questi rimproveri.
    Ricapitolando si lavora da lunedì al venerdì, sabato si dedica a spesa e cura della casa, e la domenica ci si deve pure sorbire i miei/suoi a pranzo/cena perché se no si offendono? Ma chi me lo fa fare di vivere così? Allora son davvero più furbi i barboni della stazione centrale!!!!
    La casa non deve essere un campo nazista, la vita non deve essere un inferno. La moglie/marito/suocero/suocera non devono essere dei kapò, e se desiderano diventarlo sarò ben lieto di trattarli di conseguenza, magari avvertendo che se rispondo poi rischiano di rimanerci male.
    Alla fine ognuno è libero di fare della propria vita ciò che vuole.
    Se uno è convinto che la vita sia solo un inferno e si debba solo soffrire, che soffra. Se uno vuole passare gli anni a pulire i pavimenti, se li pulisca, affari suoi.
    Se uno pensa che debba lasciarsi schiavizzare dai suoi genitori per poi rifarsi a suo tempo schiavizzando i suoi figli, dico in bocca al lupo, gli auguro che anche i suoi figli siano d’accordo.
    Peace and love

  8. Lorenzo Gasparrini says

    Vi prego di non giudicare il mio commento provocatorio o misogino. Ho davvero desiderio di fare una domanda, di capire. Possibile che una donna non si accorge prima di che uomo ha accanto? Perché si “scopre” di avere sposato e fatto un figlio con un bamboccio non cresciuto, e non lo si “capisce” prima? Lo chiedo da figlio di bamboccio, sia chiaro, che non s’è divertito per niente in mezzo a certe dinamiche familiari. Ma una semplice vacanza insieme, una convivenza anche breve, non basterebbe a far capire molte cose? O una piccola “indagine”, mascherata da chiacchiera, con la suocera? Perché ancora moltissime donne si cacciano in situazioni tragiche ma ampiamente prevedibili come questa descritta qui? Perché, come mi è accaduto di vedere in coppie amiche o di una generazione precedente, vengono ignorati evidenti “sintomi” di certe situazioni, di certe mentalità? Vi prego di prendermi sul serio.

  9. isaroseisarose says

    faccio un’osservazione che probabilmente è off topic: la lettera è di grande qualità letteraria. anche troppo. è comprensibile che fosse necessario sintetizzarla, ma personalmente considero un peccato che ne siano stati riscritti dei pezzi. per me sarebbe stato interessante vedere quali parole sceglie una donna che si trova in una situazione del genere, proprio perché – come osservi giustamente tu – concordo sul fatto che si tratta anche di “identificazione del proprio sé”. e questo inevitabilmente trapela nelle scelte della scrittura. grazie comunque, la lettera è sintomatica e istruttiva.