Avete presente la sentenza che vieta di criticare le donne in quanto donne?
E’ una sentenza giusta. Dice che non c’è separazione di ruoli, che non
ci possono essere definizioni di ruoli sulla base del dato biologico.
Basta con il fatto che le donne stiano tutte a spazzare casuccia e fare da balia ai
mariti mentre i maschi sono considerati buoni per fare i loro bei "lavori da
uomini". Non ci sono lavori da uomini e lavori da donne. Ci sono lavori
e basta. Non ci può essere una educazione separata per generi come
vorrebbero tornare a fare le caste conservatrici, con i corsi di
educazione domestica per le femmine e quelli di meccanica per i
maschietti. Non c’è nessun dovere di tipo biologico per le donne nè, è
chiaro, per gli uomini.
Tutto ciò è
talmente scontato da far ritenere quella sentenza quasi un modo per
rimarcare un dato dal quale non si può prescindere. E’ ovvio. E’
palese. E’ così e basta.
Ebbene:
per annamaria bernardini de pace, avvocato che abbiamo visto
intervenire per parlare della causa dei padri separati e che su Il
Giornale esprime sempre opinioni di grande orgoglio antifemminista, la questione non sta così.
Parla della
discriminazione delle donne nei luoghi di lavoro che vorrebbero
destinati esclusivamente agli uomini come fosse un insieme di atti di
galanteria. Descrive un mondo del mulino bianco in cui i maschi si
caricherebbero dei lavori più pesanti mentre le donne starebbero a
guardare con gratitudine chi le risparmia di tanto lavoro.
Come se le donne
non faticassero il triplo a casa, con i figli, con gli anziani, fuori, in ufficio, sulla ruspa, a zappare la terra, a costruire parete su parete la propria casa. Come se
le donne non faticassero il triplo come facchine, donne delle pulizie,
donne di fatica tutto fare e infine pure offerenti servizi sessuali.
La signora de
Pace tira fuori l’orgoglio maschile di poter inseminare la femmina. Lo
spermatozoo è il suo e ritiene lei che quel ruolo, quella differenza,
vada riconosciuta. Lo si legge in altri interventi sullo stesso Giornale quanto è considerato enorme il peso specifico di quel singolo spermatozoo nel riconoscimento di "risarcimenti" a maschi che non fanno nulla di più e che vorrebbero decidere dell’utero delle donne come fosse di loro proprietà. Lei la butta in ovvietà e finge di non sapere che fino a
pochi decenni fa non avrebbe potuto fare nè l’avvocato nè
l’articolista de Il Giornale perchè erano mestieri da "uomini". Finge
di non sapere che la discriminazione è una cosa pesante per tutte e
che rivendicare il ruolo di "padre-inseminatore" offusca e continua ad
offendere il ruolo di "madre" che genera e partorisce, senza la quale
nulla si potrebbe compiere. Continua ad offendere il ruolo delle donne che non esistono solo in funzione del loro "diritto" riproduttivo.
Insiste dunque
nel sottolineare l’importanza della differenza biologica e ci chiediamo
se in questo suo schema così semplice abbia uno spazio per le trans. Dove le mette? Le piazza a caricare mattoni o a gustarsi la galanteria dei machi?
Dice che: "Se
il camionista non vuole il mio aiuto fisico, perché sono donna, non mi
offendo, ma anzi apprezzo il suo senso protettivo maschile." Ed è
una sua precisa scelta che di certo non serve a chiarire perchè tanti
dubbi sul fatto ovvio che la legge debba tutelare le persone aldilà di
ogni "differenza" e che tutte le persone, donne ma anche immigrati,
ebbene si, devono avere diritto ad uguali opportunità, pari
opportunità. Questo è il progresso e questa è la direzione verso cui
volgono tutte le battaglie alla conquista dei diritti civili.
Dopodichè si impantana e dice che: "Se
un imputato mi rifiuta quale difensore, preferisco sentirmi dire
«perché donna», piuttosto che «incompetente». Nel primo caso giudico il
non cliente un cretino, nel secondo un ingiurioso."
Quindi
il fatto di ritenere una persona un "cretino" a lei basta. Ma non aveva
appena detto che giudicava la divisione di ruoli una espressione del
"senso protettivo maschile"?
Infine si
barcamena sul difficile terreno della difesa della libera opinione.
rispetto alla quale certo concordiamo ma non quando questo può
diventare ostacolo per l’ammissione delle donne a concorsi e a posti
di lavoro. Non quando si legifera sulla base di quelle che sono
opinioni personali di "cretini" che purtroppo diventano anche deputati.
Non quando l’odio per le donne e la differenza biologica diventa un
ostacolo al raggiungimento dei nostri diritti civili.
Le leggi purtroppo
sono fatte di queste "opinioni" e non di altro e lasciare che tali
opinioni possano guidare il legislatore significa arrivare al modello
di società nel quale viviamo adesso ovvero quello in cui gli immigrati
sono giudicati colpevoli solo perchè esistono, nel quale gay, lesbiche
e trans non godono di eguali diritti a quelli di qualunque altra
persona, nel quale le donne subiscono leggi che le privano della
libertà di scelta, delle libertà di difendersi dalle violenze degli ex
mariti, del diritto di difendere i propri figli da padri violenti, del diritto ad accedere a posti di lavoro sulla base del loro sesso, aspetto fisico e disponibilità ad offrire prestazioni sessuali.
Se le donne dovrebbero
passare il tempo a scrivere querele? Magari no. Il fatto che ce ne sia
bisogno significa che viviamo in uganda (che magari è persino più evoluta dell’italia) e non in uno stato di diritto.
Questo è il punto.
La misura
del grado di civiltà di una nazione la vedi da come sono trattate le
donne e in italia le donne sono trattate malissimo. Ci sono donne alle
quali questo non dispiace e altre che invece si dispiacciono molto.
Perchè purtroppo la differenza non sta solo tra uomini e donne ma anche
tra donne e donne.
In nome del buon senso, dei diritti delle donne e delle pari opportunità.
Non condivido assolutamente ciò che scrive l’avvocata su “il giornale” e se pensa realmente ciò che scrive mi autorizza a dire che quell’appellativo è adatto anche a lei.
Nel medioevo c’era gente più progressista:)Si ride per non piangere in Svezia o in Danimarca non permetterbbero di scrivere cose simili!In Italia ci va una sentenza per non discriminare le donne!