Skip to content


Netsukuku, Wired Italia e l’approssimazione (!?!) di chi divulga stereotipi e disinformazione sull’informatica

http://www.netsukuku.org/logo_netsukuku.jpg

Leggiamo e assai volentierissimo condividiamo:

Palazzolo Acreide, 5/2/2010 – COMUNICATO STAMPA
Con preghiera di massima diffusione
http://lab.dyne.org/ComunicatoWired

L’articolo sul numero di Febbraio 2010 dell’edizione italiana della rivista Wired, relativo al nostro fratello Alpt aka Andrea Lo Pumo ed al Progetto Netsukuku, e’ talmente colmo di imprecisioni, errori, superficialita’ e strafalcioni *INCREDIBILI* che ci impongono una serie di commenti e correzioni.

Sull’articolo leggiamo: "AL LICEO CON ALCUNI AMICI CRACKER". NO: Al Freaknet Medialab (come voi stessi scrivete successivamente, contraddicendovi), con i suoi fratelli HACKERS (e cosa c’entra il liceo?), e durante gli HACKMEETING nazionali! (http://www.hackmeeting.org)

In un panorama giornalistico nazionale nel quale la parola HACKER viene da anni usata in senso deleterio e spregiativo, invece di cogliere l’occasione per utilizzare questo termine finalmente nella sua nobile accezione, questo viene invece incredibilmente accantonato, preferendogli il deleterio e negativo termine "cracker"? Questa cosa ci lascia letteralmente stupefatti e senza parole (o meglio, le parole
le abbiamo, ma preferiamo non riportarle in questo comunicato)

Ma si insiste con l’uso fuori luogo del termine cracker, citando "La community di cracker e sviluppatori", quando ancora una volta il termine esatto e’ HACKERS, non crackers. "Crackers e sviluppatori": cioe’ come mettere insieme la merda ed il cioccolato. Per riferimenti sul significato del termine Hacker, si veda in proposito http://www.autistici.org/hackarena/etica/jargon.htm

"Freaknet e’ un centro di aggregazione, probabilmente qualche telegiornale lo etichetterebbe come ‘centro sociale’"? E farebbe benissimo, dato che noi siamo NATI ed abbiamo vissuto per anni all’interno del Centro Sociale Occupato Autogestito AURO di Catania (http://freaknet.org/hacklab/history),
condividendone i percorsi, le difficolta’, le lotte politiche e sociali (http://freaknet.org/defcon/), e condividendoli tutt’ora, profondamente, nella nostra anima e con il nostro lottare ed agire politico di cui
Netsukuku e’ un importante aspetto!

"(Andrea) sta realizzando a Catania il museo dell’informatica funzionante"? Personalismo fuori luogo a parte, il museo (http://museo.freaknet.org) si trova a Palazzolo Acreide, non a Catania (come voi stessi precisate piu’ avanti, contraddicendovi)!

"Il Museo di Andrea"? E si insiste con i personalismi. Andrea e’ uno dei nostri fratelli, ed il suo aiuto e’ e sara’ sempre preziosissimo, ma il Museo rappresenta anni di lavoro collettivo di decine di persone in Italia ed all’estero (http://museum.freaknet.org) in gemellaggio con il Museo dell’Informatica di Cosenza (http://verdebinario.org), esattamente come il progetto Netsukuku e come tutte le attivita’ del Freaknet (http://freaknet.org). Cosa ci voleva a scrivere "Il Museo dell’Informatica Funzionante"?

"Funkfeuer a Francoforte"? No, Funkfeuer e’ un famosissimo progetto relativo alla rete wi-fi di Vienna, Graz e di altre citta’ dell’Austria, non Francoforte (bastano 8 secondi su Google per verificare:
http://www.funkfeuer.at/).

Inoltre, l’articolo conclude parlando di un nuovo "Google che potrebbe nascere da un barcamp di Catania" … cosa c’entrano i barcamp con il Freaknet Medialab, con gli Hackmeeting, con gli Hacklab
(http://it.wikipedia.org/wiki/Hacklab)? Se qualcosa potra’ nascere, nascera’ nei nostri laboratori, come e’ gia’ successo, non certo in un barcamp.


Sulle foto costruite a tavolino possiamo solo dire: non temete, Alpt e’ un ragazzo normale, non il finto-nerd ripreso nelle foto costruite a tavolino; quegli occhiali non sono i suoi e nessuno di noi ne porta di simili.

Quel che ci chiediamo e’: ma se l’articolo relativo addirittura alla storia di copertina e’ fatto in questo modo, cosa dobbiamo pensare del resto degli articoli nella rivista?

Sinceramente, da Wired Italia ci aspettavamo precisione e rigore scientifico nello scrivere un articolo di tecnologia informatica, dato il target della rivista e la sua tradizione internazionale; tutto cio’ rafforza in noi l’opinione che Wired Italia non sia neanche lontanamente paragonabile a WIRED USA.

Compito dei giornalisti e’ essere rigorosi e verificare le fonti con accuratezza; il nostro compito di Hackers invece e’ quello di bacchettare e lamentarci rumorosamente quando leggiamo certe banalita’. Perche’ siamo hackers, non crackers; perche’ sono anni che in Italia si scrive della nostra materia con i piedi, e senza alcun rigore scientifico, facendo confusione e sensazionalismo senza mai verificare le fonti o controllare cio’ che si e’ scritto; perche’ speravamo che Wired Italia avrebbe colmato questa grave lacuna; e perche’ speriamo, nonostante tutto, che la qualita’ della rivista possa, in futuro, migliorare, anche e soprattutto grazie a critiche come queste, restando sempre disponibili ad aiutare in questo
senso.

5/2/2010 – asbesto – freaknet medialab, poetry hacklab, dyne.org foundation
medialab@freaknet.org – http://freaknet.org

http://netsukuku.freaknet.org
http://www.wired.it/magazine/archivio/2010/02/storie/ntskk—codice-segreto-rivoluzione.aspx
http://freaknet.org
http://museo.freaknet.org
http://poetry.freaknet.org
http://dyne.org
http://www.verdebinario.org
http://www.hackmeeting.org
http://www.autistici.org/hackarena/etica/jargon.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Hacklab
http://www.funkfeuer.at

Update (scritto da fem a sud): nel frattempo ci dicono che Wired Italia avrebbe chiesto scusa… a suo modo… senza neppure linkare il comunicato. I toni sono sempre della serie: errori di stampa, la fesseria l’ha fatta il collaboratore, mentre il collaboratore scrive che l’ha fatta chi ha impaginato e realizzato l’editing. In entrambi i casi questi "affidabili" e "credibili" del mondo della informazione tech made in italy "stemperano" i toni dicendo che i "poveri" hacker, che si fanno il culo per realizzare il futuro della tecnologia, dovrebbero a loro il fatto che talune società di investimento, che certo non sono fatte di filantropi e mirano a far fruttare i loro denari, si appropriano di progetti, nomi e storie epurandole di tutto ciò che infastidisce. Guai a traghettare la positività di un "centro sociale" o di un hacklab nel bel mezzo di una cena tra investitori nel campo della tecnologia…

Posted in Pensatoio.