Continuiamo la riflessione iniziata con "Sovversione comunicativa", proseguita con "Appropriazione e stravolgimento del linguaggio (parole e immagini)".
A margine del secondo post tre commenti mettono a fuoco una questione che attiene al linguaggio politico. La sovversione comunicativa non è lontana da quello che avviene anche in politica. Il linguaggio assume la forma di caronte, sdogana nuove raffigurazioni e nuovi immaginari e in un mondo così saturo di linguaggi non c’è nulla di meglio che usare il linguaggio che esiste già come traghetto per veicolare i propri argomenti.
Esiste la sovversione dell’immagine, in cui prendi un logo e ne capovolgi il significato giocando sull’inversione dei segni e della semantica. Esiste la sovversione delle parole, in cui ne prendi una e le attribuisci significati che non ha per rivolgerla contro chi l’ha inventata come un’arma.
Esiste la sovversione da traino dei mezzi di comunicazione, ad effetto rimbalzo, in cui luther blisset inventa una notizia, una iniziativa, una roba situazionista che sfrutta il flusso dei canali di informazione, ne sfrutta il bug, l’errore, il carattere virale ma anche privo di capacità di cercare la fonte, approfondire, verificare. Arrivi, occupi e te ne vai alla maniera delle Taz, le zone temporaneamente occupate, senza immaginare la "presa di potere dei mezzi di comunicazione" delle massonerie alla p2.
Esistono tanti metodi ma certamente tutti si scontrano con l’ambiguità. Per quanto si possa essere esperti in comunicazione, se non hai una lobby potente che pubblica il tuo "pensiero" e ogni tua "cacatella di mosca" per creare il "caso" che ti riguarda, quello che viene solennemente evitato, spesso censurato e che "buca" è la ragione ideale, la passione vera, la verità, l’orgoglio delle proprie idee, la ragione delle proprie battaglie ed è su quelle infatti che tutta la comunicazione si rivolge in senso distruttivo. Tutto quello che non puoi inglobare lo distruggi, lo reprimi o lo censuri.
La parte interessante del momento di distruzione della comunicazione distinta, non neutrale, è quella del ruolo delle zone grigie.
Per esempio: quando durante il g8 di genova le persone che hanno subito violenza da parte della polizia dicono che la violenza era organizzata e che tutta genova era una zona militare e che in quella zona tutto era pianificato per realizzare aggressioni preventive, quando chi ha vissuto quei tragici giorni racconta la verità, una verità rafforzata dalle inequivocabili immagini, se la zona grigia, che può chiamarsi pd, per esempio, e politicume sparso che mirava solo alla poltrona, esibisce la propria lingua ad allisciare le ragioni dei fascisti tutti intenti a cercare colpevoli tra i manifestanti, salvando per intero l’operato delle forze di polizia, se la zona grigia fa questo si sposta su un finto piano neutrale, usa i manifestanti insanguinati e massacrati per sdoganarsi al centro e obbliga chi non ha nessuna voglia di stare su un piano neutrale a vedere criminalizzate le proprie ragioni.
Se il pd continua a rafforzare, come fa, le distorsioni semantiche e semiotiche dei fascisti di casapound, si conferma in quanto zona grigia che sdogana fascismo per sdoganare se stesso al centro.
Se il pd, o la zona d’ombra gay e lesbica, continuano a rafforzare e legittimare l’operato dei fascisti, si confermano in quanto zona grigia che sdogana fascismo per riuscire a recuperare spazio nel target televisivo moderato e destrorso che domina il mondo dei media italiani.
In ogni azione di criminalizzazione revisionista delle specificità e delle zone di non neutralità esiste dunque una idea chiara e distinta dalle altre (e 1), una zona di criminalizzazione (e 2) e una zona grigia (e 3) che galleggia, o prova a galleggiare tra le due operando la più bieca tra le sovversioni comunicative.
Prendiamo comunque spunto dai commenti e se volete aggiungere altre riflessioni scriveteci perchè la discussione è molto interessante e vorremmo diventasse propositiva di un metodo che ci riguarda e che può riguardare chi come noi non si accontenta di leggere i titoli dei giornali credendo a tutto quello che viene scritto.
Una Fs dice:
"Io approfondirei la questione della sinistra.
La destra accusava la sinistra di parzialità. La sinistra ha creduto
a quelle fandonie e ha inseguito la destra in una presunta neutralità e
universalità e ora abbiamo una sinistra che non è ne carne e ne pesce e
la destra che sta in una posizione di potere, di dominio anche in senso
linguistico perchè continua ad imputare a noi il "difetto" della non
neutralità quando loro si permettono di rinvigorirsi in "specificità"
di merda: vedi la questione degli immigrati, esercito,
militarizzazione, ecc. ecc.
Se pensi poi che la sinistra per acchiappare voti al centro ha
candidato gente vergognosa ed è scesa a patti con gente altrettanto
vergognosa si capisce che oramai la specificità del linguaggio bisogna
ritrovarla nelle ragioni dei singoli, per affinità tra generi, classi
sociali, soggetti."
Gio dice:
"Se ci pensate bene è quello che fanno i fasci di casapound. Usano
linguaggio, simboli, icone della sinistra per sdoganarsi. Li usano come
traghetti per confondersi nel gergo finale: ne rossi ne neri ma liberi
pensieri, mentre poi loro conservano la loro caratteristica
dio/patria/famiglia/ razzismo/ merdume nazista vario.
Se i maschilisti di cui parlate sono squadristi hanno appreso il
metodo. Si appropriano di linguaggi e codici di comunicazione per
sdoganarsi e confondersi in zone neutrali e da quelle vi bombardano con
la complicità di chi però li appoggia, li sdogana, li tutela, li salva
e li giustifica.
Se però i vostri simboli e il vostro linguaggio non sono neutrali
diventa comunque difficile per loro appropriarsene. Su questo non c’è
dubbio."
E siamo d’accordo. Non si sognerebbero di veicolarli in modo neutrale. Infatti associano il termine "femminismo" a motivi falsi, ragioni false, per istigare all’odio contro di noi.
Alessandro dice:
"Oramai la specificità e la scelta di non neutralità sono definite "estremismo". Invece l’estremismo dei fascisti e dei leghisti (o dei maschilisti) viene assunto in quanto "moderazione". Bel paradosso, eh?"
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