Skip to content


Il sessista non ha bisogno di scuse

Mario, che ringraziamo, ci manda questa foto e un commento che vi rigiro:

"Ciao,

ti allego la foto di un cartellone pubblicitario ad Aosta. Si tratta di una modella di «Intimissimi», in posa in biancheria intima lungo le strade della città, magari un poco intirizzita dai rigori dell’inverno… La scritta in pennarello è opera di un ragazzino, a giudicare dal testo e dalla grafia e – pur essendo piena di errori! – mi sembra un buon esempio di ciò che può passare per la testa di un uomo, indipendentemente dall’età, quando gli metti davanti l’immagine di una donna seminuda, purché corrispondente ai canoni estetici contemporanei, e magari un po’ ritoccata al computer…

«lei non a problemi Vuole solo il cazzo», argomenta il giovane scrivano; e ancora: «Ciao bellissima bionda o trovato una russa che mi da la figa». Questo, del resto, è lo scopo del pubblicitario, associare il corpo della donna alla vendita di un prodotto. Anche il corpo, allora (l’esca), si fa prodotto, si commercializza. Non tutti i passanti maschi avranno avuto gli stessi pensieri (abbastanza sconnessi) del ragazzino armato di pennarello, ma tutti i passanti maschi – anch’io – hanno avuto, istintivamente, un pensiero che non riconosceva alcuna dignità di persona alla donna del manifesto.

Hai presente il disegno contro chi vede la donna come una bambola gonfiabile, pubblicato più volte anche su Femminismo a Sud? E’ esattamente questo il rischio della commercializzazione dei corpi, del loro uso a fini commerciali: la riduzione dell’essere umano al rango di un oggetto grazioso, un sex toy dalle sembianze umane.
"

Questo è quello che ci dice Mario. Non ha torto anche se il problema è più complicato di così. Qualunque donna che passa per strada e che sia abbigliata in modo più o meno succinto suscita commenti non richiesti. Perchè nell’immaginario maschile chi si veste in un certo modo se la cerca, se hai la minigonna ti meriti uno stupro, non hai diritto di scegliere, di essere attraente, curata, vestita come ti pare, anche sexy, senza che questo sia interpretato diversamente da un invito ad un rape-party.

Il difetto sta in chi va in giro nuda o in chi attribuisce a questo un problema morale? Ci ha fatto più danno chi ci ha esposto senza vestiti o chi tenta di rimetterceli e ci dice che se mostriamo cosce, culo e tette siamo puttane?

I pubblicitari e prima ancora le aziende che promuovono i loro prodotti sono una massa di magnaccia che campa sulla pelle dei corpi femminili. Le donne scelgono di fare quello che dovrebbero fare in ogni caso, vendersi per campare o vendersi per guadagnare di più. Cazzi loro. Hanno diritto di scegliere. Tutte abbiamo diritto di scegliere. Di sicuro non ho mai visto la signora santanchè precipitarsi in un set per la registrazione di un promo pubblicitario per coprire le donne. Invece rischia il linciaggio per strappare il velo alle islamiche.

La Carfagna campava di calendari ose’ prima di essere ministra e di sollecitare provvedimenti per il decoro dell’abbigliamento delle donne in strada.

Tutto il discorso ruota sempre e comunque sulle donne, mai sugli uomini, mai su chi costruisce cultura misogina e sessista.

Chi dice che essere nude sia sbagliato? Chi dice che mostrare il corpo sia sbagliato? Chi dice che andare in giro spogliate sia sbagliato? Chi attribuisce valore e disvalore alle donne a seconda dei comportamenti che assumono? Chi ha parlato nei secoli delle donne come tentazioni diaboliche? Chi parla di diritto allo stupro? E di negazione dell’orgasmo? E di donne che la fanno vedere e non la danno?


Esporre
un corpo non è un reato. E’ brutto che si espongano sempre i soliti corpi stereotipati, ritoccati con photoshop, mai reali. Giudicare la donna che espone il corpo invece è umiliante, moralista, censorio.

I messaggi scritti in quel manifesto mi umiliano più che la pubblicità stessa perchè mi dicono che per non essere giudicata in un certo modo dovrei andare in giro con il burqa e io il burqa non lo voglio mettere.

Bisogna che gli italiani si decidano. Ci volete con le gonne altezza ginocchio e l’aspetto da maestrine? Sante in pubblico e porche a letto?

Avessi avuto io un pennarello avrei scritto al fanciullo di tenere il suo coso e i suoi lordi pensieri dentro i pantaloni.

E ne abbiamo abbastanza di toccatine di tette e di culo solo perchè esistiamo. Avviene di giorno e di notte, d’estate e d’inverno, persino quando indossi maglioni e cappotti formato gigante perchè il sessista non ha bisogno di scuse. E’ sessista e basta. 

Ps: proponiamo comunque corsi di alfabetizzazione anche per i sessisti. Già non li sopportiamo. Che almeno scrivano in italiano corretto.

Buona befana che vien di notte a difendervi dalle botte!

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


22 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Agnes says

    http://www.facebook.com/…101748583911&ref=nf

    Informare per resistere ha pubblicato il link a questo articolo.

    Vi inviterei a leggere soprattutto i commenti. Il discorso è ben lungi dall’essere compreso e assimilato.

  2. Emiliano says

    Salute a tutti.
    Volevo innanzitutto complimentarmi con l’analisi di Mario.. ben fatta.
    Poi volevo semplicemente fare un’annotazione: è vero che quella pubblicità è sessista, ma è anche vero, secondo me, che molto spesso ci si scaglia contro le pubblicità (e a ragione), non andando così al cuore del problema. Se quella pubblicità funziona (io non so se funzioni, ma in ogni caso qualche effetto lo sortisce, visto che qualcuno si preoccupa di scrivere sui cartelloni) è per il contesto culturale in cui è posta. Le pubblicità sono la punta dell’iceberg, la conseguenza di una cultura morbosa e bigotta (non solo italiana) che ha inghiottito la “liberazione del corpo” femminista rendendola ciò che vediamo qui.
    Infine, vorrei correggere una cosa che ha detto mario: le idee sessiste non sono inculcati solo ai maschi, ma, ahimè (ahinoi!) anche alle femmine, soprattutto per quanto riguarda il cosiddetto sessismo benevolo (“dietro un grande uomo c’è una grande donna”, “in fondo a casa comandano le donne”, “le donne non si toccano nemmeno con un fiore” e via discorrendo…). Complimenti ancora a tutti!

  3. sara says

    Mario quel cartellone pubblicitario è indiscutibilmente sessista per tutti i motivi che avete giustamente evidenziato. Io me la sono presa con quella parte del tuo commento in cui sembrava tu sostenessi la tesi che il pubblico maschile, davanti alla figura femminile così presentata, non può che avere determinati pensieri. Nonostante la visione imposta dalla pubblicità, dalla tv, dalla cultura ecc. di una donna al servizio (sessuale ma non solo) dell’uomo, l’innesco di determinati pensieri, come quello dell’oggetto sessuale, gravemente e pericolosamente sessisti, non si può giustificare
    (penso anche a chi si scandalizza della nudità del corpo femminile e di fronte a quelle scritte col pennarello fa appello alla decenza pensando sia colpa delle donne, non si sognano nemmeno di incazzarsi con certi modelli, per loro i modelli imposti non esistono, le loro censure servono solo a colpevolizzare, a danneggiare le donne, a ostacolare ancora la loro libertà).
    Ho capito che non volevi dire questo, che la tua non era assolutamente una sorta di giustificazione, mi sono sbagliata. Grazie per l’ulteriore chiarimento, non è affatto confuso, hai ragione, un certo modo di pensare si costruisce da lontano.

  4. sara says

    Era già tutto chiarito cmq grazie fikasicula questo mi risolleva un po’ il morale…anche se ho scritto “decelebrato” al posto di “decerebrato”! 😛
    😉

  5. Mario says

    @ sara: quando ho scritto (un po’ polemicamente, d’accordo) che «è proprio di questo che si è parlato qui», alludevo al meccanismo: «la foto è fatta apposta per presentare la donna come un oggetto e non come un essere umano», come ha riassunto fikasicula, che ringrazio per la difesa. Tu però hai ragione: non «è un cartellone pubblicitario che deve indurre nel pubblico maschile la considerazione di avere davanti a sé un essere umano», e sicuramente il «concetto è già pregresso nella mente» di chi ragiona in tal modo. Però è innegabile che questo modo di pensare si costruisce. Forse io non ho riflettuto abbastanza a lungo su questi argomenti, ma soprattutto, per una semplice questione di genere, non li ho mai vissuti sulla mia pelle; la conseguenza è che forse ora dirò una qualche stupidaggine, o banalità. Non credo di essere mai stato maschilista, ma se un tempo pensavo che essere anti-sessisti fosse una semplice questione di pari opportunità (lavorative, domestiche, civiche, ecc), col tempo mi sono convinto che il sessismo è soprattutto una serie di cattive abitudini, che il maschio interiorizza, sin da bambino, in famiglia, a scuola, in televisione… Diventano talmente radicate che le assumi come un dato naturale, come se una certa divisione dei ruoli fosse stata stabilita una volta per sempre dalla natura. E’ un insieme di costruzioni culturali o (se si preferisce) di stronzate; ma esiste e condiziona anche chi non ha mai avuto problemi a dire, bontà sua: «Sono a favore della parità». A volte mi accorgo, in casa, di non rendermi conto subito di alcune necessità pratiche che invece non sfuggono alla mia compagna; fare realmente la mia parte in casa è stata una conquista, non un’abitudine acquisita da bambino. E devo stare attento a non adagiarmi sugli allori… Perché racconto queste cose? Perché, se è vero che non è un cartellone che deve ricordare la dignità propria della donna, certi meccanismi funzionano, soprattutto in una società già profondamente sessista. Lo dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che la mia e-mail sia stata criticata (non lo sapevo) in ambienti maschilisti. Evidentemente, ciò che mi ha indignato (un’immagine femminile ridotta a prodotto che reclamizza un prodotto e le conseguenti scritte di un decerebrato) va invece difeso, secondo la mentalità sessista. Non riesco onestamente a capire che cosa ci sia da difendere in quelle scritte sgrammaticate fatte col pennarello rosso.
    Vabbè, confuso come al solito, ma non esce niente di meglio.

  6. fikasicula says

    ahahaha
    ma no che non sembri un decerebrato virile. come ti scrivevo il tuo commento solo perchè un po’ spigliato, diciamo, è finito in un calderone quello si pieno di pensieri decebrati virili.

    ma non perchè tu somigli a loro. sono loro che distorcono i pensieri in modi assurdi. quando saremo in vena faremo un esperimento con un post bello tosto e una sessione di commenti a pubblicazione aperta e ti renderai conto che quello che dico non è per niente incredibile.

    un abbraccio

  7. sara says

    Non c’è problema, a volte sono troppo incazzata e me la prendo con chi meno se lo merita probabilmente 🙂 grazie ciao

  8. sara says

    p.s.
    che una mia riflessione tradisca la mia vera natura di decelebrato virile non me lo aveva ancora detto nessuno. Ammetto che detto da te è più duro da mandar giù

  9. fikasicula says

    grazie sara per il chiarimento e ci tengo a dirti che qui, come sai, tutte le offese sono bandite ma il linguaggio non è censurato anzi. i linguaggi ripuliti e ipocriti e formali ci piacciono ancora meno 🙂

    l’unico problema è che davvero questo post ha suscitato critiche che in giro per la rete colpiscono principalmente mario. e quando si tratta di maschilisti antifemministi non permettiamo abbiano accesso qui ne che proseguano nell’opera di dileggio altrove.

    Il riferimento quindi non era a te ma andava chiarito che si può fare una discussione critica sfrondando delle strumentalizzazioni che ci possono essere.

    ps: il tuo primo commento è finito nel cestino come altri tre che insultavano mario. difficile distinguere quale fosse pretestuoso e quale no. scusa se non abbiamo capito.

  10. sara says

    Io non conosco mario, ho letto il suo commento come leggerei quello di chiunque altro. Leggendolo ho provato un po’ di disappunto e l’ho espresso, forse in modo discutibile ma pretestuoso non per me. Ho cavillato su un concetto, non sulla persona che lo ha comunicato, perché è quello che penso, mi rendo conto le offese fossero fuori luogo e mi scuso. In ogni caso non credo certo di essere infallibile.

    “oltretutto abbiamo notato che mario è oggetto di ulteriori commenti in giro per la rete di soggetti “antifemministi” che ovviamente sciorinano il solito copione a denigrazione del “maschio” che tradisce la categoria virile per prodursi con ragionamenti sensati in una riflessione che tradirebbe la vera natura del decerebrato virile.
    speriamo dunque che questo spunto polemico non sia in nessun modo legato a quel filone”

    Il mio banale commento/opinione non è legato a nessun filone. Leggo ogni giorno questo blog per profonda e sincera stima e nient’altro. Ciao.

  11. fikasicula says

    io credo che ci sia un equivoco. mario non è sessista, lo sappiamo, ne siamo certe, lo conosciamo. punto.

    è una persona responsabile che stimiamo e che ci ha segnalato una immagine con un commento secondo noi assolutamente inattaccabile.

    la foto è fatta apposta per presentare la donna come un oggetto e non come un essere umano. questo è quanto voleva dire e questo è tutto.

    cercare altri significati nelle sue parole è alquanto pretestuoso.

    oltretutto abbiamo notato che mario è oggetto di ulteriori commenti in giro per la rete di soggetti “antifemministi” che ovviamente sciorinano il solito copione a denigrazione del “maschio” che tradisce la categoria virile per prodursi con ragionamenti sensati in una riflessione che tradirebbe la vera natura del decerebrato virile.

    speriamo dunque che questo spunto polemico non sia in nessun modo legato a quel filone.

    noi ringraziamo ancora mario per la foto, per l’interessante commento e spunto di riflessione e gli assicuriamo che da parte nostra rispetto a quello che lui ha scritto non c’è alcun fraintendimento.

  12. sara says

    In realtà i miei commenti erano due. So quello di cui stiamo parlando. L’unica cosa che non mi torna qui e che trovo assurda è il risultato delle tue considerazioni in cui sembra scontato e inevitabile il rapporto di causa (pubblicità sessiste) – effetto (maschilismo ecc.), è un cartellone pubblicitario che deve indurre nel pubblico maschile la considerazione di avere davanti a sé un essere umano? Secondo me l’effetto e la causa sono la stessa cosa quando un concetto è già pregresso nella mente.

  13. Silent says

    L’ho vista anche io in aeroporto! Tutto ciò che si vede entrando sono due tette giganti, tanto che a malapena si riesce a capire cosa vogliono pubblicizzare!

  14. Paola says

    Confermo il fatto di aver visto questa stessa pubblicità decorata da scritte di stile simile, o disegni osceni. Una manifesto così (come anche le precedenti versioni della intimissimi, ma ora ancora di più) è di solito tra i manifesti più scribacchiati: attira l’esplicitazione scritta di quello che vuol far intendere!
    Per non parlare del fatto che in un aeroporto l’ho vista in versione veramente enorme… bastaaa!

  15. Mario says

    @ sara: non sono sicuro di aver capito che cosa vuoi dire. Ho scritto solo che un cartellone pubblicitario come quello non è fatto per indurre nel pubblico maschile la considerazione di avere davanti a sé un essere umano. E infatti, come ha rilevato qualcuno qua sopra, la donna della foto è “strana” perché ritoccata al computer, perché ingoffita, messa in una posizione innaturale e mostrata come un oggetto. Se così non fosse, non avremmo a che fare con una pubblicità discriminatoria. E’ proprio di questo che si è parlato qui: del fatto che un essere umano viene mostrato come una bambola gonfiabile. E’ questa, mi sembra, la cosa grave. Dicendo che il mio primo pensiero non è stato quello di riconoscere la dignità di persona della modella della foto intendo soltanto che non mi è passato per la testa che quella era una donna con tanto di nome, parola, gusti, interessi. Era messa lì come un prodotto che reclamizza un altro prodotto. Se questo fa di me una testa di cazzo, non so. So però che è proprio questo che rende pericoloso il meccanismo di “spersonalizzazione” di un essere umano, adotatto dalla pubblicità. Come ho detto qui sopra, penso sia qualcosa che vale anche nell’uso del corpo maschile, ma il corpo maschile è presentato in maniera più “vincente”, “dominante” (neanche questo è un bene, ma almeno l’uomo non è proposto come un prodotto per l’altrui consumo; la donna, purtroppo, sì).

  16. sara says

    “tutti i passanti maschi – anch’io – hanno avuto, istintivamente, un pensiero che non riconosceva alcuna dignità di persona alla donna del manifesto” questa affermazione è meno grave del dare della testa di cazzo a chi la dice vero? prendo atto, tanto è così che vanno le cose

  17. Silent says

    Sì Mario, il messaggio è molto chiaro. Basta sentirsi costrette a vedersi con gli occhi degli uomini! E’ vero, gli uomini i reggiseni li regalano, ma appunto perché si tratta di un regalo, dovrebbe far felice innanzi tutto chi lo riceve, non chi ne gode indirettamente. Se mai mi arrivasse il messaggio “ti regalo il completino intimo perché tu possa essere anche lontanamente simile alla bellona del cartellone” penso che strozzerei il fidanzato in questione immediatamente con il reggiseno regalato. Per quanto riguarda l’uso del corpo maschile nelle pubblicità, spesso mi sembra una sorta di “contentino”, come se alle donne dovesse pesare di meno essere presentate sempre e solo come oggetti sessuali se di tanto in tanto si ripropone la stessa idea usando uomini. Un po’ come i calendari dei rugbisti accanto a quelli delle veline, salvo che poi il corpo maschile non rischia di creare gli stessi stereotipi e gli stessi complessi del corpo femminile, visto che comunque non è quella l’unica salsa in cui viene proposto. Io credo che ciò che è necessario fare è boicottare, gridare, denunciare il proprio dissenso, anche a costo di apparire paranoici, anche partendo semplicemente da un blog o da una frase su facebook, perché è solo facendoci sentire che è possibile intaccare un certo tipo di mentalità. Non è facile, ma i pubblicitari lo devono capire che esiste una buona fetta di persone che al loro gioco non vuole proprio starci.

  18. Mario says

    Credo di no, ma non vorrei che s’interpretasse – in quel che ho scritto nella mail citata all’inizio del post – che penso che la ragazza del manifesto pubblicitario dovesse essere coperta. E’ il contesto che è assurdo: come ha rilevato Silent, i reggiseni li comprano le donne (ma gli uomini li regalano, potrei aggiungere!): che bisogno c’è di indurre una donna a fare qualcosa (comprare un prodotto) presentandone il corpo (o il “ruolo”?) così come lo si presenterebbe a un pubblico maschile? Mi sembra che nel documentario «Il corpo delle donne» si parli di donne costrette a vedersi “con gli occhi di un uomo”, il tutto per vendere un prodotto… riservato a un pubblico femminile!
    Sono contento del fatto che il mio ragionamento iniziale sia stato reso più personale, perché le frasi in pennarello sul cartellone pubblicitario – offensive nella loro volgare piattezza – sono forse l’equivalente scritto di tante «toccatine di tette e di culo solo perchè esistiamo», come si dice qua sopra, come se quello dell’uomo a un certo tipo di approccio fosse un diritto scritto nel suo codice genetico.
    Ciò detto, non rinuncio a vedere nell’uso che dei corpi si fa PER VENDERE UN PRODOTTO (e naturalmente non nell’uso del nudo in sé) un effetto di svilimento dovuto alla commercializzazione della figura umana in generale, anche quella maschile. La differenza (perdonatemi se dico stupidaggini) sta nel fatto che anche negli spot il nudo maschile è mostrato in generale come dominante (l’uomo “prende” ciò che vuole), mentre quello femminile è offerto allo sguardo maschile come una specie di “bottino”.

  19. fikasicula says

    sara ieri c’è stato un problema tecnico. può essere che hai registrato quelle immagini sul tuo browser. dovresti svuotare la cache e aggiornare.

    oggi il blog si vede bene, almeno noi lo vediamo…

    facci sapere se è tutto ok 🙂

    baci

  20. Sara says

    Ormai la pubblicità sessista sembra essere diventato un punto fermo della nostra cultura. In televisione vediamo solo donne che rientrano in canoni sessisti. Niente di nuovo sotto il sole, tutto ancora da cambiare.
    ps. ho dei problemi ha visualizzare il sito: non apre automaticamente la pagina e mi rimanda a un errore di server. Inoltre non posso vedere i post arretrati, quando ci provo mi rimanda all’errore e mi riapre la prima pagina tramite link. Ma è un problema solo mio?

  21. Silent says

    D’altra parte, la ragazza sul manifesto pubblicizza biancheria intima, mica telefonini.
    Sono d’accordo sulla necessità di combattere l’immagine stereotipata e ritoccata che ci viene costantemente propinata, non nel considerare necessariamente una donna svestita come indecente. Ecco, se potessi cambiare qualcosa in quel manifesto, le leverei quella faccia da pesce lesso volta solo e unicamente ad attrarre lo sguardo maschile, e la posa innaturale (perché mai una si dovrebbe ingobbire in quel modo? per far sembrare le tette più pesanti?!). Non bisogna essere delle cime per capire che visto che i reggiseni li comprano le donne, il messaggio dovrebbe essere “compra il reggiseno perché è bello e ti piace” e non “compra il reggiseno perché così rallegrerai tutti i maschi intorno a te”. Giuro che se trovo una marca che pubblicizza biancheria intima mostrando una donna minimamente espressiva che si toglie il pigiama e si infila le mutande prima di andare a lavoro, gli compro tutti i capi domani.

Continuing the Discussion

  1. mariobadino linked to this post on Gennaio 6, 2010

     
     Questa mia foto è stata pubblicata sul blog Femminismo a Sud. Volevo
    copincollare l’articolo, ma – a parte che non ne ho il tempo – che
    senso avrebbe proporre due volte di seguito la stessa cosa? Vi rimando
    all’originale, che s’…