Skip to content


Disimparare l’indignazione indotta

Voi sapete cos’è l’indignazione, vero? Di sicuro ne avete una idea. Quello che però forse non sapete è che l’indignazione può essere educata ovvero c’è chi studia apposta per abituarvi ad essere indignati per la notizia A invece che per la notizia B.

Per esempio

un uomo ha molestato sessualmente una bambina di 5 anni;

un uomo ha molestato sessualmente una donna di 45 anni.

Il primo esempio produrrà un insieme di giudizi severi. Bleah, schifo, ribrezzo, brutto, morte, male.

Il secondo esempio produrrà giudizi un po’ meno avventati. Chi educa all’indignazione insinuerà il dubbio e vi dirà che quella donna dovrebbe ringraziare il cielo per essere desiderata da quell’uomo. Che probabilmente lo aveva provocato. 

Nel primo e nel secondo caso bisogna tenere comunque conto di una serie di elementi.

La bambina suscita immediato senso di protezione e non si può creare il dubbio che lei abbia in qualche modo provocato la violenza senza incorrere in ulteriori giudizi negativi. Per non assumersi le proprie responsabilità allora gli uomini accusati diranno che quella bambina è stata condizionata da altri adulti, preferibilmente dalla ex moglie.

Perchè vi sia qualche possibilità in più che quella bambina sia creduta allora è meglio che chi l’ha molestata sia rintracciabile nel mondo esterno. In quel caso i genitori non avranno nessun dubbio, altri adulti non oseranno contraddire le versioni ufficiali e i cattivi non metteranno a repentaglio l’immagine della famiglia.

La famiglia, per inciso, è quella su cui si fonda l’intero sistema economico di ogni nazione del globo, italia inclusa.

Sul giudizio verso la vicenda che coinvolge la donna di 45 anni invece influiscono una lunga serie di fattori. L’etnia, della vittima e del molestatore; la condizione economica, di entrambi; lo stato civile, di entrambi; la fede religiosa, di entrambi; l’atrocità più o meno evidente della violenza subita e inflitta, etc etc etc.

L’indignazione è un sentimento che ha sempre aiutato chi vince nella sproporzione gerarchica tra soggetti, i potenti, a controllare risorse, ricchezze e persone.

Ci sono quelli che amano suscitare quintali di indignazione con strategie ad effetto ed è così che l’indignazione diventa paura e che la paura diventa panico e che il panico diventa immobilismo, incapacità di reazione, shock, disponibilità ad affidarsi.

Ci sono quelli che non preannunciano catastrofi ma vi dicono che c’è qualcosa che non va. Qualcosa che bisogna affrontare, senza inibire la vostra capacità di reazione, senza impedire che voi siate parte attiva di un processo di miglioramento della situazione.

Per esempio:

– il mondo là fuori è tanto pericoloso. Ci sono i terroristi, i bombisti, gli shampisti, i ballisti, gli …isti.

– il mondo la’ fuori è una merda ma se vi date da fare allora tutto potrebbe cambiare.

Nel primo caso si sentirà il bisogno di una "guida" superiore. Un "protettore" dei deboli. Un giustiziere a difesa degli oppressi. Un presidente del consiglio, un duce, zorro, superman, bush, obama, il centrosinistra unito travestito da batman alla sconfitta di joker. Tutti avranno interesse a controllare precisi ambiti decisionali perchè la cooperazione li porrebbe sullo stesso piano di voi negletti e inguardabili straccioni e la corresponsabilità non favorirebbe la continuazione della "specie" divisa in gerarchie che piace tanto a certuni a discapito di certi altri.

Questa strategia non ha colore politico, purtroppo. Il mostro fa comodo a tutti perchè la semplificazione aiuta ed è più semplice toccare il tasto dell’indignazione populista per avere controllo invece che suscitare la partecipazione diretta, tutti protagonisti, nessuna prima donna, di tutte le persone che hanno voglia di farlo.

Nel secondo caso si descrive la complessità, si definisce la gravità delle cose a partire da quelle apparentemente più innocue, quelle su cui tutti fanno accordi, le riforme condivise, i balletti bipartisan, la retorica dell’unità della nazione, e si rimanda al senso di responsabilità di tutti. Non c’è delega, non c’è paura. Tutti devono confrontarsi con la propria voglia di agire. Tanti saranno quelli che in assenza di una "guida" alla quale sono abituati da secoli non sapranno fare di testa propria, saranno investiti da un grande senso di inutilità perchè educare all’indignazione, alla paura e ad affidarsi ad un "capo" lascia una sorta di dipendenza che è difficile scrollarsi di dosso.

Una delle cose da fare per riabituarsi alla "reazione" e dunque ad acquisire fiducia in se stessi, a investire in autostima, è quella di de-programmarsi. Bisogna disimparare.

Quando vi dicono centinaia di volte che lo straniero è brutto e cattivo vi stanno "educando" ad indignarvi in funzione di un certo obiettivo. L’indignazione viene anche finalizzata e chi sarà indignato per la presenza dello straniero in italia sarà innaturalmente orientato anche a pensare all’uso di forme di "difesa" senza pensare alla loro reale efficacia. Castrazione, pena di morte, ronde, certezza della pena e via discorrendo sono gli argomenti triti e ritriti che vengono formulati da chi chiede che voi gli affidiate il potere di vita e di morte su voi stessi. 

La finalizzazione della indignazione viene infatti sempre accompagnata da messaggi apparentemente tranquillizzanti, anch’essi mirati a educare a determinati comportamenti:

– I cittadini onesti non avranno niente da temere;

– gli stranieri regolari godranno di tutte le garanzie;

– i cittadini che non hanno nulla da nascondere godranno dei benefici della rinuncia alla propria privacy;

Nessuno vi spiegherà che saranno loro a scegliere i criteri di "onestà", "regolarità", "trasparenza" della vostre vite. E i loro criteri non è detto che corrispondano ai vostri. Perciò prima di affidare una delega a qualcuno, semmai questo fosse strettamente necessario, sarebbe utile confrontarsi sull’idea di presente e futuro che ciascuno ha.

Disimparare per riacquistare un senso personale dell’indignazione significa anche acquire la propria capacità di percezione dei rischi e la propria capacità di difesa.

Per esempio:

– un uomo brutto, cattivissimo, ha fatto del male ad una donna;

– un uomo normale, debole, dagli impulsi assai diffusi, ha fatto del male ad una donna.

Il primo esempio è precisamente mirato ad educare la vostra indignazione in una direzione nella quale voi sarete addestrate a percepire il pericolo solo in alcune circostanze. Situazioni così gravi che terrorizzano al solo pensiero. Vi terrorizzano, vi rendono ansiose prima ancora che la violenza stessa sia avvenuta. Siete così spaventate che rinunciate a qualunque tentativo di difesa. Vi affidate ad altri a prescindere dal fatto che essi stessi siano quelli che possono farvi del male oppure no.

Il secondo esempio vi dice che chi fa del male ad una donna non è riconoscibile da tratti somatici lombrosiani, dalla sua etnia, dal ceto sociale cui appartiene. Chiunque potrebbe farvi del male in alcune precise condizioni. Nessuno sfugge alla statistica: impiegati, rapprensentanti delle forze dell’ordine, vigili del fuoco, insegnanti, dirigenti, industriali, imprenditori, disoccupati, operai, lavapiatti, cuochi, metalmeccanici, commercialisti, architetti, medici, preti, vescovi, cardinali, infermieri, scrittori, giornalisti, giudici, avvocati, contadini, muratori, carpentieri, commessi, oculisti, calciatori, attori, fotomodelli, idraulici, spazzacamini, maghi e perfino babbo natale sicuramente almeno una volta nella vita ha umiliato, mortificato, ferito a morte in qualche modo mamma natale. Nessuno escluso. Nessuno.

Creare giustificazioni sociali per legittimare la violenza quando essa avviene in situazioni non lombrosiane è un modo per educare la vostra indignazione. Raptus, depresso, malato, sono tutti modi per ricondurre la vostra percezione lontano dai luoghi in cui vivete e dalle persone con le quali dividete i vostri percorsi.

Proviamo con un altro esempio (un compitino per casa, date, se volete, le vostre risposte attraverso i commenti):

– il dittatore dell’iran sgozza i gatti con lo stuzzicadenti, ha un missile sparafulmini che individua i ribelli che lottano per la democrazia e ha sparpagliato per il mondo tanti piccoli hobbit pericolosissimi per le democrazie occidentali:

– il presidente del consiglio italiano non è diverso dalla maggior parte dei leader dei governi occidentali, definisce coloro che dissentono con l’appellativo di "terroristi", delega al decreto pisanu il compito di intercettare tutte le nostre comunicazioni in rete e si serve di una quantità infinita di agenti dei servizi in nome della sicurezza nazionale.

Dov’è la differenza? Dov’è l’indignazione? Chi la dirige dove? A voi la risposta. E se ne avete voglia, suggerite altri esempi di indignazione indotta.

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio.


3 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. martina/rebelde says

    esempio facile facile

    -i palestinesi spediscono razzi qassam, distruggono case e strade, se dici scuole e ospdeali a costo di mentire, è meglio

    la notizia risuona in tutti i network nazionali, indignazione, si crea il sottobosco fertile per giustificare qualsiasi reazione

    -gli isrealiani hanno attaccato i palestinesi con una sproporzione di forza molto grande, alto il bilancio dei feriti e dei morti

    però i palestinesi sono musulmani, e la notizia viene data in concomitanza con l’ennesima boutade di ahmadinejad (io mi ricordo l’anno scorso, era così), e con la notizia che qualche marocchino ha stuprato qualche donna.

    tu ti indigni perché qualche comunista(quindi nemico del grande capo) del cazzo difende questi popoli. dimentichi i fatti e le vittime, e ti schieri con ciò verso cui il tuo stomaco e la tua facoltà di discernimento già indebolita da ore e ore di tv, viene indirizzato.
    magari non c’entra niente, ma mi sembrava un esempio palese.

  2. fikasicula says

    la stampa è schierata al maschile e induce l’indignazione quando c’è di mezzo la violenza per donne “sante” mentre mortifica le donne stuprate quando e se partecipavano ad una festa, avevano bevuto etc etc.

    la stampa fa tutto meno che indurre l’indignazione favorevolmente alle donne. e la violenza maschile non è un fattore indotto ma una realtà indiscutibile.

    per la stessa ragione la stampa induce alla risata quando tiger woods viene aggredito dalla moglie. non lo fa per difendere le donne come tu/voi pensate. lo fa per difendere il machismo, e per ridicolizzare chiunque tenti di affermare che gli uomini sono deboli, fragili, pericolosi ma anche vittime tanto quanto qualunque altro essere umano.

    prenditela con il maschilismo. è quello che vi ha fatto più danno in assoluto. non noi.

  3. Beaumes de Venise says

    Vero, bisogna disimparare questa “indignazione indotta”.

    Bisognerebbe tuttavia disimparare anche l’indignazione indotta che fa indignare quando Rihanna viene picchiata dal fidanzato, mentre fa ridere se Tiger Woods viene picchiato dalla moglie.