Rosetta ha vissuto tutta la vita con suo padre. La madre non era una gran donna. Abbastanza snervante e per nulla desiderabile. Rosetta invece aveva tutto quello che serve ed era una piccola grande donna sin dall’età di 12 anni.
Con suo padre faceva qualunque cosa e le piaceva tanto stare con lui. Andavano a vedere le partite di calcio, i film al cinema. Una volta andarono anche ad un concerto di un cantante famoso. C’era tutto il paese ma lei si sentiva la prima di tutte.
Nessuno la adorava come faceva suo padre. Ed era geloso come si può esserlo delle persone che ami davvero. Rosetta era orgogliosa di essere così amata tanto da far uscire fuori dai gangheri suo padre ogni volta che lui la vedeva con un compagno di scuola.
Cominciò quasi per gioco e per lei fu tutta una sorpresa. Niente di mostruoso. Tutto diverso rispetto a quello che si legge nei giornali. Lui la abbracciò forte e per la prima volta tremò.
Rosetta era così contenta che corse subito a dirlo alla sua amica del cuore. Chi altra può dire di essere amata così tanto da far tremare il proprio padre?
L’amica di Rosetta però fece una faccia cattiva e disse che non voleva starla a sentire. L’avrebbe detto ai suoi genitori perchè la giudicava una cosa orribile.
Rosetta corse a casa e fece appena in tempo a sentire la telefonata che aveva ricevuto sua madre. "Si sarà inventata tutto" – diceva – "Lo sapete come sono le ragazzine, hanno tanta fantasia, guardano la televisione" e nel frattempo fulminava Rosetta con gli occhi e le intimava di non muoversi per nessuna ragione al mondo.
Quando si rivolse a lei fu per dirle che doveva essere punita e fu sorpresa di sentire "tu sei gelosa" dalla bocca di sua figlia perchè tra i tanti pensieri che le erano passati in mente effettivamente un po’ di gelosia c’era, di quella infida che ti buca la pelle come ti scorressero nel sangue un fiume di spilli.
Rosetta fu punita e allontana. La accolse una parente lontana e non pote’ tornare a casa fintanto che sua madre non fu morta, finita, defunta, cancellata.
Suo padre era sempre uguale, solo un po’ più vecchio, e continuava a guardarla come fosse la cosa più bella del mondo. Non lo lasciò mai e vissero insieme per sempre felici e contenti.
Fin qui la storia come potrebbe raccontarla il padre di Rosetta.
In realtà Rosetta fu molestata che le era appena spuntato il seno. Suo padre la toccava regolarmente e lei si sentiva lusingata e strana perchè suo padre le diceva che era un gioco che si fa quando ci si vuole bene. Non le dispiaceva, una volta provò un gran dolore e allora lo disse alla sua amica. Fu lei, inorridita, a dirlo ai suoi genitori e quelli telefonarono alla madre e la madre prese a schiaffi la figlia e la figlia non disse niente perchè si sentiva in colpa e pensava fosse giusto essere punita.
Il padre negò tutto, la madre disse alla figlia che se non smetteva di dire "bugie" l’avrebbe buttata in mezzo alla strada, Rosetta fu chiamata da una insegnante e anche a lei non disse la verità.
Qual era la verità? Neanche lei era in grado di stabilirlo perchè per lei non c’era stato nulla di male se la sua amica non glielo avesse fatto notare e l’unica cosa che le fu chiara era che suo padre le aveva fatto fare un gioco pur sapendo quanto fosse proibito.
Quella volta che le fece male suo padre l’aveva vista con un compagno e Rosetta non capiva perchè non potesse volere bene nessun altro a parte lui. Era questa la parte che l’aveva sconvolta perchè in quel momento aveva capito che quel gioco era anche un marchio di appartenenza e per sottrarsi al "gioco" e riprendersi la sua vita doveva schematizzarlo e banalizzarlo come facevano la maggior parte degli adulti.
Rosetta tornò davvero da suo padre dopo la morte della madre e rimase con lui fino a che morì. Ebbe cura di lui come fosse un bambino e mai riuscirono a parlare di quello che era successo. Quel silenzio era pesante come un macigno, pieno delle certezze altrui, delle banalizzazioni, delle semplificazioni. A lei avevano detto che doveva sentirsi vittima e a lui che doveva sentirsi un mostro.
Ancora oggi Rosetta ti guarda seria e ti dice "io non mi sono sentita traumatizzata, perchè devo sentirmi traumatizzata per forza?".
Ha superato i 50 anni, ha avuto amori, studio, lavoro, figli.
"Cosa diresti se tuo marito mettesse le mani addosso a tua figlia?"
"Lo farei a pezzi. Ma so che prima di tutto dovrei chiedere a lei di dire quello che pensa perchè nessuno può metterle in bocca emozioni che solo lei ha provato."
"Sei cinica!"
"Ma no, non so dirti com’è per una bambina di pochi anni. Quello si che è mostruoso. Ma io ero una adolescente."
"E che vuol dire…"
"Che per quello che mi riguarda quella che mi ha fatto più male è stata mia madre con i suoi pregiudizi, la sua cattiveria e poi si vedeva che mi odiava. Mio padre era una persona debole, ero io ad avere potere su di lui…"
"Potere?"
"Si. Lui era come un bambino. Piangeva, lo consolavo. Voleva essere protetto…"
"Quello che dici è morboso…"
"Lo so, ma è vero. Tu puoi rifiutarti di sentire quello ti dico o accettarlo per quello che è. La verità non è mai semplice da capire e non deve essere per forza come tu te la aspetti."
"Non ti capisco ma ti ascolto…"
"Ero io ad avere il controllo. Mi sentivo forte. Potevo fare quello che volevo. Lui non mi negava niente…"
"Tranne farti frequentare i ragazzi della tuà età…"
"Si. Quello alla fine mi fece capire che c’era qualcosa di stonato…"
"Come sono stati i tuoi rapporti con i maschi?"
"Sessuali?"
"Si, sessuali."
"Mi piaceva farmi desiderare. Mio padre mi ha insegnato che potevo ottenere quello che volevo in quel baratto e io ho continuato così…"
"E tuo marito?"
"Felicemente dominato dalla passione per me…"
"Ed è quello che vuoi?"
"Non mi eccito, non sono felice, se vedo che il mio uomo non mi desidera fino in fondo…"
"Sei una dominatrice?"
"Possiamo dire così.."
"E questo dipende dalla *educazione*, diciamo così, che hai ricevuto?"
"Ognuna di noi riceve un imprinting sessuale, direttamente o indirettamente, nessun@ esclus@."
"Pensi che sia giusto quello che ti è successo?"
"Non sono al concorso di bellezza di miss italia e non devo darti risposte del tipo *voglio la pace nel mondo*. Penso che non sia giusto ma non ho conosciuto nessuna donna che abbia avuto una infanzia, una adolescenza o una vita giusta. Non mi piace il ruolo della vittima inguaribile che tutti vorrebbero ricucirmi addosso. Io sto bene. Ho trovato il mio equilibrio. Mio padre è morto, pace all’anima sua, e se invece che essere anagraficamente mio padre fosse stato un estraneo qualche decennio fa me l’avrebbero assegnato come marito, in tempo per gustarsi una vergine buona per procreare all’infinito. La nostra società è piena di contraddizioni e di ipocrisia e in tante cose che non scelgo e che non controllo decido che almeno controllo la mia esperienza e scelgo il modo in cui l’ho vissuta…"
Rosetta vive nella casa che le ha lasciato suo padre. I suoi figli non sanno niente di questa storia e quel che più sorprende è che non ne sa niente neppure suo marito.
"Perchè non hai detto niente?"
"Non volevo passare la vita ad essere compatita."
"Perchè l’hai raccontato a me?"
"Perchè tu sei brava a raccontare le cose e perchè non mi farai dire o pensare cose che dici o pensi tu."
Ed è vero. Chiedo solo la libertà di esprimere un giudizio. Non dovrei ma non riesco a non farlo: certi uomini sono proprio dei poverini e che nessuno dica mai più che sono le madri ad insegnare alle figlie a barattare la fica per qualcos’altro.
http://www.repubblica.it/…tita/voto-castita.html
Ti consiglio di leggere questo articolo.Scioccante, parlano di obbligo di addebito come fossimo puttane.
Io penso che ancora in italia la donna è considerata un corpo, una puttana, un oggetto, che deve dare il suo corpo quando il marito lo esige.
Infatti :
http://www.repubblica.it/…oli-accoltella-ex.html
http://www.repubblica.it/…a/minori-violenza.html
Questo lo giustificano pure:
http://www.repubblica.it/…ti-auto-vicentino.html