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Non gli si rizza? E’ tutta colpa tua

La
società
italiana di andrologia, lo sapete, è quella cosa che si occupa del
pene, e ha fatto una bella indagine per arrivare alla geniale conclusione che
la "disfunzione erettile" degli uomini deve essere a carico nostro. Secondo gli
andrologi la cura per l’uomo sarebbe la donna e sono così gentili da fornirci
anche un decalogo da seguire.

Per
disfunzione
erettile, per capirci, loro intendono il “comportamento” di un pene
che si rizza per troppo poco tempo e che pare non possa essere sostituito da
nient’altro pena l’orgoglio ferito del maschio in questione.

Agli
andrologi
ovviamente non viene neppure in mente che alle donne potrebbe non
interessare il destino dei peni. Non gli viene in mente che le donne potrebbero
non voler ricevere nessun incarico “formale” di “assistenza” ad un muscolo
maschile.

Ma
la nostra
società è fallocentrica e l’unica sessualità legittimata è quella
androcentrica. In poche parole tutto ruota attorno al cazzo.

Cosa
ci dicono
questi andrologi? In sintesi: ci spiegano che l’erezione breve è una
patologia, che il nostro partner è malaticcio e che poverino non dipende da
lui. Stimolano il nostro senso materno e ci danno in adozione un pene che dovremmo
addestrare, incoraggiare e rendere agile e svelto come si fa con un cane. Il
premio sarebbe una durata di un paio di secondi più lunga che dovrebbe darci
tanto ma proprio tanto piacere e che inorgoglirà il nostro supermacho che da
quel momento in poi ci dirà frasi minchione del tipo: “sei la mia regina del focolare,
voglio prendermi cura per sempre del tuo giardino, hai gli occhi di cielo" e via
di questo passo.

Non
viene
in mente a nessuno di chiedere a noi che tipo di sessualità ci serve per
godere. Non ci chiedono se il coso rizzato ci è necessario o se possiamo farne
a meno, se possiamo sostituirlo con dildi e tanta fantasia o con altre forme di
stimolazione alle zone erogene che stanno in un altrove del quale gli andrologi
non si occupano. Danno per scontato che abbiamo un punto G che nessuna sa
esattamente dove si trovi e negano che per tante di noi il sesso più intenso stia fuori
dalla vagina all’altezza della clitoride. Cioè: se a lui non gli si rizza a noi
che ce ne frega?

Ma
analizziamo
l’articolo in dettaglio. Stabilisce che le donne seguano un unico
modello di femminilità, moderne, dinamiche ma attaccate alla famiglia, poi
parla della campagna degli andrologi che non a caso si chiama “Torna ad amare
senza pensieri
”. L’indagine è condotta su un campione di centinaia di donne
alle quali non riesco ad immaginare come abbiano rivolto la domanda.

Ci
sono tanti peni in stato di abbandono, tu che sei una donna terapeutica vuoi
adottarne uno?

Detta così sarebbe stata carina perché almeno lo si sceglieva con piacere dopo aver
comprato tutto il corredino per tenerlo al calduccio d’inverno e al fresco
d’estate.

Invece
dall’articolo emerge che hanno parlato d’amore e hanno detto precisamente che
“le ripercussioni dei problemi di erezione non devono riguardare soltanto gli
uomini, ma anche le loro compagne”.

La
domanda è
: e perchè, fino ad ora chi se ne è occupato, il fruttivendolo? Non se ne sono occupate sempre
le donne? E chi si è mai occupato di noi? Perché dobbiamo restare concentrate
ad adorare il dio fallo e non possiamo dedicare del tempo a noi per capire dove
sta il principio e la fine della nostra sessualità?

Quello
che sembra evidente è che se fino ad ora le donne hanno “dovuto” occuparsi del
pene del partner ora tante vivono la propria sessualità in maniera
autonoma e senza avere la minima intenzione di prendersi in carico una
patologizzazione che attiene alla riprova di virilità che all’uomo viene
richiesta da altri maschi. Come dire: non è un problema nostro. E’ un problema
che crea la cultura machista. Sbrogliatevela da soli. Sono cazzi vostri.

Ciò
nonostante
gli andrologi sono partiti armati di buona volontà per rintracciare
donne disponibili da fare sentire in colpa, responsabilizzare e alle quali
affidare un ulteriore ruolo di cura: la cura del cazzo.

Gli
andrologi
spiegano le ragioni per cui noi dovremmo impegnarci in quella
direzione e ci dicono che lui, poverino, ha di questi problemi per una serie di
sfortunate eventualità. Così individuano le donne che possono dare una mano, in
ogni senso: sarebbero richieste quelle disponibili a sostenere in tutto il
partner, quelle che agiscono in chiave terapeutica calmante se lui è “agitato”,
quelle che vengono definite “lady di ferro” che – cito testualmente – sono
“pronte a prendere in mano la situazione” (potete ridere), a documentarsi e a
“guidare il compagno in tutti i passi necessari”. Un cane non se la passerebbe
meglio.

Come
sono
sollecitate a risolvere il problema queste donne di ferro? Mettendo un
guinzaglio al pene, accompagnandolo dall’andrologo e imbottendolo di farmaci.

E
se quel
pene resta tale e quale e l’uomo continua a piangersi addosso invece
che darsi da fare per trovare delle alternative?

Ovvio:
sarà tutta colpa delle donne.

Pensiamoci
per questo natale. Invece di fare regalini a destra e a manca immaginiamo un
mondo fatto di peni. Immaginate i vantaggi di copricapo e sciarpine del
diametro di tre/quattro centimetri. Tanto di guadagnato non credete?

Ps: perchè non c’è nessuna società di ginecologhe che invece che occuparsi delle nostre "patologie" facendole pesare solo su di noi non va a interrogare i maschi responsabilizzandoli sul loro ruolo attivo a "servizio" della nostra sessualità?

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Sensi.


7 Responses

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  1. strippy says

    Hai scritto: “In poche parole tutto ruota attorno al cazzo.”
    Sbagliato, tutto ruota intorno alla fica, nel bene nel male.

  2. Gofly says

    Mi ha colpito l’ultima parte della storia di Effe, il suo incontro con il “dottorino”…Mi ha indignato molto ma non sorpreso purtroppo. Ho sempre pensato questo, che la sessualità e la salute sessuale delle donne in fondo non interessi a nessuno. Come dice Effe, non importa se non hai un orgasmo o se senti dolore, o meglio, il dolore viene sì promosso a effettivo problema ma solo se esiste un incaricato, beneficiario della tua vagina (che no, chiaramente non sei tu) che rischia di non poter più godere del suo bene. I problemi legati alla sessualità delle donne, ho notato, raramente sono curati nel modo appropriato, più spesso, o sono completamente sconosciuti, o vengono minimizzati, o ignorati, o ridicolizzati, o ricondotti a un problema psicologico (anche quello visto in un’ottica maschile nel caso) oppure si inventano fantasiose teorie, questo perché per molti (troppi), la sessualità femminile ha senso solo subordinata a quella maschile, altrimenti da tempo ci saremmo adoperati per svelare i “misteri” che la riguardano e il termine “frigida” non esisterebbe nemmeno, insieme a molti altri. Il risultato più frequente è che la donna si trascina il problema per anni o anche per tutta la vita. Questo avviene in un sistema di pensiero che, da sempre, utilizza qualsiasi mezzo per imprigionare le donne, per negare loro diritti e libertà di ogni genere, che cerca, costantemente, di manipolare l’esistenza di esseri umani. E’ stata scritta la storia del mondo seguendo questo metodo, dosando tutto, quanto basta, per dare la parvenza di un (falso) rispetto, della necessità di una protezione che non fa che ribadire il concetto di proprietà e che diventa diritto allo stupro e alla violenza. Si è cercato in tutti i modi di ridurre la donna a una figura naturalmente inferiore, instabile, irrazionale, isterica e infida, oggetto tentatore, santa o puttana a seconda della convenienza, vittima per rendere merito e ragione all’ ”eroe” e colpevole per tutto il resto. Si è arrivati a cambiare tanto la realtà da far sembrare normale tutto questo e anormale chi non vuole più subirlo, si è arrivati a costruire la dignità di una donna in base alla subordinazione all’uomo, così che la donna più degna (di rispetto?) sarà la madre di famiglia (più dignitosa ancora se madre di almeno un figlio maschio) servizievole e silenziosa, nemica delle altre donne, accogliente e accomodante, appagata di tanta abnegazione dalla felicità di marito e figli. Secondo questa logica possiamo pretendere un orgasmo? Una cura appropriata a un nostro problema di salute sessuale? Possiamo aspettarci di vivere una sana sessualità? (una vita?) Secondo questa logica, chiaramente no. Sarebbe il caso di pensare, prima che ai peni che non si drizzano, al nostro desiderio, alla lubrificazione della nostra vagina, alla nostra clitoride (che prima di poter dare piacere ha bisogno anche lei di drizzarsi) alle ovaie , all’utero, alla nostra vita, a come ci piace di più fare l’amore, esistono carezze, baci, labbra, lingua, mani, parole, tempo, fantasie e certo anche i peni per chi vuole. Forse è possibile che l’orgasmo non sia solo o una privazione o uno sfogo (o un’ utopia) ma molto di più, un’armonia con tutto il resto…questo secondo me vale anche per gli uomini.

  3. Effe says

    Fikasicula, certo che puoi pubblicarlo!

  4. fikasicula says

    effe, hai ragionissima. ma possiamo ripubblicare il tuo commento come post? ci sono un sacco di spunti che possono stimolare altre riflessioni.

    un abbraccio

    (anche ad ale non ales :D)

  5. Ale (non ales) says

    “Pensiamoci per questo natale. Invece di fare regalini a destra e a manca immaginiamo un mondo fatto di peni. Immaginate i vantaggi di copricapo e sciarpine del diametro di tre/quattro centimetri. Tanto di guadagnato non credete?”

    Questa è bellissima.

    Comunque, per come la vivo io, mi sembra una sorta di spillo (punzecchiare continuamente). Ogni volta che si cerca di modificare la situazione, interviene qualche “ricerca scientifica” che tenta di riportare, e ricondurre, ogni aspetto della vita alle differenze (mah) biologiche (ancora mah) tra maschi e femmine.
    E’ un po’ una gran rottura…

  6. newsexology says

    Le case farmaceutiche “infuenzano” molto gli andrologi e i sessuologi… oltre al maschilismo (e ignoranze..) della sessuologia “scientifica” di oggi che divulga la sessualità femminile solo al “servizio” di quella maschile e per la ripoduzione…
    Le vere disfunzioni sessuali (erettili, eiaculazione precoce)sono molto meno frequenti di quello che si crede (come anche le disfunzioni orgasmiche femminili…), perché spesso sono solo condizioni fisiologiche iniziali o, che potrebbero risolversi semplicemente con l’acquisizione sia delle conoscenze fisiologiche normali, sia di quelle che portano all’apprendimento del concetto di “fare l’amore”. Dato che questo ancora non è possibile, le disfunzioni sessuali sono ancora molte e presenti in entrambi i sessi con una frequenza in costante aumento”.
    Il “nuovo” vero farmaco è una corretta educazione sessuale, con la definizione di rapporto sessuale completo = orgasmo per entrambi i partner sempre, con o senza il rapporto vaginale, anche e soprattutto la “prima volta” (distinguere tra “primo rapporto vaginale” e “prima volta che si fa l’amore”) e dopo la menopausa, e in gravidanza; e con la stimolazione contemporanea del clitoride durante il rapporto vaginale è possibile “l’orgasmo femminile” (questo è il termine scientifico corretto!) in tutte le donne e ad ogni età (chiaramente, anche per questo, la masturbazione femminile è importante).
    Per favore a chi interessa approfondire vedi i video: “Sesso per Piacere. Istruzioni per fare l’amore. Prima volta. Video da far vedere anche nelle scuole”, in: http://www.youtube.com/watch?v=SMl-Rll3M3s
    e il video dove si parla anche di come stimolare il clitoride…: “Sessualità maschile: Pene-Erezione-Orgasmo-Eiaculazione-Masturbazione-Fare l’Amore-Prima volta”, in:
    http://www.youtube.com/watch?v=WVDSJ9P-5Og

  7. Effe says

    Rispondo alla tua ultima domanda: perchè non gliene frega un cazzo a nessuno.
    Nel “pensiero comune” la sessualità è strettamente legata alla riproduzione, mica al divertimento. Se ai maschietti non tira, i figli non si possono fare e questo è GRAVISSIMO! Oibò, senza l’alzabandiera le pecorelle del Signore non si possono moltiplicare, non lo sapevi? Ma se una donna non gode, se prova dolore nel rapporto, se non si diverte scopando, resta comunque fertile, quindi, chissenefrega!
    Ti riporto una risposta che avevo dato tempo fa in altri blog:
    Durante il parto ho subito un’episiotomia (taglio del perineo) di 40 punti che mi ha causato dei problemi che mi porto dietro ancora oggi, dopo un anno e mezzo. Non riuscendo a risolvere il problema del dolore in maniera naturale (con massaggi, oli, creme, lubrificanti, ginnastica e quant’altro) ho iniziato a fare una ricerca su internet per quel che riguarda la vaginoplastica. Cosa ne è venuto fuori? Che la maggiorparte degli interventi di chirurgia plastica non sono indirizzati al miglioramento della vita della donna, ma bensì nel miglioramento della donna nei confronti dell’uomo.
    Di interventi per rifarsi le tette ce ne sono una marea, però non cè una ragione funzionale per fare una mastoplastica: se hai il seno piccolo o il seno cascante, puoi comunque allattare (il seno a mio avviso ha esclusivamente questa ragione di esistere). E solamente per apparire appetibile agl’occhi degli uomini che si fanno questo genere di interventi.
    Ma con un’episiotomia ricucita male, per ben che vada, non riesci ad avere rapporti, hai problemi nel camminare e nel sederti. E perché non si parla di soluzioni chirurgiche che potrebbero aiutare tantissime donne a risolvere questi problemi? Semplicemente perché un problema funzionale femminile non intacca la sessualità maschile. La sessualità femminile non interessa a NESSUNO. Se sono frigida o se sento male durante i rapporti, sono lo stesso fruibile da un uomo. Poco importa se non sento nulla o se sento dolore, sono lo stesso un buco penetrabile e un utero da riempire, mentre se ho le tette piccole o un seno mancante, potrei risultare poco piacevole agl’occhi di un uomo e questo intaccherebbe la SUA sessualità.
    Vi sembrerà assurdo, ma quando ho fatto una visita da un chirurgo per fare la plastica al perineo, il dottore si è dimostrato più dispiaciuto per la mancata sessualità del mio compagno (che potrebbe al limite trovarsi un’amante!) che per il danno permanente che ho subito io!
    Alla fine, il chirurgo si è rifiutato di operarmi, dicendo che il mio era solamente un problema psicologico! Ma il problema psicologico io non ce l’ho! Sono sei mesi che mi faccio seguire da una psicologa, nonchè sessuologa, e nonostante il trauma del parto, non ho assolutamente nessun blocco nei confronti degli uomini. Semplicemente fa male perchè sono stata ricucita male.
    Ma non finisce qui, perchè il bravo dottorino ha raggiunto il massimo della stronzaggine quando mi ha prescritto una crema anestetica da usare prima dei rapporti. Più o meno come se avessimo il mal di denti e, invece di curarli, ci mettessimo l’anestetico in bocca per non sentire male mentre mangiamo. Si, non si sente male, ma non si sente neanche il piacere, il gusto… Risposta del dottorino? Un velato “Ma almeno così riesce a fare qualcosa.” (come a dire “Perchè così si diverte almeno tuo marito, egoista frigida rompicoglioni!!”). Non contento della mia faccina sconcertata, ha aggiunto “Ma ha preso in considerazione la possibilità di avere dei rapporti anali?”
    Ma come?! Io vengo a chiederti aiuto perchè mi fa male quando faccio l’amore e l’unico consiglio che mi sai dare, è di prenderlo in culo???!!!!