Dalla lista Sommosse, mentre si discute sulle cose da fare. Tra una manifestazione e l’altra c’è chi ricorda Montalto di Castro e assieme ad altre pensa di andare proprio lì a manifestare forte opposizione contro la violenza maschile sulle donne. Luigia scrive:
Montalto è come il paese della mia adolescenza. Avevamo 13 anni
e un padre che ci prendeva a cinghiate ed ombrellate se ci scopriva al bar ad ascoltare musica
e un nonno che ci faceva sedere sulle sue gambe per masturbarsi
e un padre che ci faceva una piazzata se salutavamo i nostri amici con un bacio sulle labbra
perchè lui ne aveva l’esclusiva, lui sì che poteva infilarci anche la lingua.
Avevamo 13 anni
e delle madri che chiudevano entrambi gli occhi quando i nostri parenti ci usavano violenza
e dei paesani che ci tendevano imboscate quando non eravamo a scuola o chiuse in casa per cercare di
farci la festa
e dei compagni di scuola che ci mettevano le mani addosso quando eravamo in classe, sotto lo sguardo
e le risate e le beffe di tutti.
Avevamo 13 anni
quando con le amiche ci sedevamo sulle scale della chiesa con "Ciao2001" a cantare, a sognare, a
reinventare il futuro, a parlare di amore, di morte e di rivoluzione
quando arrivava la perpetua del prete e ci scacciava dal "sacramento" dandoci delle "brutte
svergognate", ossia puttane.
Avevamo 13 anni
quando una madre, preoccupata per quello che si diceva in giro di noi (eravamo troppo libere) e per
le conseguenze che potevano derivarne (stupri e molestie di branco come punizione della nostra
"civile società") si rivolse ai carabinieri per dissuadere i potenziali stupratori.
Avevamo 13 anni quando questi carabinieri, insieme ai "potenziali stupratori", di cui uno figlio di
carabiniere e ora digossino, vennero in borghese a molestarci e a minacciarci perchè non eravamo
gentili con loro.
Quella fu la prima volta che mi sentii dare della "terrorista"
da un carabiniere, amico e padre di "potenziali stupratori"
perchè non ero gentile con loro e mi ribellavo all’autorità.
Sono fuggita da quel paese ostile perchè non ho incontrato solidarietà e con essa la forza
collettiva di cambiarlo.
Delle mie amiche sono stata l’unica che ha cercato di liberarsi,
poche altre sono riuscite ad emanciparsi
molte hanno accettato le "regole", si sono sposate e chiuse in casa,
si sono chiuse la bocca
perchè non hanno incontrato solidarietà.
PIUTTOSTO CHE FARE L’ENNESIMA PROCESSIONE CIVILE A ROMA
ANDRO’ A MONTALTO, ARMATA FINO AI DENTI DI TUTTA LA MIA RABBIA
QUELLA CHE A 13 ANNI MI HA FATTO GUADAGNARE IL TITOLO DI TERRORISTA
perchè è della solidarietà fisica che le giovani donne di Montalto hanno bisogno
non della nostra "civile società".
—>>>Su facebook c’è chi ha fatto un gruppo apposta per organizzare qualcosa proprio a Montalto di Castro.
Si legge tutto d’un fiato.
Complimenti!
Scusate se uso lo spazio dei commenti, ma non ho facebook.. Luigia tienici informate, io a Montalto ci verrei molto volentieri.