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Roma: la dolce vita degli stupratori italiani

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Quella che vedete sopra è Anita Ekberg nel famoso film di fellini "La dolce vita". Se Fellini dovesse rifare la scena oggi per descrivere l’attuale situazione politica romana non appena la Ekberg si tuffa nella fontana farebbe arrivare un simbolico impasto di maschi stranieri (un modello estetico ottenuto dall’incrocio dei personaggi di pasolini e quelli di ciprì e maresco), poi una flotta di giornalisti che fa un paio di scatti per immortalare l’abuso, immediatamente l’arrivo del questore che con lo sguardo da esaltato dice "lo abbiamo preso!" e infine il sindaco in parata, con la fascia tricolore, tirato a lucido per l’occasione assieme alla consorte che attiva la chiave a molla di una certa ministra per farle dire "Abbiamo in cantiere una proposta di legge che stabilirà le regole necessarie a garantire sicurezza alle donne. Noi puntiamo sulla certezza della pena e bla bla bla!" (certe volte la bambola si inceppa...). Un circo di tutto rispetto. Meglio di quello della famiglia Orfei.

Nanni Moretti probabilmente farebbe una scelta diversa, meno onirica, senza satiri satireggianti. Forse tirerebbe fuori dal suo splendido repertorio i famosi schiaffoni mollati per "come parli?". Uno schiaffo alle forze dell’ordine, uno ai giornalisti, uno al fascista che parla di "nostre donne" e "stupri etnici". Sarebbe un bel copione. Spero che Moretti interpreti questo tempo e lo faccia con una attenzione di genere. Spero lo facciano anche le registe donne se non sono dipendenti dai marchi mediaset o dai contributi del ministero e non tirano alla pagnotta per campare.

Fare un bel film che si intitola "Lo stupratore seriale!" sottotitolo: l’ombra del congresso del pd. Oppure qualcosa che descrive l’eroismo di "ultimo" il carabiniere alla prova del nove. Dopo aver sbaragliato la mafia – secondo la ultima versione della fiction televisiva – all’arrembaggio per la difesa delle tenere fanciulle.

Oppure – ancora – una serie televisiva che parli delle avventure del sior silvio, giacchè abbiamo sancito universalmente che ce l’ha duro, potremmo fare una lunga intervista con lui inquadrato da dietro (con parrucca e voce distorta) per fargli raccontare il suo tristissimo periodo di utilizzatore finale. Una confessione strappalacrime in molte puntate intitolate "si può smettere" condotte da alda d’eusanio.

Tutto ciò per dire che stamattina è venuta fuori dall’enorme bacino di denunce fatte ogni giorno da donne molestate, picchiate, violentate, l’ennesimo racconto di violenza.

La città è ancora roma, lui pare sia un italiano, volontario di una onlus che si era persino occupata di una raccolta per i terremotati in abruzzo.

Di lui probabilmente il questore nei prossimi giorni dirà che aveva gran brutte abitudini, che era solito masturbarsi sulla immagine oramai sbiadita di un poster di eva kent, che teneva dentro il cassetto tanti piccoli ritagli di accessori di moda, che aveva la manìa dei sandali con la zeppa e che teneva un paio di barbie impiccate nel salotto.

Se è italiano bisogna immediatamente correre ai ripari, dire fuor di ogni dubbio che si tratta di un soggetto deviato e non di uno che ha pensato bene di fare l’utilizzatore di una ragazza diciottenne come tanti altri utilizzatori italiani di ragazze appena diciottenni. 

In una città che sta procurando ansia e panico tra le donne che hanno il terrore di aver perso il controllo sulle proprie vite perchè le istituzioni hanno detto che il pericolo viene da fuori e che quando viene da dentro è sempre una anomalia. In una città in cui le istituzioni hanno inflitto la molestia più grande a tutte le donne che ora si sentono insicure, succubi e dipendenti, pronte a delegare tutto a chi dice di terrorizzarle con racconti horror per il loro bene. In una città in cui giornali e tivu’, istituzioni e ministri spezzano le ossa alle donne che avrebbero bisogno di sapere che possono farcela, di avere una maggiore autostima, invece che avere impresso con un marchio a fuoco che sono un branco di vacche incapaci di determinare qualunque evento sulla propria vita a meno che non lo voglia il mandriano.

Come ho già scritto innumerevoli volte le donne vengono addomesticate a non percepire un pericolo quando ce l’hanno accanto. Alle donne viene detto che certe cose succedono raramente. Sarebbe una ottima cosa se il questore invece di rilasciare interviste che non donerebbero catarsi neppure ad una zombie snociolasse uno ad uno i dati reali delle violenze. Quante denunce? Quante in famiglia? Quante da persone amiche?

Cioè: oggi, in questo momento, quante sono le donne che stanno subendo violenza da parte di un uomo che conoscono benissimo?

Bisogna sapere per trovare la forza di reagire. I pericoli che sembrano venire dall’ignoto creano sempre fragilità che diventano causa di altri brutti avvenimenti. 

Le donne hanno diritto di sapere, per uscire dal buio, per sentirsi più sicure di se’, per non sentirsi sole. E smettetela di spegnere la luce. 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. fikasicula says

    grazie rocco 🙂
    notiziona. come siamo felici.
    mo’ cio faccio un post

    ciao

  2. rocco la kieppa says

    si puo toccare la collega, e patto…..

    http://www.tgcom.mediaset.it/…ticolo456072.shtml