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Siamo meridionali

http://etleboro.com/picture_library/emigranti2.jpg

 [la foto viene da qui]

Mentre il ministro sacconi ritarda sempre più la data delle
nostre pensioni, alle donne un po’ più tardi e a tutti “secondo l’aspettativa
di vita” (che significa che se la vita media dura fino a ottanta anni tutti
prenderemo la pensione a settanta e chi se ne fotte se – per dire – io posso
crepare – per esempio – a 67 anni senza aver avuto accesso alla pensione
neppure per un giorno
), il presidente della repubblica si è accorto ohibo’
che il sud si
sta svuotando di gente
ma chissà come mai si riempie di monnezza.

Ricordo che nella scuola media uno dei primi libri di
narrativa che ci fecero leggere fu Marcovaldo, di Calvino. Non ci feci caso lì
per lì ma poi mi resi conto che era una specie di imprinting. Tutti noi
dovevamo abituarci all’idea che prima o poi ci sarebbe toccato spostarci.

Sin da bambina dal chiuso del tuo paesello ti abitui a
osservare con timore reverenziale tutti quelli che vengono “dal nord” e nord è
una parola vaga perché si adatta anche a quelli che vengono da lamezia terme.

Come dimenticare l’emozione della prima chiacchierata con
chi poteva raccontarci com’era il mondo fuori dall’isola. D’estate era un gran
momento perché tornavano gli immigrati con i figli e le figlie che non
mancavano spesso di farti sentire una specie di lombrico.

C’era la figlia di tizio che terminava tutte le frasi con il
“né” di torino, la figlia di caio che parlava con accento milanese, la figlia
di sempronio che iniziava le frasi con “mo’ ti dico”.

Eravamo come accattoni che aspettavano almeno le briciole di
una sapienza che immaginavamo superiore e non ci rendevamo conto che già
eravamo colonizzati in ogni senso e che
ci portavamo addosso quel brutto marchio di fabbrica che è destinato agli
esseri inferiori, quelli costretti ad emigrare per campare, quelli che
arricchivano il nord togliendo braccia al sud.

E’ una cosa infame sentirsi cittadini di serie B e se donne
anche di serie C. A scuola ti insegnano a disegnare le case di montagna, come
quelle svizzere, e tu non hai mai visto una casa di montagna, specialmente
quella svizzera. Ti insegnano a parlare italiano e se parli il dialetto ti
dicono che sei ignorante. In casa parli italiano perché altrimenti a scuola
scrivi e parli male. Ti insegnano a pensare e ad agire in svariati modi e non
c’e’ da sorprendersi se poi si sviluppano sacche di integralismo orgogliose di
mantenere in vita una mentalità “tradizionale” ma che ti fa sentire a casa.

La colonizzazione non ha fatto bene alle donne siciliane
perché comunque si è sviluppato un codice preciso che distingueva le straniere
dalle donne locali. Proprio come fanno gli stranieri di culture differenti che vivono ora in italia.

Le ragazze che venivano dal nord erano certamente tutte
puttane mentre quelle paesane erano illibatissime. Sulle ragazze che venivano
dal nord c’era un giro di scommesse che stabiliva premi e riconoscimenti in pubblica piazza per chi se le faceva
per primo. Ovviamente nessuno mai confessò che forse non c’era proprio stato
niente. Secondo la loro opinione le donne del nord facevano cose da turchi, nascevano già con rudimenti
di puttanaggine e si nutrivano di biberon pieno di posizioni del kamasutra. Ovviamente quello era un modo per normare anche la nostra vita, delle donne locali, che finivano per essere titolate in quanto pulle "come quelle del nord" se per caso svolgevano una vita affettiva e sessuale libera e alla luce del sole.

Le ragazze del nord erano odiate, invidiate. Io ricordo solo
che provavo a farci amicizia per sapere cose nuove, perché le consideravo
messaggere di notizie che fremevo di conoscere.

Appena fui grandicella compii i primi passi verso il “nord”.
Svariati e innumerevoli “nord”. Scoprii che le ragazze del sud normalmente non
potevano staccarsi dal sud neanche volendo.

Le case degli italiani – quelli vecchio stampo – in giro per
il mondo in qualche modo si somigliano un po’ tutte. Sono le uniche nelle quali
trovi il bidet nelle nazioni in cui il bidet non esiste e sono le uniche nelle
quali l’arredamento ricorda pericolosamente quello meridionale. Enorme stanza
da pranzo, soggiorno con soprammobili pacchiani, camera da letto matrimoniale
con crocifisso al capezzale e così via. La televisione ovviamente è arricchita
di antenna satellitare e vi assicuro che il passaggio dalle vie di Londra ad
una casa con Raffaela Carrà in tivu’ è un po’ come un viaggio attraverso due
dimensioni parallele. Un trip spazio temporale che ti riporta indietro di almeno 30 o 40 anni al tempo di un meridione che nel frattempo è cambiato (un po’) ma che nella testa di chi emigra resta congelato all’epoca dei suoi ricordi.

Gli italiani, i meridionali, all’estero hanno gli stessi
problemi degli stranieri in italia. Si portano spesso la moglie da casa e
attraverso quella imprimono altre regole nella crescita dei figli e soprattutto
delle figlie.

C’erano donne che venivano cresciute come a little italy a
new york. Lontane dalle tentazioni perché fuori c’era il diavolo e loro
dovevano restare sante.

Fuori dagli stereotipi ovviamente ho anche conosciuto fior
di ragazze che sono cresciute in modo totalmente differente. Il merito spesso è
stato dell’ambiente che hanno frequentato e che le ha influenzate malgrado
l’educazione paterna.

Il viaggio a due dimensioni esiste anche in italia, nel
“nord”. Ho scoperto che il nord degli immigrati, quelli della stagione operaia,
in realtà era fatto di solitudini e periferie, luoghi grigi e tristi, senza
odori e colori, senza sole e mare. Siciliani che si ritrovavano nello stesso
bar mentre le mogli continuavano a fare la vita di sempre anzi una vita
peggiore perché erano condannate ad essere recluse. Non conoscevano nessuno e
si nutrivano di nostalgia e ricordi mentre crescevano i figli aspettando di
potere un giorno forse invecchiare nel luogo dal quale erano venute.

Le forme di emigrazione sono tante e i modelli culturali che
i meridionali portano con se’ sono comunque abbastanza duri a morire. Nel bene
e nel male, nelle cose negative e in quelle che io considero molto positive chi
viene dal sud in qualche modo resta con la testa e il cuore sempre a sud.

Da un bel po’ di anni – ed è perciò che il presidente della repubblica arriva
tardi – il sud si sta svuotando di intelligenze. Le braccia immigrate vengono
sostituite da quelle degli stranieri. Ce ne sono
tanti e sono sfruttati anche se vivono meno forme di discriminazione che nel nord.

Ma le teste che se ne sono andate e continuano ad andarsene
non le sostituisce nessuno. Perché gli stranieri che arrivano con una laurea in
tasca comunque non possono usarla e finiscono a lavorare nell’edilizia o
nell’agricoltura.

Il risultato è abbastanza evidente. L’italia è ferma per
nepotismo, mentalità feudale. Il meridione unisce a tutto questo la sempre più
evidente assenza di persone intelligenti, qualificate, competenti.

Da molti anni l’emigrazione da sud a nord è cambiata nei
mestieri. Prima davamo via gli operai poi abbiamo svenduto gli insegnanti.

Ritenendoci inferiori abbiamo tanto studiato, non avendo
lavoro abbiamo tanto studiato. Così abbiamo scoperto che il nord è pieno di
gente ignorante che guarda noi dall’alto in basso. Abbiamo scoperto che tre
quarti del corpo insegnante del nord è meridionale. Ritenendo non all’altezza
le nostre fonti di studio siamo andati a studiare altrove, abbiamo finanziato
altre università, c’e’ chi è diventato ricercatore in città del nord. C’e’ chi
si è spostato e vive di precarietà perché il nord non offre molto di più di
quello che offre il sud. Al sud è lavoro nero e al nord è lavoro precario  retribuito malissimo.

Non avete idea di quanta sia la gente del sud che sta nel
nord e vive di precarietà. Vivere di precarietà perché non si hanno alternative
significa non avere paracaduti sociali, non c’e’ la famiglia che ti offre un
piatto di pasta se ti serve e devi pagare un affitto assurdo e nel frattempo
pensi di costruire un futuro che troppo spesso non viene mai.

Il vantaggio di stare al nord? La possibilità di raggiungere
l’europa in un soffio. La possibilità di guardare da vicino il provincialismo
formato padania o centro-nord o nord-est. La possibilità di fare una indagine
sociologica per scoprire le radici profonde del razzismo e dell’egoismo
sociale.

Dal sud, tra le tante cose, da un po’ di anni hanno
cominciato a muoversi anche un bel po’ di riferimenti culturali. Ne sono
rimasti, alcuni splendidi, geniali, ma alcuni anche semplicemente
autoreferenziali e mai pronti a fare rumore. Il governo di centro destra di
intelligenze ne ha congelate un bel po’. Per il resto è come se tutto fosse
diventato dipendente da una cifra “culturale” che passa dai grandi gruppi di
distribuzione e produzione.

Se fai musica, teatro, cinema, scrittura, altro, devi
comunque seguire la corrente che ti porta verso quell’unico nucleo accentratore
che segna il monopolio della cultura.

Ne ho sentiti troppi, in tanti anni, dire che bisognava
andare a milano o a roma per fare determinate cose, altrimenti niente,
altrimenti non esisti. Vale per i comici, i musicisti, i cantanti, i ballerini,
le artiste, per gli attori, le attrici, gli scrittori e le scrittrici, vale per
chi fa cinema e tv.

Sono rari gli esempi di chi è riuscit* a farsi strada a
partire dai propri punti di forza. Altrimenti, dopo tanta inutile e faticosa
gavetta è sempre stato un fuggi fuggi generale perché si sa: se stai a nord,
hai ventanni e metti insieme quattro note per comporre un brano ti fanno un
contratto. Se stai al sud e sei diplomato al conservatorio e fai cose
meravigliose non ti caga nessuno.

Se stai a nord e fai qualunque cosa hai più luoghi ai quali
rivolgerti. Se stai a sud puoi tranquillamente fare la fine di leopardi, gobbo
a recanati, e morire senza aver visto il paesaggio al di la’ della collina. Sei
in periferia. Una periferia italiana che accentra tutto altrove. Sei in periferia
anche se stai al centro di una delle grandi città del sud.

E’ la constatazione di reali svantaggi che normalmente fa
dire a certi nordisti che noi del sud siamo pigri e viviamo di assistenzialismo.
Poco importa se tante persone non vengono assistite proprio da nessuno e se
nonostante l’intraprendenza si scontrano contro sistemi nepotisti, le
conoscenze, le amicizie, le raccomandazioni, etc etc. Poco importa se a noi del
sud c’e’ chi quotidianamente ruba la vita e il futuro.

E ora che abbiamo fatto la deregulation e il federalismo
fiscale voglio vedere se al nord non cominceranno ad attuare i “respingimenti”
anche per noi gente del sud. Anzi no, potremo entrare attraverso il sistema dei
flussi con graduatoria sanata per le badanti e altre schiave, giusto?

Posted in Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


8 Responses

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  1. fikasicula says

    mario, sono contenta che tu abbia condiviso il post (salutami con grande affetto la tua compagna). mi sorprende sempre vedere quanto le cose che penso diventino espressione di un sentire condiviso.

    se ti interessa c’e’ anche la terza parte.

    ciao

  2. Mario says

    Devo ancora leggere il seguito del post, comunque questo lo condivido parola per parola. Io sono “nordico”; la mia compagna è meridionale; nostra figlia è semplicemente una bambina, perché mi rifiuto di contare le percentuali di «sangue di su» e «sangue di «giù» (se fossi nazionalista direi che è italiana, del resto ho molti parenti anche nel «centro»). Deliri verbali a parte, negli ultimi 6 anni ho cominciato a conoscere un meridione che mi era del tutto oscuro. A prendere gli espressi notturni (quelli di tanti pendolari) e a vedere insegnanti e muratori “salire” per lavoro. E ho “seguito”, io insegnante entrato in ruolo prestissimo per il solo fatto di abitare ad Aosta, le vicissitudini della mia compagna e di moltissim* precari/e, soprattutto del sud, attraverso le varie scuole di specializzazione: “truppe” di persone delle più svariate provenienze in strada, la mattina presto, a Milano o a Venezia, per dare il test d’ammissione delle varie Ssis o Sos; oppure collegh* provenienti ad Aosta da tutta Italia, nonostante la “preoccupazione” del legislatore valdostano di evitare flussi di gente che non si fermerà per sempre, che passerà di ruolo e cercherà di tornare “a casa”. C’è poi l’idea che forse tra qualche anno faremo il percorso inverso di tant* e ci stabiliremo «giù», con tutti gli svantaggi del caso, visto che da me le cose funzionano bene o male, ma comunque per tanti versi meglio. In questa luce, leggo con attenzione sui giornali i dati relativi a un meridione “fermo” o che regredisce. Ma mi è cresciuta, negli anni, l’insofferenza per tutti i ragionamenti alla leghista, come se le colpe fossero esclusivamente del sud, come se esistesse una razza superiore padana, là dove vedo sempre più ignoranza e ipocrisia. Ecco il filosofo Mario Borghezio. Ecco il poeta Matteo Salvini (si chiama Matteo?). Ricordo all’italica umanità che i bei signori che ci governano sono quasi tutti del nord. Ricordo una volta di più che la ministro Gelmini è bresciana e immagino che, dopo di lei, Berlusconi potrebbe affidare la pubblica istruzione al figlio di Bossi, per “punire” la scuola pubblica (e meritocratica!) di aver osato bocciarlo 3 volte.
    Conto di ripubblicare questo post (insieme, immagino, al suo seguito che devo ancora leggere) sul mio blog. Un abbraccio

  3. fikasicula says

    micce ma ti pare che io abbia detto che al nord sia tutto facile o tutti sono ignoranti?

    prova a rileggere il testo senza aspettarti precisazione nordcentriche. sto a sud, sono del sud. potrò parlare da donna del sud ogni tanto o devo allisciare il nord sempre?

    chi non è ignorante e non la vive facile al nord lo sa bene. devo dirti quanti amici nordici ho io? 🙂
    ciao

    ps: cara lia la tua esperienza è comune a tantissime ragazze. non fartene un cruccio. non è colpa tua. massimiliano grazie a te.

    un abbraccio meridionale a tutt*

  4. Massimiliano Cuccia says

    Citerei questo post parola per parola!
    grazie
    ciao

  5. Lia says

    Da figlia di meridionali…ho capito e condiviso appieno il tuo post. Mi ci sono riconosciuta! Io sono stata una bimba che si è vergognata [ed ora me ne vergogno!] di passeggiare con i propri genitori mentre conversavano in dialetto. Io sono stata un’adolescende del nord che tutte le estati tornava al paesello d’origine [Guardiagrele, in Abruzzo] era additata come la “straniera da conquista”.
    Mi è piaciuto leggere ciò che da anni e per anni ho provato!
    Ma adesso quanto orgoglio maturo per le mie origini!

  6. micce says

    Trovo il tuo post davero interessante perchè vuole descrivere la situazione che molte persone stanno attualmente vivendo; forse però l’amore per la tua terra non ti fa essere oggettiva? Al “nord” non è tutto facile, non ci sono solo ignoranti e non ci sono solo leghisti…

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  1. Il Vento e L'Anima linked to this post on Luglio 21, 2009

    Siamo meridionali (III) – le persone "senza storie" e i corpi delle donne da http://femminismo-a-sud.noblogs.org http://media.photobucket.com/image/donne Continuo la carrellata di narrazioni etno-sociologiche. La prima parte qui. La secon

  2. mariobadino linked to this post on Luglio 20, 2009

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