Su Liberazione è stata pubblicata una lettera di Maldestra e Madri per Roma Città Aperta. Si riferisce ad una questione che riguarda la stampa cosiddetta di sinistra e la pubblicazione di pagine nelle quali si sdoganano culture fasciste. Certo non è niente rispetto a Berlusconi che oggi dice del dittatore Gheddafi che avrebbe "qualche risvolto di originalità" e che di un uomo, anzi un "cliente" (così l’ha chiamato) "vanno pesate le buone e le cattive qualità" (le corsie preferenziali che il dittatore rilascia a confindustria e la sorveglianza delle coste contro gli immigrati, sarebbero le buone qualità), nella migliore tradizione del rapporto tra capi di spregiudicati comitati d’affari. Restando sul tema, in ogni caso, una discussione del genere tempo fa vi fu anche per un articolo pubblicato su Il Manifesto nel quale la cronaca descrittiva del fenomeno neofascista veniva stilata con pericolosi scivoloni acritici. Poi ci fu la giornalista Alessandra Di Pietro che sul settimanale Gioia proponeva una intervista alle donne di casapound come si trattasse di una chiacchierata tra vecchie amiche i cui mariti usano chiamarsi tra loro "camerati". Belle signore, per carità, neppure un filo di cellulite. La Di pietro ha scordato di chiedere qual è il segreto della loro bellezza. Deve essere dura liposungere anni e anni di culto della perfetta giovane fascista del terzo millennio. (Se interessa, nei "nostri" spazi c’e’ ampia licenza di naturale e rilassato sbracamento corporeo. Sai mai voleste farvi un morso di meravigliosa cioccolata fondente…)
In generale pare dunque che nella capitale passare per i lidi neofascisti sia diventato una sorta di rito iniziatico. Nulla di male, certo, come fare un bel viaggio nella storia e andare a stringere la mano ai repubblichini di salò, anzi ai bei soldati della decima mas. Dato che a Roma esiste questa bella macchina del tempo che permette di risvegliare "il fascista che è in noi" chissà che non si possa tornare ancora più indietro. Si. Basta informarsi. Sono convinta che esistano dei gruppi di adoratori del sacro romano impero. Probabilmente si divertiranno anche a fare tanti bei giochi di ruolo. Un bel viaggio tra centurioni e esseri umani massacrati al colosseo, perchè no. Volendo, però, si potrebbe andare a farsi una idea di quello che è stata la storia avendo il coraggio di riaprire capitoli che si intendono chiudere per comodità. Basta andare nella sede dell’Anpi, associazione nazionale dei partigiani italiani. Per i più coraggiosi c’e’ sempre qualche biblioteca che ancora "osa" esporre i verbali delle commissioni stragi, le stragi di destra, quelle che convivono con noi senza un colpevole.
In ogni caso Maldestra e Madri per Roma Città Aperta questa volta ci raccontano di un nuovo ospite a Casapound. Auguriamo a tutti i frequentatori di "quel regno dei balocchi nazifascisti" di divertirsi moltissimo e vi porgiamo la lettera. Buona lettura.
Perchè "L’Altro" sceglie come interlocutori i "fascisti del terzo millennio" di Casapound?
Imbarazzo o rabbia, o forse entrambi. E’ difficile scegliere le parole con cui rapportarci ad alcune scelte de "L’Altro", il quotidiano diretto da Piero Sansonetti, nato per esprimere una "nuova idea di sinistra capace di rompere i tabu’ e dialogare oltre i vecchi steccati". Intenti legittimi, solo che sulle colonne de "L’Altro" gli interlocutori sono quelli che non ci si aspetterebbe mai in un giornale che si fregia del sottotitolo "la sinistra quotidiana". Qualche esempio? Un’intervista a Iannone, capo dei "fascisti del terzo millennio" di Casapound, senza contraddittorio alcuno, quasi un volantino di propaganda, in cui si bercia contro l’antifascismo; il racconto dell’incendio di Casapound Bologna, con tanto di eroica descrizione del federale locale "personaggio interessante e controverso": definizione perlomeno curiosa per chi, neanche due anni fa, è finito in carcere con l’accusa di associazione a delinquere con l’aggravante razzista per una quindicina di pestaggi.
Ma non c’e’ da stupirsi se su "L’Altro" a scrivere tutto ciò è Ugo Maria Tassinari, studioso della destra radicale che partecipa e promuove però le iniziative dei neofascisti stessi. Oppure se ad occuparsi di futurismo è Miro Renzaglia, animatore della galassia culturale della destra radicale e firma di NoReporter, sito d’informazione gestito da Gabriele Adinolfi, ex Terza Posizione, che ogni anno non manca di ricordare con un articolo il compleanno di Adolf Hitler. Sono questi gli steccati da superare? La ricerca di un approccio "laico" alla società deve proprio passare per la legittimazione di chi, pur spacciandosi per "post", in realtà è sempre lo stesso fascista e xenofobo di sempre? Perchè forse Sansonetti e "L’Altro" non si sono resi conto che non solo quasi tutti i quadri di Casapound provengono dal Movimento Politico sciolto in base al decreto Mancino, dopo uno stillicidio di violenze xenofobe, ma che la loro cultura è tutto fuorchè nuova, come indicano i riferimenti espliciti allo squadrismo e alla Rsi.
Non è nuova la loro violenza, quella della mazze tricolori contro gli studenti a Piazza Navona, o quella dell’assalto alla casa occupata di Casalbertone a Roma. Non sono nuovi nemmeno i loro protettori politici: la giunta omofoba e xenofoba di Flavio Tosi, a verona, o quella romana di Gianni Alemanno, secondo cui aggredire un immigrato al grido di "sporco negro" è un problema di "bullismo". Chissà come fanno Sansonetti e "L’Altro" a guardare in questi giorni con preoccupazione alla deriva xenofoba che travolge l’Italia e l’Europa e allo stesso tempo flirtare intellettualmente con i fasciofuturisti che non solo si sono presentati in precedenza alle elezioni nel cartello elettorale guidato da Berlusconi, ma condividono con la destra politica idee e contenuti in materia di sicurezza, immigrazione, rifiuto della società multiculturale, eccetera eccetera.
Un conto è fare informazione, anche in modo spregiudicato, altro è condividere nei fatti la strategia politica che un pezzo della destra radicale italiana sta perseguendo da anni: rappresentare se stessa come un universo nuovo, pragmatico, scevro da dogmi e pregiudizi, capace di dialogare con tutti. Non solo, il superamento del binomio fascismo/antifascismo, la ricerca di una sintesi superiore, ha poco a che vedere con la voglia di uscire dal Novecento. C’e’chi queste cose le diceva già anni fa: si chiamava Terza Posizione, ed è stata sciolta all’indomani della strage di Bologna. Queste poche righe vogliono essere un contributo per chiudere una fase di eccessiva ingenuità con cui stampa e mass media, al di la’ della presunta provenienza culturale e politica, offrono riflettori a quei rottami del peggior fascismo che in modo sempre più furbo si riaffacciano nei nostri territori.