"Questa mattina centinaia di donne, italiane e migranti insieme a
studenti e studentesse hanno protestato davanti alla statua della
Minerva alla Sapienza contro la politica dei respingimenti prevista dal
trattato Italia-Libia, contro la tratta dei migranti che avviene
quotidianamente in Libia e la detenzione all’interno di campi in cui
maltrattamenti e stupri sono all’ordine del giorno.
L’atmosfera era surreale: da una parte il fumo rosa dei fumogeni delle
donne in protesta, dall’altra i cordoni di polizia e le perquisizioni
all’ingresso di un’università che almeno sulla carta è pubblica e che oggi ai non iscritti era vietata."
Fin qui la nota di Giulia della Torre (che ha fatto la foto sopra) sul Paese delle Donne dove potrete vedere le altre belle immagini della giornata.
Questa invece era la lettera che tante donne, me compresa, abbiamo inviato all’attenzione di gheddafi per dirgli che non abbiamo nulla a che spartire con un dittatore che non rispetta i diritti umani e che di professione fa il mercenario che raccatta stranieri in mare per conto del governo italiano.
Oggi l’appuntamento tra gheddafi e la marcegaglia si è svolto con grandi rassicurazioni da parte del dittatore libico e garanzie di priorità degli affari per le imprese italiane in tutto il territorio della libia. L’incontro tra le 700 donne offerte da mara carfagna a gheddafi è avvenuto in una atmosfera surreale. Gheddafi raccontava che le donne libiche tengono i bambini a casa e per questo non ci sono asili, intendeva apparire come un patriarca illuminato mentre diceva che nel mondo arabo e islamico la donna è "come un pezzo di mobilio che si
può cambiare quando vuoi e nessuno chiederà perchè lo hai fatto", poi però svelava la sua natura. Riporto dall’Ansa:"Come quando ha parlato delle donne che nella prima e seconda guerra
mondiale, con i mariti al fronte, "sono state costrette a lavorare nei
campi e poi sono state rimproverate perché sono uscite di casa". O
perché le donne "fanno i lavori degli uomini" e così "si aggredisce la
loro natura"; accade per la donna che "guida il treno a carbone" o a
quella che lavora in fabbrica "con i capelli impolverati"; meglio
sarebbero "cose più idonee alle donne". E poi. Contro la donna che
"viaggia da sola, dorme in albergo, e che per questo si dice che è
emancipata". Gheddafi chiarisce però che "non c’é dubbio, la donna è un
essere umano. Non c’é distinzione con l’uomo". Ed ancora: "Dio ha
creato due sessi. Ci sarà un motivo". Se poi si vuole far
guidare un’auto ad una donna "non si deve chiedere il permesso al capo
di stato ma caso mai al fratello e al marito"."
Le donne italiane rappresentative di istituzioni varie negli interventi raccolti dalla tivvu’ si rallegravano della possibilità di fare affari in libia da parte di enel – in fase di ricapitalizzazione in italia con greenpeace che chiede se non vogliano fare pagare ai piccoli risparmiatori il nucleare, della ampia possibilità di far circolare merci in quella nazione e le donne più popolane con al collo in fazzoletto della lega dichiaravano che non gli fregava nulla di nulla, che erano lì perchè gheddafi garantisce il respingimento degli stranieri e alla domanda del giornalista una rispondeva che era meglio si chiedesse a maroni.
Come dire: la personalità, l’autonomia intellettuale, la capacità di valutazione estranea a interessi "commerciali", imprenditoriali sono cose molto lontane e difficilmente reperibili nell’assemblea di donne intruppate in ossequio alla politica del centro destra, compiacenti verso le regole economiche capitaliste, pronte a sacrificare vite umane, diritti delle donne compresi, per rintracciare altre fette di mercato.
Questo è quello che è accaduto in afghanistan dove ai colonizzatori non interessava un accidente della legge che consentiva lo stupro alle donne nel matrimonio, dove nessuno si è preoccupato del regresso sui diritti delle donne dopo le elezioni *democratiche* volute dagli stati uniti per piazzare al governo di quello stato gente amica che garantisse possibilità di commercio, di sfruttamento delle risorse, partecipazione alla ricostruzione.
Il patto siglato dall’italia con gheddafi è un accordo che patteggia vite umane, paga un pegno alto alla libia e ne ricava in termini di possibilità di arricchimento per i soliti noti. Di mezzo ancora il gas, il petrolio, la possibilità di edificare infrastrutture in una terra che diventerà sfogo per tutte le imprese edili che hanno ancora in magazzino un bel po’ di cemento depotenziato. Al primo crollo di un ponte o di una casa però gheddafi potrebbe far uso di un missile e in fondo a quel punto mi auguro che prendano bene la mira e che siano in grado di affondare almeno uno dei responsabili della morte di tante persone per i crolli ingiustificati nel terremoto d’abruzzo.
Fare un patto con un dittatore è come fare un patto con la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta. Il concetto si risolve con un "per sempre". Ripensarci è un po’ complicato.
Sarà per questo che il premier si è fatto a casoria un rifugio antiatomico?