Milano. Primo maggio. Pur condividendo totalmente i presupposti e gli obiettivi dell’iniziativa noi purtroppo non c’eravamo. Una ragazza che aveva partecipato alla Mayday ha subito violenza. Poca violenza, tanta violenza, non importa. E’ violenza. Altrimenti non siamo divers* da chi sta dentro i tribunali e giudica il livello di violenza dalla profondità di una penetrazione.
E’ vomitevole la maniera attraverso la quale la stampa gioca con i termini “ubriaca”, “mayday”, “egiziano”. Una botta bacchettona e moralista alla ragazza, una botta alla mayday che finisce per apparire come un raduno di scoppiati e l’ultima botta allo straniero.
Tutto ben dosato per ottenere un mix che in sintesi potrebbe essere espresso in un concetto chiaro: la sinistra è “cultura dello sballo” e “anche le donne di sinistra possono essere stuprate dagli stranieri”. Il resto potete immaginarlo da voi.
Abbiamo letto il comunicato, parlato, ci siamo confrontate, incazzate e abbiamo concluso che le cose scritte da Mayday milano chiariscono si il contesto ma sbagliano per alcune sviste significative.
Nel comunicato non c’e’ scritto in un solo passaggio che mayday è solidale con la ragazza che ha subito violenza. Scontato che lo sia ma doveva essere scritto giacchè la ragazza è più importante della mayday. [leggi perchè doveva essere resa pubblica la solidarietà]
Sbagliato specificare che si sia trattato di (un tentativo di violenza). Lo stesso comunicato difatti rileva che è comunque gravissimo e la distinzione a nostro avviso non andava fatta.
Sbagliato specificare che il violentatore non faceva parte del corteo. Come se non ci fossero uomini sessisti e che fanno violenza alle donne tra chi viene ai cortei. E’ una estremizzazione ideologica. Di più: è una assoluzione a priori di tutti gli uomini che fanno parte del movimento.
Nelle discussioni che si stanno facendo su indy lombardia si legge troppa preoccupazione rispetto al fatto che i nostri luoghi sarebbero stati in qualche modo “violati” (per il comunicato è "lambita" e "lordata" la giornata di festa, di solidarietà e di lotta). Ricordiamo che è la ragazza ad essere stata violata e non gli spazi o la festa.
In ogni caso noi sappiamo che la violenza può avvenire in tutti i luoghi e non c’e’ una zona franca, centri sociali compresi. Fino a che tra compagni ci si preoccuperà soltanto di dimostrare che i nostri luoghi non sono zone a rischio si fa un gran danno a noi tutte e tutti.
Questo ci sembra uno dei nostri problemi: la quasi totale assenza di riflessione su violenze e sessismo che sono certamente dentro o attraversano i nostri spazi durante occasioni in cui l’adesione al motivo politico che le caratterizza spesso non è esattamente la caratteristica centrale di chi vi partecipa. Se non si riflette su ciò che avviene nei "nostri" spazi non si può certo cogliere con chiarezza l’entità del problema all’esterno. Lo si capisce dalle conclusioni cui arriva il comunicato quando addebita le "ripercussioni sul rapporto tra i sessi" alla "diminuzione complessiva della conflittualità politica e sociale", come se nelle fasi in cui si poteva assistere a maggiori esempi di "espressione di desideri alternativi e egualitari" ci fossero stati meno atti di violenza contro le donne.
Una considerazione amara ma che dobbiamo fare: se alla fine della mayday ci fosse stata una aggressione fascista siamo quasi certe che in men che non si dica un tot di persone avrebbero organizzato un presidio, un corteo non autorizzato, una iniziativa visibile per proclamare la lotta contro il fascismo in ogni sua espressione.
La violenza contro una donna invece ha sortito l’intervento di alcune persone, un comunicato e poi più niente. Non c’e’ stato presidio, non si annuncia nemmeno. La violenza contro le donne non pare un fatto rispetto al quale compagni e compagne vogliono assumersi una responsabilità collettiva. Come se restasse sempre e comunque una faccenda della quale dobbiamo occuparci solo noi donne, femministe, lesbiche, compagne.
Altre riflessioni a caldo, stimolate soprattutto da alcuni interventi raccolti qui e la’. Su indy qualcuno commenta e parla di diritto alla sessualità per le classi oppresse e a noi sembra di andare indietro con la memoria alla fase in cui venivano giustificati gli stupri fatti da compagni perché venivano inseriti in una dimensione ideologizzata di diritto alla sessualità per i proletari. I corpi delle donne svenduti in campagna elettorale dal premier del Governo Papi e a disposizione della causa per compensare i bisogni sessuali delle classi oppresse. In un caso o nell’altro sempre di corpi esibiti, usati si tratta. Non se ne esce.
Archiviamo questo intervento sapendo che non riguarda la maggior parte dei compagni e proviamo ad immaginare il contesto.
Alla fine di una manifestazione c’e’ quasi sempre una conclusione corteo in un luogo festaiolo con musica, chiacchiere, e varie altre cose. Il che significa che si realizza un discreto casino che per i manifestanti stanchi, dopo aver percorso un pezzo di città a piedi e dopo aver vigilato allo scopo di prevenire provocazioni fasciste o malumori della polizia, si traduce inevitabilmente in un calo di tensione e di attenzione. Ci si concede la festa, il relax, i saluti tra compagni e compagne che vanno e le chiacchiere tra compagni e compagne che restano.
Quello che fanno i quotidiani online che parlano della notizia è abbastanza evidente: essi vogliono indirettamente gettare un velo di negatività, come fosse una sberla, una dimostrazione dispettosa alle tante migliaia di persone che avevano sfilato e che ritengono il razzismo e le ronde della lega delle strumentalizzazioni naziste di vicende gravissime come quella dello stupro.
E’ ovvio che questo caso di violenza sarà l’ennesimo sul quale la destra del paese si fionderà per riaffermare che la loro politica fascista contro i migranti tutti, uomini, donne, bambini compresi, è l’unica possibile. Sarà utile per motivare la xenofobia e la repressione.
Il punto però, come sempre, non è la nazionalità. Il punto è che si tratta di un uomo che fa violenza ad una donna. L’altro punto è che in ogni caso c’e’ un problema di disattenzione generale verso questi temi.
Può certamente accadere di non volersi fare gli affari di qualcun@ soprattutto in materia di sessualità. Sappiamo che non è questo il caso giacchè c’e’ chi è intervenuto subito. Ma ci sembra utile raccontarvi una storia. Una di noi racconta:
“A me è successo decenni fa di non essere intervenuta durante lo stupro di una ragazza che era ubriaca all’ultimo stadio. Io non sono stata in grado di capire cosa le stava succedendo. Potevo solo sentire dato che stavo a venti metri da lei e l’uomo che l’ha stuprata era più o meno un “amico” che ha approfittato della sua incoscienza e poi me l’ha restituita come si rende indietro una bambola rotta dopo averla usata. Non potrò mai dimenticare il suo sguardo mentre mi diceva, quasi rimproverandomi, che “lei” stava male e forse era il caso di portarla in pronto soccorso. Lui lo sapeva eppure le ha strappato gli slip e l’ha stuprata. Lei non lo ha denunciato. Mi sono sentita in colpa per anni e a mia giustificazione ho solo la convinzione assoluta che in quel momento pensavo che lei volesse fare sesso e io non ero nessuno per impedirglielo. Da quella esperienza in poi sono diventata protettiva nei confronti delle mie amiche. Se loro bevevano io restavo sobria. Se fumavano idem. Anzi esigevo una sorta di turnazione dato che altrimenti a me non sarebbe toccato mai di potermi lasciare andare e divertirmi. L’accordo era che tra amiche avremmo rivelato le intenzioni della serata e poi c’erano dei segnali in codice precisi che dicevano “aho’ vienimi a dare una mano che ‘sto tipo mi sta mettendo in croce” oppure “tranquilla tutto bene vai pure io resto qui”. Era un affidarci l’una all’altra coscienti come eravamo di non voler “appartenere” a nessun branco di uomini che avrebbero potuto fare a coltellate per noi e di voler avere la piena libertà di decidere della nostra sessualità con la garanzia di un contraccettivo e di una ottima amica che ci avrebbe aspettato fino alla fine delle nostre avventure, se era il caso, per non lasciare che nessuna di noi fosse dipendente da un passaggio in macchina del quale non sceglievamo di aver bisogno. E’ un gioco di solidarietà e comprensione e sorellanza che si esercita nel tempo e che si affina con l’intuito attraverso il quale si riesce alla fine a indovinare a distanza, solo guardandosi negli occhi, quali sono i bisogni della tua amica.”
Noi non sappiamo come siano andate le cose. Sappiamo che i compagni che hanno consegnato il violentatore alla polizia non avevano molta scelta. Ci sorprende perciò qualche commento – sempre su indy – di chi si rammarica del fatto che l’uomo sia stato consegnato alle forze dell’ordine.
Qui si rendono infatti evidenti tutte le contraddizioni che viviamo tra compagni e compagne.
Punto primo: c’e’ una ragazza che ha subito violenza. Stabilire come e perché è un atto dovuto perché una violenza è cosa grave. Se avviene in un contesto “compagno” diventa a maggior ragione un problema di responsabilità collettiva. Il livello di attenzione è alto contro fascisti, razzisti e forze dell’ordine e non – diciamolo – contro i sessisti in generale, dentro e fuori i movimenti. Ogni tanto accade che ci siano uomini che prendano a sberle le donne senza che nessuno senta la necessità di intervenire. E si tratta di cose evidenti. Osservare con occhio critico il sessismo esige una mente e un occhio più allenato ma esige anche una dose di volontà scevra da letture proiettive ideologizzate.
Punto secondo: sappiamo che quell’uomo è uno straniero e che farà galera, cpt e quant’altro. Sappiamo che su questa storia si monterà un caso che come sempre ometterà di dire che la violenza viene fatta dagli uomini a prescindere dalla loro nazionalità. Tuttavia diteci: cosa avreste fatto voi di quell’uomo se non consegnarlo alla polizia? Le donne dovrebbero essere sacrificate in nome di scelte politiche di solidarietà collettiva e la solidarietà collettiva non si dovrà mai rivolgere nei confronti delle donne? Questo è tema che si pone in mille casi, anche dentro i centri sociali dove talvolta vengono denunciati casi di molestia che compagne e compagni risolvono allontanando il molestatore. E’ capitato anche che vi si realizzassero dei veri e propri processi nei confronti delle donne a partire da compagni e compagne che sostenevano che se la tizia è stata molestata è perché lei si è comportata così e cosà dato che a loro non sarebbe mai accaduto lo stesso.
Soliti cliché rispetto ai quali il tema è l’omertà ideologizzata. Come dire: forse non ci troveremmo in difficoltà e sulla difensiva in una situazione come questa se se ne fosse parlato ben bene prima. Se mille volte non si fosse nascosta la questione sotto il tappeto. La domanda dunque resta. Cosa avreste fatto voi? Gli avreste dato una lezione da veri machi paternalisti e poi lo avreste lasciato tramortito da qualche parte? Avreste risolto la cosa “tra voi”? Gli avreste parlato per tentare di convertirlo al rispetto per il genere umano? Gli avreste fatto il biglietto del treno per aiutarlo nella fuga? Cosa avreste fatto? Parliamone e ragioniamo di una soluzione che finalmente tenga conto più che dei diritti (sessuali) degli oppressi del diritto delle donne a non essere MAI violentate. Una soluzione che non contempli assoluzioni per nessuna icona rappresentativa delle nostre lotte, siano essi "proletari", migranti eccetera eccetera.
Sono queste le domande che ci vengono a caldo e le rivolgiamo ai compagni e alle compagne perché questa violenza è una ferita enorme, non che le altre violenze non lo siano perché sanguiniamo ogni volta allo stesso modo, ma questo abuso ci apre ferite su ogni fronte ed è necessario interrogarci sulle contraddizioni che ci attraversano, senza autoflagellarci, per poter affermare con forza che la violenza sessuale, maschile, contro le donne è un atto tremendo, odioso, come ogni singola sfumatura sessista, che il razzismo lo è altrettanto, che la maggior parte delle violenze ai danni di donne e bambine avviene dentro casa, che le ronde sono la riproposizione delle milizie per la sicurezza modello mussoliniano, che il fascismo è la violenza tra le violenze perché usa ogni stupro per affermare un “fatti da parte, siamo in guerra, tesoro” che sfocia in derive autoritarie e in un mucchio di altre cose che sappiamo.
Chi ha subito violenza è una donna, una compagna, una nostra sorella, e a lei mandiamo il nostro abbraccio e rivolgiamo tutta la nostra solidarietà. Con lei dobbiamo crescere. La vulnerabilità non si risolve con ricette precotte. Lo fa la destra, ce le impone senza ascoltarci. Bisogna ascoltare lei e da lei, così come da tutte le nostre compagne che ci parlano ogni giorno di violenza, imparare quale può essere un percorso per tutte e tutti. Per guarire insieme e in fretta. Perché non avvenga mai più. Perché ci riguarda tutte e tutti. Perché siamo noi a dover decidere quali sono le scelte che ci aiutano a sentirci sicure.
Ogni luogo, ogni centro sociale, ogni spazio si interroghi e chieda alle compagne se si sentono davvero “libere”, se subiscono o meno atti sessisti, se il machismo è gradito o no, se non va rimesso in discussione un particolare modello di mascolinità a partire dai luoghi che frequentiamo. Ognun@ ha il dovere di fare diventare la violenza maschile contro le donne una priorità politica tanto quanto la Palestina, i migranti, il lavoro, il fascismo e tutto quello che ci/vi interessa. Non sono cose di donne. Sono cose che interessano tutte e tutti.
Le Femministe a Sud (al completo)
Il Comunicato degli organizzatori della Mayday di Milano è piaciuto poco anche a me: il tono autoassolutorio posso anche capirlo ma, per il resto, manca completamente di solidarietà (tranne poche parole scontate) verso la ragazza e di analisi politica. Posso solo supporre che la loro preoccupazione primaria fosse di non voler vedere “crocifiggere” la Mayday dai media (cosa che è accaduta… come al solito), eppure non concentrarsi su chi ha subito la violenza, non darle ascolto e trascurare una discussione profonda anche su sé stess* è imperdonabile.
Io non so esattamente come avrei reagito: puoi immaginarti quanto vuoi in determinate situazioni ma la realtà è (scusate la banalità) ben altra cosa.
Di sicuro questo episodio ha reso evidente che un certo tipo di riflessione di genere è necessaria e urgente.
(@Wonderely)
>Che sia una cosa politica, ripeto, non mi
>interessa. A me interessa solo della ragazza
>vittima dello stupro. E’ per questo che ho
>deciso di lavorare in ospedale, perché lì
>conta la persona e basta, non le schifose
>strumentalizzazioni politiche che tutt* fanno
>sia a destra che a sinistra.
Ma la politica non è solo contrapposizione fine a sé stessa e strumentalizzazione, questo è ciò che ci siamo abituati a credere nel corso di questi decenni, la politica è partecipazione attiva e critica, confronto, è prendere coscienza dei nostri ruoli all’interno della società e metterli – se serve – in discussione attivamente. Concentrarsi sulle persone è un’ottima cosa (e hai tutta la mia stima) ma non basta. Per quanto mi riguarda do (per quel che conta) la mia massima solidarietà alla ragazza che ha subito violenza, vorrei sapere come sta e vorrei che, nel caso avesse voglia di parlarne, le venisse dato ascolto. Da qui, però, vorrei partisse anche una riflessione interna tra le compagne e i compagni che si possa poi allargare all’intera società. Faccio male a desiderarlo?
(Tanto per chiudere in squallore: la giornalista del Tg1 che ha curato il servizio sulla violenza al Mayday ha chiosato dicendo che la ragazza, visto lo stordimento dato dall’alcool, ha fortunatamente subito solo un piccolo shock… Come dire: era ‘mbriaca, nulla di che…)
Ciao
Io non posso sapere cosa passa nella loro testa se non tramite i comunicati…è per questo che si fanno no? Per dire cosa si pensa riguardo un certo fatto, per esprimere un pensiero, per dire la propria, altrimenti non ci sarebbe motivo di farli.
Ebbene, da questo comunicato è emersa la più totale indifferenza nei confronti della ragazza vittima dello stupro.
Cosa devo dedurre? Che forse loro però non la pensano veramente così? Io deduco che se ne fregano, punto e stop. Non ho il potere di leggere nella mente degli altri e se a qualcuno interessa della vittima della violenza che lo dica, invece non è stato detto…indi per cui…
Che sia una cosa politica, ripeto, non mi interessa. A me interessa solo della ragazza vittima dello stupro. E’ per questo che ho deciso di lavorare in ospedale, perché lì conta la persona e basta, non le schifose strumentalizzazioni politiche che tutt* fanno sia a destra che a sinistra.
Non sto sbagliando proprio nessun tiro. Sto solo dicendo quello che si vede chiaramente da tutto questo…Chissà come ci rimarrà bene la ragazza quando leggerà il comunicato, come sentirà i suoi “compagn*” vicin*.
Alla fine ti giri da una parte, ti giri dall’altra, non cambia mai niente. Altro che crescere…si fanno sempre passi indietro…
E’ sempre e comunque una delusione da parte di tutt*…
ely è proprio questo il punto.
hanno scritto il comunicato e quello che ne è venuto fuori fa incazzare tutt*.
ma da lì a dire che a loro non interessa della ragazza ce ne corre. perciò ti dico che stai giudicando le persone.
ti assicuro che ti sbagli.
la discussione è più complessa e politica.
un punto è che quello che è scritto lascia pensare che non ci sia una riflessione più generale sul tema della violenza contro le donne.
manca una sensibilità condivisa e tutte le critiche per crescere insieme sono una cosa giusta. critiche incazzate. incazzatissime. come vuoi.
ma ti ripeto che stai sbagliando il tiro. dopodichè fai come vuoi…
Se quel comunicato l’avesse scritto qualcuno della LegaNord sarebbe saltato fuori un putiferio, ma siccome l’hanno scritto persone di sinistra allora cambia tutto.
Io sono schifata dal comunicato, non dalle persone presenti alla MayDay. Mi fanno schifo quelli che hanno scritto il comunicato, perché si capisce benissimo che non gli importa NULLA e sottolineo NULLA della vittima dello stupro. Non posso mettermi a giudicare le altre persone presenti, perché non le conosco, ma posso esprimere benissimo il mio giudizio su chi ha scritto questo comunicato OSCENO.
MI FANNO SCHIFO, PUNTO. DEVONO VERGOGNARSI!
Io non mi scazzo quando leggo queste cose (perché lo scazzo è un leggero fastidio)…io MI INCAZZO COME UNA BESTIA quando la gente (indipendentemente dal fatto che siano della LegaNord o che vadano alla MayDay) se ne frega altamente della vittima di una violenza.
Hanno scritto le due frasette sulla cultura della sopraffazione e sul fatto che non ci deve essere differenza di nazionalità, solo per dare il contentino alle donne e basta. Avessero veramente voluto mostrare solidarietà per la vittima dello stupro l’avrebbero fatto, invece di cercare di salvare la faccia al loro cazzutissimo corteo (che passa veramente in secondo piano, se non in terzo o in quarto, davanti a uno STUPRO!).
E mi sono anche stancata di leggere sempre le stesse cose politiche di gente che sputa fango sulla destra e non guarda lo schifo che ha in casa sua.
Mi sono stancata di sentir sparare giudizi SEMPRE sulle persone del nord (perché tanto sono tutti leghisti e la lombardia è un posto di merda) da persone che non sanno guardare le pecche che hanno in casa propria.
Mi sono veramente rotta di questo schifo.
Mi sono stufata del fatto che bisogna sempre dividere la destra dalla sinistra e bisogna strumentalizzare sempre il tutto a fini politici.
Una ragazza che subisce una violenza se ne frega della politica! Così come me ne frego io!
Per me queste persone che hanno scritto il comunicato fanno SCHIFO.
Punto e basta.
Non sto giudicando la loro vita, sto giudicando il loro comportamento in questo momento e in questo momento si sono comportati di MERDA.
C’è poco da fare.
Al diavolo la MayDay, al diavolo tutto. Quello che conta in questo momento è che la ragazza stia bene, che sia assistita, che il colpevole venga punito e che lei possa un giorno riprendersi da quello che ha subito.
Ma a quelli della MayDay questa cosa non importa. Non importa niente a nessuno della vittima, mai.
E allora che vadano al diavolo.
Io ho un’altra visione della vita: per me una persona che se ne frega della violenza subita da una ragazza (e che scrive un comunicato in cui lo dimostra) non è né un fratello, né una sorella. E’ una persona da cui me ne sto ben lontana, perché le persone ipocrite così le disprezzo con tutta me stessa.
Spero che un giorno scrivano un comunicato in cui chiedono umilmente scusa alla ragazza per la vigliaccheria con cui hanno cercato di salvarsi la faccia, piuttosto che pensare a lei. Questo si chiama tradimento. Altro che “compagni” e “compagne”: è un voltafaccia bello e buono nei confronti di una “compagna” della MayDay, che hanno ben pensato di ignorare, perché erano più impegnati a parare il culo al loro corteo…E’ proprio in questi momenti che si vede se l’unione è vera o se è tutta ipocrisia…
Se ci penso mi sale la nausea…
scusa ely,
va bene che la cosa ti fa arrabbiare ma gettare giudizi su persone che non conosci non mi pare giusto.
fai una valutazione politica, fanne anche mille, ma le persone non si offendono.
ti posso dire con certezza che le persone che hanno fatto il comunicato e che organizzano la mayday non sono delle merde e anzi sono persone che provano in tutti i modi, aggratis, a colmare un vuoto totale di riflessione politica in quel di milano.
alcune persone le conosco personalmente e so per certo che spendono la vita a fare cose serie, gesti di grande solidarietà verso compagni e compagne e non puoi neppure immaginare quali meriti hanno.
detto questo il punto resta la violenza, il comunicato, le sviste che vanno rilevate, una riflessione più ampia che va fatta a partire dagli stimoli che tutt* riusciamo a dare senza essere distruttiv* e senza buttare via il bambino con l’acqua sporca.
sono più severa di te nei giudizi ma il modo di porli deve essere politico. e proprio perchè le parole per me sono importanti io ti prego di non offendere compagni e compagne con cui ho condiviso e condivido importanti esperienze di lotta.
il dibattito, il conflitto sono una cosa sana. l’invito mio e delle altre è di discutere, di approfondire e poi di correggere il tiro e riflettere e crescere. crescere davvero.
ma io voglio crescere anche con quelle persone.
fratelli e sorelle con i quali ti scazzi perchè ci sono cose che bisogna chiarire anche fuori dai denti. ma sempre sorelle e fratelli restano.
quindi, ripeto, ti chiedo di non offendere.
Scusate, aggiungo una cosa:
io non mi sento per niente “compagna” della gente di m*** che ha scritto il comunicato, anzi mi vergogno profondamente dello schifo che abbiamo in giro…
Non sono compagna di nessuno e ne vado fiera.
Offro il mio aiuto a chi ha bisogno e per me non fa alcuna differenza la destra e la sinistra. Sono vicina alle donne che subiscono violenza, sempre, così come lo siete voi.
Però ci tengo davvero a precisare una cosa: questa gentaglia sarà sicuramente contro la LegaNord e le palle varie, ma in questo momento si è dimostrata esattamente UGUALE ai coglionazzi della Lega, se non peggio. Sono tutti bravi a criticare gli altri, certo…però non si guardano mai loro, quanto fanno schifo!
E questa cosa la devo dire, perché io che sono del nord mi sono beccata mille volte il bollo di “leghista” (cosa che non sono assolutamente), come se fosse insito nel dna di chi nasce al nord, proprio da questa gente di m*** (e lo ridico) che pensa di fare giusto solo lei, quando invece davanti a un fatto così grave si comporta come la peggiore delle merde!
Ma che vadano veramente a farsi fottere tutti quanti. Mi fanno vomitare.
Zimbardo e Milgram hanno dimostrato scientificamente che la maggioranza degli esseri umani è imbecille, dunque dobbiamo accettare il fatto che anche la maggioranza degli esseri umani della nostra parte politica è imbecille.
E dico proprio imbecille, senza mezzi termini, senza circonlocuzioni, a costo di venire aspramente contestato.
Temo che Irene abbia perfettamente ragione. Questo lo vedo quotidianamente, ad ogni iniziativa a cui partecipo: c’è sempre una minoranza impegnata, che sa quello che fa, che manifesta per vera passione politica, seriamente interessata ai problemi; e poi un nugolo di idioti che vengono solo per fare un po’ di casino.
Ormai per me andare alle manifestazioni è sempre più psicologicamente gravoso. Non ce la faccio più a vedere lo sfacelo che mi circonda tra quelli che dovrei riconoscere come compagni di lotta. Manifesti contro la devastazione sociale operata dal potere e vedi una caterva di idioti che imbratta con le bombolette monumenti e palazzi storici, danneggiando la bellezza e la cultura che invece la manifestazione vorrebbe rivendicare. Naturalmente, nessuno mai si scandalizza, nessuno ci fa mai neppure caso. Manifesti contro le multinazionali e vedi intorno a te un via vai di canne et similia, comprate non certo alla Coop: le droghe sono monopolio delle mafie, quindi mi risulta osceno e ridicolo battersi per boicottare le multinazionali per poi finanziare le multinazionali peggiori di tutte, ovvero le organizzazioni criminali.
Quel comunicato non mi stupisce: è l’ennesima conferma di ciò che vedo ogni giorno nell’ambito del mio impegno politico. Ma mi indigna, mi indigna non poco, come mi fanno impazzire di rabbia certi messaggi su Indymedia come quelli citati da te (su tutti, quello a proposito della consegna dello stupratore alla polizia). Per non parlare del coglione che ha parlato del diritto alla sessualità per i popoli oppressi: ma che cazzo c’entra con lo stupro???
Più dei fascisti, odio i dementi della mia stessa parte politica.
Alla fine destra o sinistra fanno tutti schifo…
Non mi esprimo su quei *** che hanno scritto il comunicato, altrimenti potrei diventare molto volgare e non mi sembra proprio il caso.
Spero che si vergognino, perché fanno schifo tanto quanto lo stupratore…fanno schifo e basta!
Io non mi porrei neanche il problema di fare delle domande ai “compagni” perché hanno dimostrato chiaramente quanto gli interessa dello stupro nel comunicato…ovvero UN BEL NIENTE!
Affanculo loro e la Mayday…
CHE SCHIFO!
Ho avuto ancora una volta la dimostrazione che a nessuno frega qualcosa delle donne, nemmeno a quelli che fanno i comunicati dicendo che “Ciò che è avvenuto è la violenza di un uomo su una donna e non ha nazionalità né giustificazioni”….
Le solite parole di rito per far vedere che loro non sono razzisti e poi se ne sbattono altamente di parlare della ragazza, di mostrare un minimo di solidarietà (un minimo, non chiedo tanto!)…e non è vero che è sottinteso, perché se una persona ci tiene a mostrare solidarietà lo SCRIVE in un cazzutissimo comunicato, non fa finta di niente, non lo sottintende!
Ma che schifo…
@xxy
no certo. forse non conosciamo l’andazzo della piazza di milano e comunque prego.
a parte che per noi l’origine della regressione sta nella gestione patriarcale e autoreferenziale del mondo, che siamo dispiaciute per la ragazza prima ancora che perchè non si sia parlato decentemente della mayday.
comunque grazie per aver segnalato l’articolo
ciao
http://nero.noblogs.org/…igine-della-regressione
irene mi dispiace di quello che dici. conosco tanti compagni e compagne che partecipano alla mayday e so di loro che non organizzano ne’ partecipano un corteo di scoppiati.
però non c’ero, non c’eravamo (questo post è collettivo non solo mio, sono posizioni plurali) e dunque teniamo conto di quello che racconta chi c’era, te compresa certo.
a prescindere dal corteo in questione quello che dici purtroppo riguarda in qualche misura molti posti all’interno dei quali si fa elaborazione politica, analisi coraggiosa e si lotta – con le birre o senza – si lotta. credimi è così.
ma accade che ci siano momenti, tipo le feste, iniziative del sabato ballereccie nelle quali entra chiunque e chi entra spesso non è minimamente interessato ne alla causa che in quel momento motiva la festa ne ai motivi politici che stanno alla base della stessa esistenza dello spazio.
nel post sopra infatti scriviamo: “la quasi totale assenza di riflessione su violenze e sessismo che sono certamente dentro o attraversano i nostri spazi durante occasioni in cui l’adesione al motivo politico che le caratterizza spesso non è esattamente la caratteristica centrale di chi vi partecipa”
è capitato, lo sappiamo, che donne dentro un centro sociale siano state infastidite da uomini entrati a far festa per bere con poco, come dici tu. è una cosa della quale si discute. qualche volta in modo serio altre volte si lascia correre.
in tutti i casi le violenze contro le donne non devono essere ammesse in nessun posto. di questo non attribuisco la responsabilità a nessuno a parte che all’uomo che ha pensato di approfittare della situazione. però le considerazioni che vanno fatte devono includere una analisi severa, senza risparmiarci niente.
No no Fikasicula stavolta ti sbagli. Sono d’accordo con quello che dici sul comunicato, ma la MayDay di Milano non è quella che descrivi.
Io c’ero, me li guardo passare tutti tre volte, alla partenza in mezzo e alla fine, me li guardo perché sono antropologicamente molto, molto interessanti questi ragazzi. Che non sono affatto i ragazzi dei cortei, sono degli altri ragazzi, di cui nessuno parla perché non sono di sinistra, non sono cool, non fanno notizia, non stanno nelle taz ma in discoteca, e né gli intellettuali né gli statistici sembrano sapere chi siano, cosa facciano nella loro vita e perché.
Ti assicuro che sì, la MayDay di Milano è almeno al 70% un raduno di scoppiati. Inizia bene, con il carro degli organizzatori, il baracchino di Serpica Naro, il carro dei CUB e quello degli intellettuali (studenti e precari della ricerca), ma questa è solo la testa. Poi si passa a musica, musica da discoteca, carri di locali – locali, capisci? non associazioni o centri sociali, questi sono proprio discotecari che prendono la May Day come un lungo pomeriggio di discoteca all’aperto. Discoteca-discoteca, eh. Nient’altro. Altro che “manifestanti stanchi, dopo aver percorso un pezzo di città a piedi e dopo aver vigilato allo scopo di prevenire provocazioni fasciste o malumori della polizia”, ma quale polizia, ma quali fascisti, ma quale vigilanza. C’era gente stonata e ubriaca che a malapena avrebbe saputo articolare tre parole. I fascisti se ne fregano di questo tipo di “avversari”, manco li considerano, non più di quanto li consideri io: da un punto di vista politico sono risibili, non affermano e non negano, sono degli zombie ballerini che vanno alla MayDay come andrebbero in qualsiasi altro posto con niente sbirri, birra a poco e musica a palla. La polizia è apparsa solo nella persona di una ventina di vigili posti a difendere il territorio da quelli che volevano marcarlo – sì, sto parlando di pisciate.
Al Parco Sempione, dove sono rimasta a riposare un paio d’ore, ho visto scene bruttissime. Gente che stava male, male davvero, e i loro amici e le loro amiche che li guardavano, mezzi stonati anche loro, con ironia. Gente che camminava a due centimetri dalla testa di ragazze semisvenute sull’erba. E nessuno che sembrava occuparsi dei propri “compagni”, nessuno spirito di gruppo, nessuna solidarietà. Non credo si possano contare gli abusi, di ogni genere, che siano stati commessi in quel parco, perché non c’era autocontrollo, vigilanza, non c’erano amici a proteggersi l’un l’altro, e non c’era nemmeno gioia.
ciao,
ho letto tutto e ci sono cose che non condivido e molti passaggi che invece mi fanno riflettere.
da tante cose che scrivete comunque si vede che non conoscete l’andazzo della piazza a milano.
l’attenzione mi pare che non c’è neppure contro fascisti e polizia. non c’e’ quasi più attenzione. ognuno pensa a farsi i cazzi suoi e basta.
comunque grazie per avere scritto queste cose. sono un contributo importante e forse è un bene che venga dall’esterno perchè da fuori potete vedere le cose con più chiarezza e senza essere condizionate da niente e da nessuno.