Ieri al termine della Mayday di Milano una ragazza ha subìto violenza da parte di un uomo. La stampa sta già iniziando a ricamarci sopra per ricavare materiale da strumentalizzare in ogni direzione. Più di una discussione è stata avviata su Indy Lombardia. Vi copiamo e incolliamo il comunicato del gruppo mayday milanese che racconta com’e’ andata. Le nostre considerazioni in un altro post. In sintesi: incazzate abbestia. Per tutto quanto.
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Ieri al termine del corteo del Primo Maggio di Milano è avvenuto un fatto gravissimo. Nei pressi dei prati del Castello Sforzesco un uomo ha abusato (o ha cercato di abusare) di una ragazza. I partecipanti alla manifestazione sono intervenuti con una certa durezza, che non ci scandalizza, e lo hanno quindi accompagnato alla polizia.
Questi sono i fatti nella loro semplicità ma alcune precisazioni devono essere fatte per evitare strumentalizzazioni. Ciò che è avvenuto è la violenza di un uomo su una donna e non ha nazionalità né giustificazioni. I partecipanti alla manifestazione non hanno provato a linciare nessuno, hanno semplicemente reagito con l’enfasi conseguente alla gravità del fatto.
In una società intrisa da forme di violenza sempre più sottili, martellanti e pervasive, la violenza maschile sulle donne, elemento che ha storicamente attraversato tutte le collettività e tutti i sistemi, sembra conoscere, in Italia, perfino una nuova vitalità. Gli episodi si ripetono, sono comuni tra le mura di casa, ma arrivano a lambire e provano a lordare anche la nostra gioiosa giornata di festa, di solidarietà, di lotta. Le donne e gli uomini che da nove anni danno vita alla MayDay sono convinte e convinti che la diminuzione complessiva della conflittualità poltica e sociale, anche come modalità di espressione di desideri alternativi e egualitari, stia avendo tragiche ripercussioni finanche nel rapporto tra i sessi.
Non ha importanza da dove venisse quest’uomo, il fatto che non avesse sfilato nel corso della Parade. Il suo gesto esprime comunque una cultura di sopraffazione che ci preoccupa e ci indigna. Ci sentiamo il respiro di una mentalità machista deprimente, che pretende di inchiodare le donne a un ruolo scontato. Non diversamente, purtroppo, da quanto viene manifestato in questo Paese anche ad alcuni dei suoi massimi livelli.
Ai giornalisti chiediamo di non parlare della MayDay 2009 solo per questo odioso episodio, di fronte al quale siamo stati i primi a reagire con decisione. Spendano qualche minuto del loro tempo per capire che cosa è stata la MayDay di ieri a Milano, a cui hanno partecipato 120 mila persone, combattive, propositive e radicate nei loro territori e nei luoghi di lavoro.
PS: segnaliamo, a margine, che la polizia invece ha dimostrato il più totale sbandamento. Prima caricando, senza ragione, le persone che avevano allontanato chi si era reso responsabile dell’episodio, e ferendone alcune (è dovuta intervenire un’ambulanza, chiamata dalla questura per una fantomatica “caduta”). Poi, alla reazione dei manifestanti ha contrapposto manovrette militari completamente fuori luogo, dimenticandosi, da ultimo, un mezzo (una jeep) fra la folla incazzata (non si trovavano più le chiavi).
Beh effettivamente, considerando le lacune del comunicato, una visita alla ragazza il giorno dopo sarebbe stata la cosa giusta da fare, magari accompagnata da una conferenza stampa in cui spiegare tutto ciò che non si è potuto in un comunicato a caldo…
Sicuramente hai ragione tu, ma negli utlimi anni sono diventato iper-sensibile ai toni aspri…
Ottimo questo tuo blog (o vostro…), continuo a seguirlo con interesse
ciao
ti faccio un esempio:
se ci fosse stata una agressione fascista ala fine della mayday e il comunicato post mayday fosse tutto sbilanciato sulla mayday senza porre al centro dell’attenzione la persona aggreduta tu che diresti?
fammi un esempio di critica costruttiva in quel caso.
per quello che ci riguarda la critica è più che costruttiva. i toni aspri non dipendono da noi e le reazioni indispettite neppure.
inoltre no: nessuna terminologia “contundente”, neanche un tono rancoroso e nessun giudizio definitivo pesante e perentorio. non è personale. è una questione “politica”.
dopodichè, dato che partecipo a questo dibattito da giorni senza che si venga a capo di nulla, se e quando finirà questo processo alle critiche e alle modalità della critica, se torniamo alla questione che ci interessa, la ragazza (come sta? dov’e’? che fa? ha ricevuto la solidarietà delle altre donne e delle tante persone che l’hanno comunicata?), la scarsa conoscenza in materia di violenza di genere nel movimento e tante altre cose sollecitate, sarebbe un bene per tutt*.
…in realtà l’unica cosa che volevo dire è che quando si fa della critica negli ambiti “movimentisti”, quando ci sono dibattiti o si devono districare delle situazioni critiche come questa, viene sempre usato un tipo di terminologia “contundente”, i toni rancorosi e giudizi pesanti e perentori. Tutto questo comporta che il dibattito diventa un’escalation e un conflitto, senza venire a capo di nulla. Manca spesso propositività, l’invito a rivedere le proprie posizioni, disponibilità al confronto e un po’ di duttilità nel ricevere o dare critiche. Trovo tutto questo deprimente. Viviamo nell’era del rancore, non bisognerebbe sottarsi ad esso? E’ possibile essere convincenti o rivendicare con forza una posizione senza innescare un processo che porta alla sfiducia, alla paura, alla rabbia o alla delusione? Sarebbe possibile o auspicabile risparmiare la parola scritta dalle emozioni distruttive quando si affronta un dibattito politico negli ambiti che aspirano ad essere antisistemici o controculturali?
Non sò se sono riuscito a spiegarmi e spero che non vengano per delle considerazioni oziose.
scusa fra dolcino cos’e’ anima pink?
vuol dire tante cose pink.
io non ci vedo niente di pink in questo comunicato.
Non vedo cosa ci sia di così scandaloso in questo comunicato, tra l’altro scritto probabilmente a caldo quindi per forza riduttivo…
Dovevano scrivere un trattato sugli stupri?
Mi sembra altretanto importante diffendere uno spazio politico come la MayDay che con la sua anima “pink” rappresenta in qualche misura anche l’emancipazione dalle incrostazioni machiste dei movimenti radicali…
no viola non sei OT per niente e se hai voglia di discuterne anche questo è il posto giusto.
noi ne staiamo ragionando e siamo tutte incazzate. abbiamo composto una specie di post collettivo che è mediato da differenti opinioni ma che in qualche modo ci trova concordi più o meno su quello che dici.
Ho la nausea. Troppe cose da dire su questo comunicato. E’ completamente volto a difendere I compagnI, a giustificare le loro reazioni, a contenere le strumentalizzazioni, a difendere la MayDay. Sinceramente, chissenefotte della MayDay dopo quello che e’ avvenuto. Non una parola di solidarieta’ per la donna, ne’ uno straccio di analisi politica intellegibile (“la diminuzione complessiva della conflittualità poltica e sociale, anche come modalità di espressione di desideri alternativi e egualitari, stia avendo tragiche ripercussioni finanche nel rapporto tra i sessi.” cosa? )
Alcuni commenti sul thread di Indy anche sono agghiaccianti – sembra che il problema sia la droga (arridaie), la lotta di classe fatta ‘male’, ma sono OT, andro’ a commentare li.
Se non riusciamo a reagire con intelligenza e chiarezza, se, come movimento, non riusciamo a mettere al centro della questione la violenza sulle donne, la cultura dello stupro, il machismo, invece che altre questioni che non c’entrano, allora tanto vale…
Vorrei che noi spendessimo qualche minuto, ora, giorno e anno del nostro tempo per capire che cosa sia la violenza di genere, come la si combatte, quali tattiche il movimento DEBBA incominciare a mettere in atto, e vorrei tanto che spendessimo anche in questo ambito la nostra combattivita’ e radicalita’.
sono molto molto incazzata e addolorata.