In questi giorni si susseguono gli scambi di opinione sulla questione delle ronde. C’e’ chi ne dice male, come noi, chi le vorrebbe differenti, chi non le vorrebbe ma "in effetti, però…"
Le affermazioni che ovviamente ci sorprendono di più sono quelle di tante donne che si sono contraddistinte per il proprio percorso femminista e dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, che il femminismo è bello quanto assai vario. Perciò arriviamo ad un intervento di Letizia Paolozzi pubblicato su DonneAltri e sul Manifesto. Ho ritenuto di doverle scrivere una lettera che ragionasse sugli spunti che lei, rendendo pubbliche le sue rispettabilissime paure, ha voluto dare.
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Cara Letizia
Paolozzi,
ho letto con moltissima attenzione il tuo intervento e l’ho
trovato rassegnato. Mi è sembrata una resa. Mi amareggia molto in questi giorni il dibattito al quale
tutte assistiamo. Mi amareggia soprattutto leggere quanto l’opinione di molte
donne appartenenti al centro sinistra coincida per tanti versi con quella del
centro destra.
Non giriamoci attorno: il cuore del problema non è mai stato e
non è la “sicurezza”. Se ciascuna di noi immaginasse di dover risolvere le
proprie paure e il proprio senso di insicurezza prendendo in considerazioni le
analisi sommarie e le soluzioni forcaiole e giustizialiste della destra
innanzitutto mancheremmo di lucidità e razionalità.
Come dire: la psicosi
collettiva, la paura indotta, coinvolge tutti e tutte, nessuno o nessuna
esclusa. Io stessa mi ritrovo a pensare a quanto possa essere a rischio la mia
vita e quella delle persone, delle donne, che amo. Ho riflettuto su questo e ne
ho anche scritto assieme ad altre donne, sorelle, amiche e compagne di
percorso.
Ma la paura dura un attimo e poi ritorno a chiarire a me stessa che le strade
buie, gli uomini cattivi nascosti nei parchi, la pioggia di notizie sugli
stupri, non sono altro che la costruzione di una favola moderna.
In questa
favola le donne continuano a dover stare attente al lupo cattivo, se
disobbediscono e attraversano il bosco incontrano un lupo talmente furbo e
intelligente da progettare una aggressione con un transfert nonnesco lievemente
trans, nel momento di più alto pericolo arriva il cacciatore a salvarle. Il
cacciatore compie addirittura il miracolo dei miracoli: riesce a tirare fuori
dal corpo del lupo, la nonna ancora viva e perfettamente pronta a tornare al suo ruolo
di cura.
Di fiabe che parlano di noi, che ci incutono paura del buio, del
diverso, del lupo cattivo, e ci ordinano che è meglio affidarci al cacciatore,
al principe, persino ad un nano – con rispetto parlando – moltiplicato per
sette, se ne possono trovare tante.
Come è possibile dunque non capire che ci
troviamo di fronte alla stessa trama?
Basta capovolgere la favola per capire di
che si tratta in realtà:
Cappuccetto rosso ha tutto il diritto di
attraversare il bosco, basta che lo faccia con le spalle dritte e sia pronta a
urlare, difendersi e scappare se arriva qualcuno. La nonna è una signora che è
stata educata ad aver paura di tutto e continua a infliggere le sue fobie alla
nipotina. Il lupo è in estinzione e probabilmente non ha mai provato ad
aggredire nessuno. Il cacciatore mi pare la figura più pericolosa perché, si sa,
i cacciatori sbagliano mira, approfittano dell’errore per consumare vendette che
spacciano per incidenti, usano il porto d’armi – rilasciato con troppa facilità
– per ammazzare la moglie o la fidanzata, anzi è probabile che inseguano – con
veri e propri episodi di stalking – le cappuccetto rosso per limitarne le
libertà.
Si scoprisse che il cacciatore è il cattivo della storia
invocheremmo l’aiuto del lupo? Di cacciatore in lupo e di lupo in cacciatore non
ne usciamo più.
I volontari per la sicurezza, come molti amano definirli, non
sono altro che una derivazione della protezione civile, una possibile onlus che
si prepara a ricevere l’appalto più grande della storia. L’operazione di
marketing è iniziata da tempo.
Indurre un bisogno, una domanda e proporre immediatamente una offerta. Quale
affare migliore del business della paura?
I volontari per strada possono
sicuramente essere una risorsa per il paese. Lo sono quelli che si occupano di
sex workers pestate dai clienti, quelli che si occupano di impedire che i
clochards siano arsi vivi da aspiranti rondisti, quelli che lavorano ogni giorno
per creare i presupposti affinché avvenga un reale processo di integrazione che
è inevitabile e non si risolve con leggi razziali o con sorveglianti della
razza, in qualunque modo essi si chiamino. Ma non abbiamo bisogno di volontari
“antistupro”.
Come è possibile poi che ci sia una riflessione femminista che
si conceda – giustamente – il lusso di dichiarare la propria paura per poi assegnare ad
altri la facoltà di risolvergliela? Sarebbero questi i presupposti per una
migliore convivenza civile? Affidarsi? Attribuire poteri? Legittimare forme di
militarizzazione delle strade attraverso l’uso delle nostre storie, del nostro
sangue, del nostro dolore?
Come è possibile che alcune donne, grandi
conoscitrici delle sofferenze che ci sono toccate per questioni di genere, in
questi giorni siano diventate dispensatrici di appelli alla prudenza, richiami
al decoro e alla morigeratezza. Non parlo di te, certo, ma ti coinvolgo in una
discussione più generale che a tratti mi lascia davvero disorientata.
Come
può una donna dire ad altre donne: state attente a non attraversare i parchi,
non uscite la sera da sole, siate prudenti, cambiatevi d’abito, niente
minigonna, portate con voi lo spray.
Come si può ignorare che il pericolo
peggiore per noi sta dentro o vicino casa. E’ nostro marito, nostro padre,
nostro fratello, figlio, fidanzato, ex, il nostro conoscente, vicino di casa, il
compagno di scuola.
Che genere di sicurezza potranno mai garantire questi
eserciti di volontari per risolvere un problema che è insito nella cattiva
cultura di un paese. Una cultura dello stupro e della violenza contro le donne
che viene sostenuta, alimentata e diffusa a partire dalle affermazioni del
nostro presidente del consiglio.
Cara Letizia, avrai certamente sentito le
battute del premier sulle donne belle e i militari di sorveglianza, avrai
ascoltato il ministro delle pari opportunità concentratissima nel suggerire un
look più "decoroso" alle sex workers, saprai che quest’anno siamo scese in
piazza in tante il 22 novembre guidate dallo slogan "Indecorose e Libere",
saprai quanto grave sia la condizione economica del nostro paese e come ancora
si spingano le donne affinche’ stiano a casa a risolvere un welfare altrimenti
irrisolto, ad adempiere al ruolo di ammortizzatori sociali, al lavoro di cura
dal quale lo stato dovrebbe affrancarci.
Io non ho paura e non ho bisogno di
modificare le mie abitudini a tal punto da restare chiusa in casa a fare la
brava moglie e la brava madre per far sentire più "tranquilli" quelli che si
sono eletti quali miei "tutori". Non mi lascio trascinare in questo vortice che
si realizzerà tra mille costrizioni e sensi di colpa. Dovesse accadere qualcosa
di brutto ad un volontario per la sicurezza saremmo noi donne, libertine e
imprudenti, a pagarne le conseguenze. Ci chiederebbero di rinunciare, chiuderci
in casa, essere più "responsabili" perchè ci sono degli uomini che "rischiano"
la vita per noi. Saremmo l’alibi di una delle tante "guerre giuste" durante le
quali gli uomini amano tanto giocare al cow boy contro l’indiano. Io ho paura di
chi ha paura. Chi ha paura si piega e obbedisce, si lascia guidare anzi
dominare censurando il proprio senso critico. La paura non può essere la
soluzione.
La paura non può essere il sistema di coesione sociale tra i due sessi.
La
paura del maschio straniero non può indurmi a stimare di più l’uomo italiano. I
divorzi continueranno ad aumentare, di figli targati “italia” ne nasceranno
sempre meno e non ci potrà essere niente che induca le ragazze a rinunciare alla
loro fetta di libertà. Nulla a parte il terrore che potrà indurle a dare più
credito e fiducia al maschio italiano.
Questa è la vera e grande campagna
promozionale di questi brutti tempi e considerando quello che tu scrivi è una
campagna perfettamente riuscita. Il maschio italiano, quello di vecchio stampo,
che non si è mai messo in discussione, che continua a imporci un punto di vista
che non piace neppure ai suoi figli, maschi anche loro, perchè un po’ sono
cambiati anche se nessuno se ne è accorto e loro stessi hanno difficoltà o sono troppo pigri per dirlo, quel maschio è venduto, va a ruba, si
può rimettere sul mercato, riaprono i matrimonifici, i reparti maternità e poco
importa se sposi e neonati dovranno essere mantenuti dai suoceri ai quali viene
diminuita sempre più la pensione.
La paura è un grande affare. Bisogna
ricordarlo sempre. Rifletti sulla tua vita, su quella delle donne che nel corso
delle tue ricche esperienze hai conosciuto e dimmi, per favore, dove sta la
violenza contro le donne. Di cosa dovremmo aver paura: la mancanza di
prospettive economiche? Lo scippo di futuro? La violenza istituzionale?
L’ingerenza dello stato e della chiesa nelle scelte che riguardano la nostra
vita e persino la nostra morte? La militarizzazione delle strade? Il controllo
sociale al quale ci sottopongono costringendoci – perché spaventate – a
modificare abitudini, costumi? Non si tratta forse del più grande episodio di
stalking che possa essere preso in considerazione?
Concludo dicendoti che
comprendo perfettamente le fobie irrazionali, ne ho tante anch’io. Abbraccio me
stessa, te e tutte le donne per questo. Dopodiché bisogna mettere da parte le
paure e ragionare.
Io non voglio consegnare alle giovani donne che crescono
o nasceranno un mondo nel quale loro devono dipendere dagli uomini. Immagino, ne
sono certa, che non lo vuoi neanche tu.
Un abbraccio
Enza Panebianco
Ps: forse bisognerebbe adoperarsi in un esercizio quotidiano di solidarietà
reciproca perchè quello che noto, più di tutto è che abbiamo bisogno di dirci
l’un l’altra che non siamo sole.
—>>>La foto illustra una riunione tra donne da pistola e proiettili che sostituisce thè e dolci o aperitivo e palestra. Ma riunirsi per leggere, scrivere, ridere non è proprio più possibile?
Ancora e’ fresco nei Balcani il sangue di coloro che furono trucidati dai secessionisti, i quali, tramite le ronde, delimitarono e pattugliarono il territorio, intimidirono chi secessionista non era e scrissero a pochi chilometri dal nostro confine, una delle pagine più animalesche e feroci della storia contemporanea europea.
E’ scritto nei manuali dei secessionisti che l’ atto primario e fondamentale per preparare la secessione di un territorio è disporre sullo stesso di una propria capillare organizzazione che abbia potere di controllo e di intimidazione verso la cittadinanza senza che le Istituzioni si oppongano.
I secessionisti del Nord Italia hanno già pronte le proprie ronde e compiranno una determinante svolta nella strategia secessionista se passerà la legge che darà ai Sindaci dei Comuni da loro controllati il potere di organizzarle, di dar loro direttive e di retribuirle a spese della Comunità.
Si ripete la stessa tragica sottovalutazione che fece proliferare le “camicie nere”, allorquando i socialisti, che stavano cacciando a pedate dalla città di Livorno le “camicie nere” furono richiamati dalla cecità politica di Bordiga ed invitati a ritirarsi ed a prendere legnate piuttosto che mettersi al livello dei picchiatori fascisti.
E’ storicamente acclarato che i fascismi senza il supporto intimidatorio delle ronde partitiche non avrebbero avuto modo di affermarsi, come le secessioni balcaniche non sarebbero state possibili se si fosse impedito ai secessionisti di autoinvestirsi di potere poliziesco in violazione delle più fondamentali leggi democratiche dello stato di diritto.
I difensori delle Istituzioni repubblicane sono a perfetta conoscenza che il Parlamento è pieno di secessionisti e che del Governo fanno parte personaggi che odiano e disprezzano l’ Italia Unita, promettendo da anni ai propri iscritti una loro nazione liberata e staccata dal resto dell’ Italia, irridendo l’ articolo 241 del codice penale che prevede 30 anni di galera per chi attenta all’ unità nazionale.
Le ronde senza identità giuridica, al servizio dei Comuni ad orientamento anticostituzionale, porteranno ad abusi, persecuzioni e violenze senza che i cittadini possano difendersi.
Francesco Miglino
segretario del Partito Internettiano.
cara tatiana,
hai fatto benissimo a riportarla e sarò felice di contribuire in qualche modo al dibattito anche nel vostro spazio.
un abbraccio
Cara Enza, visto che l’articolo della Paolozzi ha suscitato un dibattito anche tra noi donne dellaq UISP, mi sono permessa di riportare la tua lettera, che mi trova assolutamente d’accordo, sul nostro blog: http://percorsididonne.uisp.it
Anzi, ti invito a scriverci, se ti va, visto che apprezzo sempre molto quel che dici e il tuo potrebbe essere un contributo estremamentestimolante
Tatiana Olivieri (coordinamento donne UISP)
a furia di ascoltare fatti, diventiamo talmente strafatti che non capiamo niente più, e restiamo terrorizzati.
tg persuasione http://www.youtube.com/watch?v=-fMz0NtiGFA
Ps. è vero che cappuccetto rosso dovrebbe essere libera dia andare ovunque, ma se può evitarli certi luoghi isolati e bui, non è meglio?
E se proprio ci deve passare, non dovrebbe protestare col comune per avere più illuminazione, e una pattuglia di carabinieri in più?
E per chiudere, non sarebbe ora di fare parcheggi custoditi dove possono sostare tranquillamente le coppiette?
i talebani..? ma non li avevamo corrotti alla democrazia rappresentativa a suon di bombe all’uranio impoverito!?? forse riotta vuole adeguarsi al newdeal del compagno obama, e contribuire nel suo piccolo alla nuova campagna di guerra in afganistan
@Lameduck che se ne può pensare?
insistono nel dare connotazione etnica e addirittura religiosa agli stupri.
se in inghilterra, per dire, leggessero della quantità di stupri commessi da italiani direbbero che gli italiani sono stupratori…
mah..
sempre peggio 😐
Segnalo la notizia letta dal TG1 di stasera, ovvero nel Rocky Riotta Horror Show:
“Per l’8 marzo i talebani organizzano campagne di stupri ai danni di donne e bambine”.
Con tutto il disprezzo che si può avere per l’oscurantismo talebano, ma voi che ne pensate di una notizia così?
bella e appropriata risposta! purtroppo la paura si diffonde come un morbo contagioso, si esprime e si contagia con le frasette innocenti e apparentemente innocue del tipo “non si è più liberi di uscire la sera”. il fatto che sia provato, detto e stradetto che la maggior parte delle violenze avviene in ambienti familiari non sposta di una virgola le argomentazioni di chi è disposto ad accettare le violenze familiari, la precarietà del lavoro e della vita, ma non può rinunciare alla “libertà di uscire la sera”. una libertà che io non voglio negare a nessuno, ma che ha il suo peso rispetto ad altre libertà. quali ronde ci garantiranno la libertà di espressione, la libertà di associazione, di sciopero? quali ronde ci faranno conquistare la libertà dal lavoro, la libertà sessuale? quali la libertà di movimento, la libertà di migrare? con lo spauracchio della “libertà di uscire la sera” ci stanno fregando tutte le libertà civili e le conquiste sociali e aprono la strada, leghisti in testa, ai fascismi del XXI secolo. Non è la sicurezza che dobbiamo chiedere, ma la Democrazia!
sai enza avevo letto l’articolo e qualcosa non quadrava neanche a me.intanto questo ritornare indietro nel tempo, sembra sottolineare che non sia cambiato nulla.come se certe conquiste si siano fermate in un determinato periodo storico e stop.
ma ora l’impegno è ancora più grande, oltre al peso dell’eredità, che non deve affatto farci cascare nella trappola del confronto, c’è il peso della responsabilità per un futuro che non sia una replica del passato. Perciò non consentiamo che i numeri delle statistiche o delle percentuali dei sondaggi diventino un marchio di fabbrica.
in questo tempo di mezzo dobbiamo confrontarci con linguaggi nuovi, con un paese costantemente minacciato, sul piano culturale, sociale, da avversari potenti perché inconsapevoli della pericolosità delle loro affermazioni.
tutti hanno troppo spazio a volte, o lo usano male. allora recuperiamo la nostra voglia di combattere per ciò che è bene e sicurezza comune. invadiamo i nostri spazi, ogni giorno: i nostri posti di lavoro, le nostre case, i posti dove ci incontriamo con le altre donne, anche lo spazio della rete. contaminiamo tutto con la nostra leggerezza intensa!
all’inizio furono i militari. Piazzati li alle stazioni della metro, con i loro mitra, a non fare un cazzo o a chiamare i carabinieri nella migliore delle ipotesi visto che non possono intervenire.
Cosa avrebbero pensato negli 70, le femministe oggi pro ronde qualora al risveglio, una mattina, si fosse scoperto che le piazze erano presidiate dall’esercito?
Dopo i militari le ronde, velleitarie anch’esse. Ma forse, l’ utilità maggiore degli uni e delle altre sta nel creare una nuova normalità. Quando, fra molto poco, ci abitueremo ad essere sì scrupolosamente vigilati e nessuno troverà più inquietanti queste presenze diurne e notturne allora sarà più facile riempirle di “contenuti” assegnare loro qualche “potere speciale”, sull’onda emotiva di qualche prossima emergenza (pedofili? cani mordaci? vampiri o licantropi?). Chi troverà allora qualcosa da eccepire?