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Garantismo di convenienza

Non è finita. Non finisce mai. C’e’ un’altra ragazza che il 17 gennaio è stata stuprata fuori da una discoteca a "Infernetto" (Roma). Le notizie dicono che si tratta dell’ex fidanzato che non ha preso bene la fine della relazione e l’ha violentata in un parcheggio. Ma di questo i giornali parlano a malapena perchè si tratta di "cose nostre", panni sporchi da lavare in "famiglia".

Si parla con orgoglio anche di una ragazza di sedici anni salvata in tempo a Ostia prima di uno stupro. Ne abbiamo tolta una dalle grinfie dello stupratore straniero. Ora possiamo riconsegnarla ad uno stupratore d’origine controllata, giusto?

Il dibattito di questi giorni insiste nel portare prove di una pericolosità sociale dello straniero, i notiziari mostrano comprensione per le aggressioni compiute da neofascisti in libera uscita contro i primi capriespiatori incontrati per strada, il clima stabilito dal presidente del consiglio è quello del "famo pe’ divertisse" perchè in italia è bello che ci si diverta tutti soprattutto mentre si ridacchia di stupri, in rapporto all’unico italiano oggetto della discussione, in quanto stupratore, c’e’ un pezzo di opinione pubblica che si riscopre garantista.

Come se il nostro intento fosse persecutorio. Come se non si trattasse di una ragione culturale che ci spinge a chiarire, precisare, sottolineare la differenza tra vittima e persecutore.

Lo stupratore di capodanno è stato rimandato in casa agli arresti domiciliari. Chiederà anche di patteggiare, giusto per essere più precisi. Non è questo l’oggetto dello scandalo. Specie per chi come me non crede minimamente nel valore "rieducativo" del carcere e colloca questa struttura tra gli strumenti di controllo di categorie sociali irrisolte per pigrizia, convenienza, vigliaccheria, complicità.

L’oggetto della questione sta nella maniera attraverso la quale la notizia è stata comunicata. Non abbiamo bisogno de "Il Corriere" per ristabilire che arresti domiciliari non significa "innocenza". Perchè è proprio quello che abbiamo tentato di dire noi tra un ruffiano virgolettato giornalistico e l’altro.

Volendo approfondire (ancora): un primo punto sta nel fatto che per lo stupratore varrebbe la "certezza di non possibilità di fuga e di non reiterazione del reato" – precondizioni necessarie per attribuire gli arresti domiciliari – e non si capisce da cosa derivi questa certezza. Come dice Gennaro Carotenuto, già in questo si stabilisce una discriminazione tra straniero e italiano. Perchè uno straniero sarebbe più propenso alla fuga e un italiano no? Ad uno straniero sarebbero stati assegnati gli arresti domiciliari? Per lo straniero il Corriere si sarebbe speso in parole tanto "corrette"? Di questo ci interessa. Non di altro.

Il secondo punto è tutto dedicato al "potere" dell’informazione:

Il corriere ci illumina
– appunto – spiegandoci che "arresti domiciliari" non significano "innocenza" per
l’imputato dello stupro romano di capodanno. Di nuovo, grazie mille. Lo sapevamo
e non ci interessa. Quello che ci sta a cuore è una questione
culturale: il punto
infatti sta nel modo in cui la notizia degli arresti domiciliari è
stata comunicata. I titoli dei quotidiani giustificavano lo stupratore.
Traevano spunto dalla scarcerazione
per dire che in qualche modo era quasi un po’ innocente, perchè
pentito, perchè la droga lo aveva trasformato da bravo ragazzo in
stupratore. E’ l’informazione ufficiale che ha usato questa
cosa per mandare un messaggio sbagliato, non i giudici e neppure noi commentatori e commentatrici. Tra questi
mezzi di informazione c’era proprio il “corriere” con virgolettati che ci spiegavano che si tratta di un ragazzo "di buona famiglia e non certo di un criminale" e ci narravano persino della sua condizione psicologica scrivendo che lui è "scosso e teso, con l’aria stanca… e chissà che è successo davvero".

Ripeto, se i media avessero trattato la notizia in modo diverso noi di certo
non ci saremmo sentite in obbligo di
specificare che “arresti domiciliari” non significano innocenza. Il
corriere non può prima lasciare passare l’idea che si tratta di "un
bravo ragazzo" per poi dirci di non infierire.

Come dire: se la
scrivono, se la cantano e pretendono anche di farcela leggere.

Ovvero è un altro modo per difendere la "cultura dello stupro" prendendo a prestito il garantismo, dandoci lezioni di diritto quando invece dovrebbero loro prendere lezioni di etica giornalistica.

Insomma: cari giornalisti de "il corriere", da chi elargisce articoli infarciti di pregiudizi, ovvietà, luoghi comuni e leggende clericali, non accettiamo lezioni ne’ sul garantismo ne’ su niente altro. 

La soluzione del corriere per gli stupri? La ricercona della settimana: troppo sesso onanistico (volgarmente dette: seghe), da giovani farebbero venire il cancro alla prostata. Una volta si diceva che chi faceva troppe seghe diventava cieco. L’evoluzione del pensiero umano mi stupisce sempre, soprattutto per la fantasia…

La soluzione del governo e dei sindaci? Militari a iosa, uno per ogni bella gnocca. Forse illuminazione nelle strade periferiche ma "con tempi lunghi". Forse un po’ di campagna contro gli stupri, ma stando ben attenti a precisare che "italiano è meglio"!

La nostra soluzione?

Cominciamo dal presidio contro la violenza maschile sulle donne del 29 gennaio, ore 16.00, scalinata del campidoglio, Roma. Tutti i dettagli QUI.

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Posted in Corpi, Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. fikasicula says

    🙂
    non c’e’ di che.
    hai scritto una bella cosa che ci sstava precisa!
    grazie

  2. Vito says

    Adesso ho capito!!
    Allora: Donna+ pillola = inquinamento = inferno.

    Uomo + dispersione del seme = peccato = inferno.

    La prossima sarà: donna + donna e/o uomo +uomo = indemoniati = esorcismo, in alternativa si può scegliere un guaritore come ha fatto luca della canzone di Povia.

    Comunque grazie per avermi linkato Enza.

    Ciao.