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Uno stupratore tutto per se’

A ciascuno di noi è toccato uno stupratore. Di qualunque natura esso sia è comunque presente nelle nostre vite.

Può trattarsi di uno stupratore classico, di quelli che non hanno da perdere tempo, forse sono persino contrari alla prostituzione, perchè anche quella ha un principio retribuito di consensualità, però fanno sveltine gratis, dove capita, con chi capita, che le donne siano d’accordo oppure no.

Può trattarsi dello stupratore morigerato, che ti chiede di non essere diretta, che ti dice che le donne mentono tutte perché in realtà sarebbero delle gran troie. Questa parola lo fa arrossire, ma la dice lo stesso ed è quella che lo fa sentire autorizzato a compiere lo stupro. Ce lo meritiamo. Avanti il prossimo.


Può trattarsi dello stupratore colto, quello che paventa una sorta di superiorità morale e intellettuale nei confronti delle donne in minigonna e tanga. Quello che legge Prevert e che conosce a memoria la poesia dei tre fiammiferi, il primo per individuare luoghi bui, il secondo per sorvegliare che nessuno lo veda e il terzo per incendiare un campo rom il giorno dopo. Gli uomini bruciati sembrano tutti colpevoli.

Può trattarsi del giornalista con una tessera dell’Ordine rilasciata per praticantato nel giornaletto del suo padrino politico. Egli ti stupra con le parole, che restano attaccate al tuo corpo, al tuo sangue, cervello, memoria e alla cultura intera. Sicchè diventa uno stupro di branco, con fiancheggiatori, complici e simpatizzanti e diventa anche uno stupro alle donne tutte assieme, una orgia violenta che lascia una impronta indelebile sui pensieri di ogni uomo che nel presente e nel futuro userà quel “virgolettato” per legittimare i suoi sporchi gesti.

Può trattarsi del ricercatore, scienziato, che trascorre gli anni a dimostrare l’inferiorità fisica e mentale delle donne; o può trattarsi ancora del letterato che in ogni scrittrice che parla di se’ senza le opacità di certa ipocrita e bacchettona scrittura maschile vede una prostituta, una specie di squillo di lusso che per “comprarla” ci vuole qualcosa di più che 30 euro a botta. Deprecabile perché persino troppo cara.

Può trattarsi di un prete che pretende di farci da guida spirituale mostrandoci il pene in confessione e chiedendoci di toccarlo. Del nostro datore di lavoro che pretende gratitudine persino per un contratto precario o per un impiego in nero.

Può trattarsi del ragazzino, quello che tutti si ostinano a chiamare “bullo” ma che bullo non è perché tocca e schiaccia e morde e penetra a qualunque costo, talvolta mascherando “d’urgenza” la smania di sesso che nessuno gli ha insegnato diverso, talvolta ferendo a morte le sue vittime.

Può trattarsi di un poliziotto, forse uno di quelli che è stato nella bolzaneto del g8 di Genova, che giudica lo stupro una lusinga non dovuta alla noglobal che lui chiama capra malata e se di questo poliziotto si tratta non si capisce perché dovremmo consegnargli in mano la tutela delle nostre vite.

Può trattarsi di un presidente del consiglio che giudica lo stupro normale per le ragazze belle, offende in un solo colpo anche le brutte – sono capre malate anche per lei, presidente? – e poi dichiara di aver fatto una battuta molto divertente. Infatti, presidente, contare morte e ferite per mano di uomini, padri, mariti, figli, estranei, a centinaia, ci diverte moltissimo. Vedere che l’unica risposta del governo è quella di prendere d’assalto campi nomadi in cui risiedono altre donne e tanti bambini e bambine, ci diverte anche di più.

Viviamo di stupri quotidiani, alla dignità, all’orgoglio, alla carne. Sarei tentata di desiderare uno stupratore tutto per me. Per fargli cambiare idea. Ma non sono presuntuosa ne’ mi farò dire da qualcuno che è colpa mia se non sono stata in grado di “guarire”, “curare”, far “crescere” questa umanità fatta di stupratori. Perché non è colpa mia. Non è colpa delle donne.

E’ responsabilità di tutti, uomini e donne, padri e madri, figli e figlie, sorelle, fratelli, amici e amiche.

Non siamo madri dell’umanità, non ci si può imputare la cattiva riuscita dei nostri persecutori. La cultura, quella, non l’abbiamo partorita noi. Siamo solo madri di uomini. Fabbricanti di corpi come i maschi ci hanno volute. Riproduttrici della specie. Fosse stato per noi, tanti stupratori sarebbero stati abortiti.

Non siamo madri della cultura dello stupro. Qualcuno lo dica forte. Qualcuno pronunci queste parole in un atto di responsabilità collettiva.

Non ci dite di tenere le gambe ben strette. Non ci dite di smettere di esistere. Non ci dite di tacere.

E smettete di spiarci tra le cosce dopo uno stupro, quando dite di soccorrerci.

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Notizie utili:

Il corriere ci illumina spiegandoci che "arresti domiciliari" non significano "innocenza" per l’imputato dello stupro romano di capodanno. Grazie mille. Lo sapevamo e non ci interessa. Quello che ci sta a cuore è una questione culturale: il punto
infatti sta nel modo in cui la notizia degli arresti domiciliari è stata comunicata. I titoli dei quotidiani giustificavano lo stupratore. Traevano spunto dalla scarcerazione
per dire che in qualche modo era quasi un po’ innocente, perchè
pentito, perchè la droga lo aveva trasformato da bravo ragazzo in stupratore. E’ l’informazione ufficiale che ha usato questa
cosa per mandare un messaggio sbagliato, non i giudici. Tra questi
mezzi di informazione c’era proprio il “corriere” con virgolettati che ci spiegavano che si tratta di un ragazzo "di buona famiglia e non certo di un criminale" e che lui è "scosso e teso, con l’aria stanca… e chissà che è successo davvero". Se i media avessero trattato la notizia in modo diverso noi di certo non ci saremmo sentite in obbligo di
specificare che “arresti domiciliari” non significano innocenza. Il corriere non può prima lasciare passare l’idea che si tratta di "un bravo ragazzo" per poi dirci di non infierire. Come dire: se la scrivono, se la cantano e pretendono anche di farcela leggere.

Una denuncia di stupro a Olbia ma il corriere tiene a precisare che si tratta di "violenza dichiarata" perchè non ci sarebbe "riscontro oggettivo" nel "referto medico". Cioè? Se una donna non arriva ferita a sangue in caserma allora non sarebbe stata stuprata?

Le donne di Usciamo dal Silenzio di Genova hanno fatto un volantino con il "decalogo per le donne stuprate". Lo stanno distribuendo oggi e mi hanno mandato la copia in file per chiunque volesse utilizzarlo da distribuire altrove. Eccolo: DECALOGO PER DONNE STUPRATE.doc 

Un messaggio dalla rete delle donne umbra che stanno seguendo assieme ad altre compagne  il processo a carico del marito di Barbara Cecioni, accusato del suo omicidio. Domani e dopodomani c’e’ una udienza e siete tutte invitate, se potete, a recarvi in aula a sentire. Basta una carta di identità:

Care compagne Martedi e mercoledi (27 e 28) le udienze del processo per l’assassinio di Barbara Cicioni saranno interamente dedicate all’interrogatorio di Roberto Spaccino, unico imputato per il delitto della moglie. L’ interrogatorio si terrà il  mattino dalle 9 alle 13- pomeriggio dalle 14,30 in poi..
Chi può anche limitatamente partecipare, basta presentarsi con carta di identità, dire che si va alla sala affreschi.
 
Inutile dire che è molto importante partecipare. Proprio il lavoro svolto, da molte di noi come RETE DELLE DONNE, ha aperto in Umbria la questione della violenza maschile sulle donne e della mancanza di misure volte a contrastare tale fenomeno che anche in Umbria come in tutto il mondo rappresenta il maggior problema strutturale della società. Grazie a un lavoro orizzontale, partecipato singole donne, donne provenienti dall’associazionismo e dal movimento lavorando a RETE hanno reso possibile preparare il percorso che ha portato alla costituzione come parte civile al processo per il femminicidio di Barbara Cicioni delle associazioni di donne sia locali che nazionali. Si tratta di continuare nel percorso che ci ha visto organizzare insieme alle compagne del sommovimento femminista di Perugia e della Rete femminista nazionale i presidi sotto il tribunale. Per Barbara, per Simonetta Pangallo la madre, partecipiamo numerose all’interrogatorio. Facciamo sentire tutto il peso del nostro sdegno:

PER OGNI DONNA VIOLENTATA UCCISA OFFESA SIAMO TUTTE PARTE LESA!!!!!

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Posted in Corpi, Iniziative, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. vivian says

    ultimamente parlo sempre più spesso con il mio compagno di donne, corpi, violenze, della mia rabbia e della mia impotenza, dell’impossibilità a non sentirmi impigliata, coinvolta, totalmente assorbita. e sto a spiegargli le mie lacrime di rabbia per ogni notizia che leggiamo. poi parliamo del fatto che lui ha una figlia femmina, di dieci anni, una bimba sveglia che mi racconta del suo san valentino e che, studiando la storia l’altro pomeriggio, alla frase le donne erano escluse dal voto, mi chiede perché. non avevo mai spiegato il concetto di differenza, di consapevolezza, di dipendenza, di diversificazione dei ruoli. noi le diciamo così, ma a lei come dovevo tradurre tutti questi concetti che a me sembra di avere acquisito quasi naturalmente? allora ho cercato parole semplici, ma non tanto, esempi concreti, e lei ha capito. allora il mio senso di impotenza trova nuove ragioni per trasformarsi sempre di più in azioni e gesti concreti. un video, un racconto, quello che so fare, in futuro spero anche un gruppo di donne o di bambine, ovunque mi troverò. un sogno, un impegno, una promessa. anche per le bimbe come bibi che mi dice frasi come ‘ah questi maschi’ quasi sconsolata, che rimprovera suo padre perché vede che sono sempre io a mettere in ordine. che sa già dove guardare, che presto scoprirà le cose belle e le cose brutte di questo mondo, che cerca strumenti per vivere e per restare se stessa. è questa la sfida vera?

  2. fikasicula says

    lameduck: infatti sono cose troppo serie per scherzarci su e lui è il capo del governo. dovrebbe dare soluzioni e non fare l’animatore del villaggio vacanze valtur…

    francesco: chiunque può avere uno stupratore, uomo, donna, trans, gay, lesbica, bambina, bambino…

    essere stuprati purtroppo non è una prerogativa delle donne ma è una prerogativa degli uomini quella di essere stupratori con delle eccezioni che quando vengono alla luce vanno diuscusse con altrettanta serietà.

  3. Francesco says

    Sai che, a vedere questa lista, mi ci ritrovo anch’io (tra gli stuprati, non tra gli stupratori)? Che vorrà dire?

  4. Lameduck says

    Di fronte all’abisso della stupidità di certe affermazioni ci si sente impotenti. Il problema è che non è lo scemo del villaggio, ma il presidente del consiglio.
    Sono assolutamente d’accordo con il concetto che a tutte noi è toccato uno stupratore. Magari non sempre ci ha stuprato nel vero senso della parola ma ci ha fatto lo stesso del male, ci ha segnato per sempre. Può essere una serie di molestie che ti hanno fatto da bambina, e che ti sono voluti vent’anni per superarle, magari lo stupro psicologico di un padre che non ti ha mai accettato per come eri e sei.
    Sono argomenti troppo importanti e dolorosi per scherzarci su.

  5. fikasicula says

    siete grandiii :)))

    mi sono divertita un sacco (a parte la serietà degli argomenti)
    quando mettete online la puntata? così la facciamo ascoltare a quelle che non c’erano.

    siamo d’accordo che prepariamo una rassegna settimanale ogni domenica per voi. se vi serve qualunque altra cosa ditecelo e noi facciamo nottate, con gli occhi gonfi e la fatica che ci uccide i polpastrelli mentre picchiamo la tastiera, ma ci saremo 😀

  6. Elisa says

    NON PIU’ MADRI, MOGLI, FIGLIE! Distruggiamo le famiglie!!

    …dopo le iniziali difficoltà tecniche e l’insicurezza ad avviare un discorso di questo tipo su radio di massa… ce l’abbiamo fatta! Il programma ha avuto moltissime ascoltatrici, la partita è cominciata. Ogni lunedì grideremo in streaming contro la violenza patriarcale dimostrando, dati alla mano, che non si tratta di fesserie teoricamente inventate da soggetti deboli “per natura”. Ho voglia di brindare, ragazze. Smaschereremo presto i nostri stupratori personali! Baci…
    PS ho stampato il decalogo, sarà presto tra le mani delle studentesse napoletane!