Il libro offre un resoconto del problema della soggettività etica e politica nella cultura contemporanea, e sponsorizza fortemente una concezione non-unitaria o nomadica del soggetto, in opposizione alle pretese di ideologie quali conservatorismo, individualismo liberale e tecno-capitalismo. Rosi Braidotti depone decisamente contro l’universalismo morale, offrendo al contempo una strenua difesa dell’etica nomade dalle accuse di relativismo e nichilismo, e fa appello a una nuova forma di responsabilità etica che consideri la "Vita" come il soggetto, e non l’oggetto, della ricerca. Questo tipo di etica è presentata come una fondamentale riconfigurazione del nostro esserci, ed esige più creatività concettuale nella produzione di visioni del mondo capaci di consentirci un comportamento etico in un mondo tecnologicamente e globalmente "mediato". Il soggetto etico di tipo nomade riesce a superare la difficile tensione tra la molteplicità delle forze politiche da un lato, e il forte impegno per le politiche dell’emancipazione dall’altro.
Altre pubblicazioni di Rosi Braidotti: Madri, mostri e macchine; Dissonanze. le donne e la filosofia contemporanea. verso una lettura filosofica delle idee femministe; Soggetto Nomade. Femminismo e crisi della modernità; Metamorfosi.
Ps: non l’ho ancora letto e dunque la sintesi è tratta dal retro di copertina. Appena lo leggo proverò a semplificare il suo contenuto. Nel frattempo però potete guardarvi qualcuno dei video a disposizione dal Server Donne, della presentazione del libro con la Braidotti presente a Bologna, nei quali tutto sommato si parla un linguaggio comprensibile.
Pur condiviendo con Roy Braidotti
la costruzione psicologica di fondamento nomadico del soggetto, connessa ad una continua evoluzione spazio-temporale dell’entità vivente qualunque essa sia, penso sia possibile solo realizzare in spazi democratici un atteggiamento di tale tipo.
Più difficile penso sia la trasposizione nel diritto di tale situazione vista la prevalenza attuale di un concetto “forte” di vivente, connessa all’idea di vincente che prevale negli stereotipi visivo-televisivi, unita all’idea di maternità non disincarnata o meglio incarnata solo in soggette femminie a coppie, presentate dagli odierni gruppi religiosi e leici conservatori.
Purtroppo il visivo-televisivo ha cambiato le nuove generazioni fino a far sì che la razionalità ne sia modificata e il messaggio della Braidotti non riesca a fare scuola
Piera Vaglio