Qualche notizia dal fronte della cultura laica: mentre ferrara si
spreca in offese sui tg nazionali e mistifica una protesta legittima,
di tante donne e uomini che a Bologna
hanno difeso l’autodeterminazione delle donne, tacciandola come
complicità con le "assassine" che interrompono le gravidanze, sappiamo
che in puglia
hanno annunciato la diffusione della pillola anticoncezionale gratuita
"per prevenire l’aborto". Ovviamente non per tutte: solo per quelle che
hanno un reddito bassissimo. Per la verità erano stati i ginecologi
italiani che avevano acconsentito alla proposta della ministra turco di
rendere il farmaco gratuito. L’unica regione a rispondere fino ad ora è
stata però la puglia.
Di questa notizia mi sommuove lo stomaco la
maniera in cui la si offre. L’assessora pugliese al ramo dice
esplicitamente che si tratta di prevenzione e io sarei anche d’accordo
se non fosse che quello scandire in modo così chiaro, sillaba per
sillaba, il termine pre-ven-zio-ne sa di campagna elettorale un po’
progressista un po’ no, un po’ dalla parte delle donne e del concetto
di "autodeterminazione" e un po’ dalla parte dei movimentisti della
vita con tutto il loro carico di moralismi e pregiudizi. Il coraggio
non risiede nella rappresentanza istituzionale. Nulla di nuovo, dunque.
In una inchiesta
si scopre improvvisamente che in italia si pratica soavemente la
poligamia. Il taglio del pezzo è di descrizione e minimo
approfondimento. Tra i commenti c’e’ quello della presidentessa
dell’associazione donne marocchine che è candidata nelle liste di
centro-destra. La sua opinione si presta perfettamente alla retorica
destrorsa sugli uomini stranieri tutti violenti e cattivi con le donne.
Il suo piglio è di una che chiede soccorso agli uomini italiani così
tanto civili che, dall’alto della loro moderna visione, pongono il
solito nefasto ricatto: per salvarci dalle liete costrizioni cui ci sottoporrebbe la
religione musulmana dovremmo produrre prole come tangente in cambio di
una protezione sotto la tutela della chiesa cattolica.
Non
difendo gli uomini che picchiano le donne, anzi. Ne’ ho una opinione
precisa sulla poligamia a parte il fatto che io credo non mi piacerebbe
a meno di poter intrecciare una relazione sessuale con tutte le
componenti del menage. Ironia a parte davvero non lo so e quello che so
l’ho letto e in parte visto nei miei giri ad approfondimento della
cultura araba. Da quelli ho tratto la visione di una complessità
difficilmente semplificabile, nella quale l’unica cosa che mi sento di
circoscrivere riguarda la competitività e l’aggressività femminile, in
un nucleo dove le lotte per la conquista del potere sono infinite e
dove la vita sembra tutt’altro che serena.
Eppure la serenità
l’ho trovata negli occhi di M., anziana signora che ha trascorso un bel
pezzo della sua vita in mezzo al deserto, che con naturalezza mi diceva di essere stata molto contenta quando il marito ha sposato
S. "Io non potevo fare più tutto da sola" – mi raccontava, e si riferiva
a questioni di letto di cui a lei non andava più di occuparsi con
frequenza e alle faccende di casa che ora poteva delegare alla più
giovane.
Il marito in fondo poteva anche essere giudicato un buon
cristiano perchè si era tenuto una moglie sino a che non è stata in
grado da sola di assolvere a tutti gli obblighi coniugali. Due mogli in
un contesto in cui si può arrivare anche a numeri superiori non è
tanto.
Mi chiedo: qual’e’ la differenza tra il marito di M. ed
S. e un uomo nostrano che ad un certo punto si fa l’amante e le paga
affitto e spese trattandola come una squillo di lusso in esclusiva?
Ma
il punto non è neppure questo. Il punto è che le donne che vivono
assieme possono farsi del male e in nome della condivisione di un uomo
possono diventare l’una la persecutrice dell’altra. Così in Marocco,
dove la poligamia è ora fuorilegge, mi hanno raccontato che se la
moglie più giovane si divertiva a scippare l’attenzione dell’uomo
all’altra donna grazie all’avvenenza e a rinnovati amplessi, la più
anziana era la padrona di casa e quindi quella che dava gli ordini
sulle faccende da fare. Sono cose che non si dicono ma le donne più
anziane si vendicavano sulle più giovani nei modi più brutti e la
violenza arrivava ad esplicitarsi anche in forme evidenti con litigi,
percosse, aggressioni.
Tutto era normalmente coperto dalla
versione maschilista che vuole queste donne felici e perennemente
soddisfatte della relazione che vivono. Dal mio punto di vista, nel
rispetto più totale per la loro cultura che comunque non è la mia, bisognerebbe che indagassero sulle forme di relazione tra donne così compromesse da gelosie infide e cattiverie tanto da risultare nefaste. Questa cosa ad altri livelli va indagata anche da noi e quindi è una cosa rispetto alla quale ci accomuna la prospettiva di ricerca e azione. Per il resto credo che la
loro evoluzione non possa certo passare attraverso forme di
occidentalizzazione o cristianizzazione ma di sicuro hanno un bel po’ di
cultura patriarcale da lasciarsi indietro. La loro opinione sulle donne
infatti è generalmente sessista, priva di una prospettiva laica e molte
donne parlano di figli e rispetto per il marito come se si trattasse di
una cosa normalissima. Ovvero: se le donne migranti potessero votare
credo sia più che possibile che darebbero un voto a destra.
L’altra
notizia è una chiacchiera da propaganda elettorale. Semplice
pettegolezzo che qui, regno del gossip
intellettual-sinistrorso-impegnato, non possiamo trascurare. Qualcuno
ha detto che i gay non sarebbero adatti a fare i soldati
e grillini si è molto risentito. A me verrebbe da dire ma
chissenefrega. Però mi chiedo: ma che cavolo gliene frega ai gay di
diventare militari?
E’ mai possibile che il concetto di pari
opportunità debba essere sempre tristemente celebrato per legittimare
comportamenti sociali gravissimi di cui potremmo benissimo fare a meno?
Secondo
voi il fatto che le donne siano state accettate tra i militari è un
segno di emancipazione e di progresso? Cosa me ne frega a me di avere
pari opportunità in contesti in cui la gente è addestrata per uccidere,
annientare, anzi "annichilire" l’avversario sia esso donna, uomo o
bambino?
Ma piuttosto mi piacerebbe che la figura del soldato non
esistesse proprio e che si mettesse fine alle guerre. Invece mi ritrovo
a leggere di polemiche che da un lato ripropongono quella vecchia,
fascista, intatta omofobia e dall’altro una richiesta di integrazione
anche nei contesti in cui non bisognerebbe esigere di avere accesso.
Lo
so cosa risponderebbe grillini: che prima bisogna stabilire che tutti i
luoghi sono aperti a tutti e poi si può ragionare di libertà di scelta
in rapporto alle professioni da fare. Che il rifiuto alla possibilità d’accesso nella carriera militare per i gay è spinto da quell’antico pregiudizio che dice che un gay sarebbe un individuo viscido e un po’ perverso che se ti vede a culo scoperto ti inchiappetta. Un pregiudizio che va contrastato, certo. Cazzate omofobe da militari che devono tenere alto l’onore della patria e della propria maschia virilità. Però io comunque non capisco e dal mio punto di vista le critiche che pongo partono da un livello sul quale forse bisognerebbe portare la discussione, giusto per non stare sempre a dirci idiozie addosso.
Per
portare avanti le mie rivendicazioni femministe devo spingermi sino a
pretendere di avere accesso, che so, nell’equipe di costruzione di
un’arma nucleare?
Lo so: l’inclinazione sessuale non c’entra
nulla con quello che poi si sa o si vuole fare e non posso mettermi a idealizzare i gay che tra loro si dividono in persone reazionarie, spesso misogine e fasciste e altre volte laiche e di sinistra (che può essere la sinistra alla veltroni o quella più radicale). Trattasi di persone, diverse tra loro, come tutt*, dalle quali non si possono accettare spinte culturali regressive se non in maniera critica proprio come faremmo con tutt*.
Tutt* noi possiamo ancora scegliere cosa
pretendere e cosa no e per la comunità gay mi pare oltremodo
paradossale la pretesa di accedere a luoghi fatti di cameratismo, machismo, nonnismo,
violenza, molestia, mobbing, persino stupri ai danni delle donne, da
quando queste sono diventate soldatesse. Ad un mondo così io direi
semplicemente; no, grazie. Non ci interessa!
—>>>La foto è dell’artista Yans Mjolk
Incidentalmente, è un dato storico di fatto che nelle società più guerriere e militarizzate esistite in ogni parte del mondo, l’omosessualità spesso è stata assai diffusa e financo incoraggiata. Leggasi e.g. l’Hagakure. (Shudo.)
“qual’e’ la differenza tra il marito di M. ed S. e un uomo nostrano che ad un certo punto si fa l’amante e le paga affitto e spese trattandola come una squillo di lusso in esclusiva?”
L’amante squillo di lusso lo può piantare quando gli pare e piace.
La 1° o 2° etc… moglie che sia no, perché non possono divorziare, e il matrimonio è l’unica garanzia di susistenza, neanche mai certa (possono essere “ripudiate”).
Oltralpe a quanto pare le famiglie poligame sono stimate a 28 000. In Italia si può suppore un pò meno della metà.
non credo che ogni singolo omosessuale si riconosca in una ‘comunità gay’, così come continuo a non credere che in nome della differenza culturale io debba paradossalmente accettare che non si accetti il mio punto di vista, in poche parole che non mi si riconosca.
perché quando si parla di poligamia – in nome della cultura – è sottinteso che si tratta di un uomo e più donne.
parlare di poliandria è impensabile.
e il fatto che io non abbia alcuna intenzione di sposare più uomini, non vuol dire che non apprezzerei che si riconoscesse questo diritto, anche se fosse una richiesta avanzata solo da tre persone in tutto il mondo (ma sono di più).
ah…scusa
il mulo inteso come emule o amule, il programma di p2p
ehi nto :)*
che vuol dire che la troviamo nel mulo? in che mulo? comunque la cerco.
bacioni
riguardo alla poligamia e alle divergenze religiose, consiglio di scaricarvi “l’Orlando” di sergio endrigo…la trovate nel mulo. una canzone molto bella anche per far capire tante cose ai bambini (endrigo ha collaborato spesso con rodari)