Offro una strusciata di capezzolo
a chi da una spurgata al cesso e un morsetto ansimante e sensualone a chi mi
lava con la varechina l’angolo in alto della parete della cucina con
quell’orribile macchia di muffa. Sarei anche disposta a mostrare il mio
eccitantissimo movimento circolare dell’alluce per una aggiustatina alla
zanzariera che è sempre più fracassata di buchi.
Questa è un’epoca di assoluta povertà
e bisogna pur arrangiarsi. Così sembra assolutamente ovvio sapere che ci sono
donne che ottengono una stanza in affitto solo in cambio di prestazioni sessuali,
ci sono persone che si concedono per un ingresso in discoteca e poi ci sono
quelle che la devono dar via per una cura odontoiatrica o per la riparazione di una
tapparella.
Ci sono poi quelle persone che
dichiarano invece di avere grande rispetto per le donne e allora non hanno
meglio da proporre del "donarsi" gratis ad un milionario. Dall’altra
parte rispondono esimie rappresentanti "illuminate" che alle
pacchiane affermazioni degli esemplari di centro destra appaiono accigliate e
stupite. Da loro ci si aspetterebbe quindi un riferimento
all’autodeterminazione, una mossa d’attacco che parli di lavoro, stipendi, fine
della precarietà. Invece no. Le signore parlano di welfare basato sulla famiglia e si ricomincia a diffondere
il mito secondo cui una donna che la da gratis al marito, sgobbando dalla
mattina alla sera per le di lui esigenze e per quelle di tutti i membri
affiliati, sarebbe di sicuro più felice di una che la da via occasionalmente
per pagare in natura qualcosa.
Ecco così che le donne che
scelgono di fare la carriera delle sex workers appaiono in tutta la loro
straordinaria autonomia. Senza ipocrisia, senza pregiudizi. Sono le donne che
non vengono sfruttate dai protettori. Sono quelle che si autogestiscono (perchè
ci sono anche quelle, sapete?) Però si preferisce far pensare che loro siano
sempre e soltanto vittime (o colpevoli) [Potete scaricare il video *Ne’
Vittime ne’ Colpevoli* da qui] piuttosto che immaginare di inventarsi
provvedimenti per regolare la loro professione.
I moralismi striscianti si
insinuano ovunque. In qualunque notizia trovate riferimenti alla nobiltà del
fare figli, dell’essere dunque la macchina produttrice principale del
capitalismo [leggi quello che su questo dice Silvia Federici: scorri il
post e in basso trovi anche dei link per leggere contenuti di un libro oramai
fuori edizione]. Senza figli non ci sono operai. Senza figli non ci sono soprattutto
consumatori. Senza figli il sistema di "economia dell’infelicità"
(parafrasando il titolo del libro "economia della felicità di Luca De Biase) si suppone
non abbia più nulla su cui basarsi.
Un motivo di opposizione potrebbe
essere quello che dice che di esseri umani poveri in giro ce ne sono veramente
troppi e che se si redistribuisse la ricchezza allora si potrebbe sperare in un
nuovo giro per l’economia basato soprattutto su un fatto fondamentale: se
l’economia va male la colpa non è di chi non consuma o produce ma di chi
accumula. Se il riccone si accontentasse di essere un po’ meno ricco e
lasciasse in giro un po’ di soldini per chi non ce li ha allora è anche
possibile che a quello gli viene voglia di comprare anche qualcosa di diverso
dai prodotti di primissima necessità (sempre che se li possa permettere).
Se ci fossero meno ingordi in giro
per il mondo che non smettono mai di fare guerre per
sottrarre risorse ad altri territori e continuare ad essere straricchi, forse
si imparerebbe a guardare le cose con un po’ più di realismo.
Ma al di la’ della questione
economica in se’, nella quale non mi intrufolo più di tanto perchè c’e’ di
sicuro chi ne parla con competenza e assai meglio di me [vedi la brava Carla
Ravaioli], di figli ne ha bisogno anche la chiesa cattolica che invece di
preoccuparsi dei suoi pedofili e della povera gente lasciata in mezzo alla
strada grazie agli sfratti realizzati in strutture di sua proprietà si
preoccupa di ordinare indagini statistiche per sapere se c’e’ più o meno stato
il famoso sorpasso che da sempre si tenta di evitare.
Non c’e’ stata guerra santa che non
abbia in fondo avuto anche questa motivazione. Cattolici e musulmani si
contendono di tutto. In primo luogo ricchezze, risorse, poteri, territori e
corpi. Questi ultimi solo come effetto collaterale.
Ebbene si, è ufficiale: i
musulmani vincono sui cattolici per un 19,2 % contro il 17,4 % della popolazione mondiale. Chi
analizza il risultato dichiara che il problema sta nel fatto che le cattoliche
fanno meno figli e che le musulmane ne fanno di più.
Come si rileva qui
la questione è infinitamente seria per la chiesa cattolica. Far in modo che le
donne facciano tanti figli e poi li battezzino è per loro il mezzo fondamentale
per mantenere un potere grandissimo che altrimenti gli verrebbe sottratto.
Perchè la tecnica del contare i cattolici è basata sulla conta delle persone
battezzate. Sono così incluse anche quelle che non sono più cattoliche da
tempo, che sono agnostiche, atee, buddiste o qualunque altra cosa siano
diventate nel frattempo. Tutt* siamo inclusi se non abbiamo provveduto a fare
lo sbattezzo [Qui
tutte le informazioni per sapere come fare].
Fino a che non provvediamo a
sbattezzarci ciascuno di noi sarà più o meno funzionale agli interessi della
chiesa. Il vaticano,
la chiesa cattolica, percepisce fondi, ha diritto a riconoscimenti, favori,
privilegi, sulla base delle teste che dice di rappresentare. *Meno cattolici*
per loro sta per *meno potere*. E’ chiaro adesso perchè si accaniscono da
secoli così tanto sulle donne e continuano a seminare pregiudizi e omofobia
dappertutto?
Il problema è poi che capitalisti
e ecclesiastici, in questo loro disegno di oppressione secolare delle donne,
sono perfettamente fiancheggiati da soggetti apparentemente neutrali che ogni
tanto tirano fuori ricette della felicità attraverso forme di patologizzazione
dei corpi piuttosto che dei comportamenti sociali. Così fu che un gruppo di
ricercatori dell’università di Vienna si è preso la briga di approfondire un
tema evidentemente a loro assai caro per concludere che la "perfetta
unione" (tra un uomo o una donna, cosa che loro non specificano perchè
evidentemente ritengono che non esistano altro tipo di unioni) si otterrebbe se
la donna fosse più giovane dell’uomo di almeno 6 anni. Meglio
se di 15.
E’ in questi momenti che vorrei
che mia nonna fosse ancora viva perchè sarebbe bello accompagnarla da questi
rispettabili accademici per vederla poi diventare improvvisamente una specie di
incrocio tra la protagonista dell’esorcista e una partigiana antifascista
incazzata della sicilia quand’era ripiena di camiciole "scure". Suo
marito era di venticinque anni più vecchio e lei non fu mai una donna felice.
Come lei moltissime altre.
Il motivo per cui si sceglievano
donne più giovani era piuttosto semplice: erano sempre in tempo per fare molti
figli. Oggi invece sono insorte svariate difficoltà. Le donne si
autodeterminano. Non sono più disposte a fare da chioccie a nove figli per
volta vedendosene morire qualcuno nella mischia anche solo per distrazione.
Oggi si parla di maternità responsabile, si parla di autonomia economica, si
parla di una vita sessuale slegata da quello che viene considerato come un
"dovere di riproduzione". Si parla di noi che abbiamo storie se ci
piace e con chi ci va. Si parla degli uomini che se affascinati da una donna
non stanno più a fare i perniciosi sull’età anagrafica. Purchè si stia bene insieme.
Anzi è soprattutto quella la finalità e succede spessissimo che le donne
prossime alla menopausa vivano splendidi rapporti con uomini molto più giovani.
I ricercatori austriaci dunque
cercano di reintrodurre una specie di pregiudizio, di regola morale che vorrebbe
le donne da considerare "buone per un rapporto" solo se ancora
"capaci" di partorire. Strano che questi geni non abbiano suggerito
agli uomini di mettere su delle vere e proprie stalle in cui spacciare mucche a
buon mercato in ottime condizioni d’uso e con capacità di produzione intatte.
Sarebbe pur sempre un ottimo business, temo.
Accanto alle donne da spremere,
quelle da mungere, quelle da mettere in cinta in questa fabbrica di pazzi
tiranni costituita da magnacci del capitalismo, sfruttatori dalla veste dorata
e allevatori di corpi destinati ad essere cavie, ci sono anche le donne che
qualche volta un figlio lo fanno.
Che le donne non abbiano un lavoro
si sa. Che non hanno nessun tipo di supporto alla maternità è fatto noto.
Quello che invece probabilmente è meno noto è che gli asili nido non esistono
quasi più e che le donne con bimbi piccolissimi sono spessissimo a rischio di
licenziamento.
A Palermo un asilo rifiuta tre richieste di iscrizione su quattro.
Vale a dire la quasi totalità. Sempre a Palermo gli asili privati, a pagamento,
non accettano iscrizioni che riguardano bambini con età inferiore agli otto
mesi. Più in generale in sicilia la organizzazione di assistenza alle donne è
soprattutto basata sull’aiuto da parte di altre donne. Le nonne pensano ai
nipoti. Le mamme pensano ai figli in ogni condizione possibile compresa quella
di grave disabilità della prole.
Un sistema che punta interamente
sull’apporto delle donne non può permettere che le donne manifestino segni di
indipendenza. La sottomissione è necessaria allo stato, al sistema economico,
alla chiesa. Sollecitarla fa parte di un piano preciso. Tollerare la violenza
"educativa" degli uomini sulle donne è sempre stato il mezzo migliore
per tenere le donne in stato di soggezione, per piegare la loro, la nostra
volontà, per renderci incapaci di immaginare percorsi diversi. C’e’ stato un
tempo in cui era persino proibito che noi esprimessimo le nostre idee con un
voto (ed è alquanto recente dato che noi votiamo solo dal 1946), che noi
imparassimo a leggere e scrivere perchè più "sapere" significava
anche più "potere" di autodeterminazione.
Le donne che sapevano più degli
uomini dovevano il loro sapere semmai ad una educazione diretta a fare di loro
delle mogli che potevano essere ben esibite in società. Giammai doveva accadere
che le donne dovessero manifestare la loro intelligenza, capacità, ambizione.
Ancora oggi il nostro sapere deve essere mostrato con le dovute cautele, pena
l’esclusione da contesti misti in cui comunque è indispensabile non sfidare
l’autorità maschile. Semmai: è più semplice fare le donne "ombra". Le
ministre per le *questioni femminili*. Le partner di fiducia di d’alema.
Ci hanno tenute per lungo tempo in
una stanza buia ad accettare gli ordini del nostro carceriere, a mostrare
gratitudine quando ci portava da mangiare, a non opporre critiche a qualunque
"ordine", ad allargare le gambe ogni volta che era richiesto.
Ci hanno tenute in quel luogo e noi, con grande fatica, un poco alla volta, ne
stiamo uscendo e in certi casi si può persino dire che ne siamo uscite. Tutto
questo non è stato gratis. Milioni di donne sono state uccise perchè si sono
ribellate, ma di questa strage che ancora continua a perpetuarsi fino ad ora
nessuno parla come dovrebbe. Nessuno la contestualizza. Troppi ancora non
accettano il fatto che si tratta di uno sterminio praticato da un genere ai
danni di tutti gli altri. Le donne, i gay, le lesbiche, le transgender, i
transgender.
Se da quella prigione siamo uscite
però non è certo detto che non corriamo il pericolo di esserci ricacciate
dentro. Anzi, tutto presuppone che questo sia il progetto comune a troppi.
Questo piano esclude qualche volta gli uomini. Quelli che non stanno nei ranghi e che
non assolvono alla funzione di tori di produzione che è stata loro assegnata.
Questo piano arruola anche donne. Anche il nazismo in fondo arruolava le kapo’.
Se le donne sono funzionali al patriarcato vengono promosse sul campo. Persino
la competizione, l’invidia, la rabbia, l’aggressività diretta o indiretta tra
noi donne viene sfruttata per creare altri steccati di misoginia e sessismo al
femminile.
Che dire, in un sistema così se
ogni donna decidesse di fare sciopero: il mondo, tutto il mondo, andrebbe a
rotoli.
E’ questa la più grande schiavitù.
Non ce n’e’ un’altra più grande. Si estende oltre ogni confine, non v’e’ razza,
etnia, credenza religiosa, sistema economico che non possa fare a meno dell’apporto
fondamentale delle donne. A tutto questo, prima o poi, bisogna mettere fine.
—>>>La scritta sotto l’immagine
dice: "Una vasectomia era definitivamente da segnare nella lista delle
cose da fare del Signor Miller". Grazie a Vaticano per la
segnalazione. L’immagine è di Riotclitshave.