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Report sulla assemblea delle donne del 12 gennaio

Pubblico con ritardo il report della giornata del 12 di assemblea nazionale femminista. Vi troverete impressioni a caldo e la descrizione di proposte che si sono realizzate e di cui vi informerò immediatamente dopo:

Il 12 gennaio a Roma c’e’ stata un’assemblea delle donne di bilancio della manifestazione del 24 novembre contro la violenza maschile e di discussione sulle prospettive possibili. Sono arrivata a Roma che pioveva (la pioggia pare essere una costante dei cortei e delle assemblee militanti). Ci siamo ritrovate in uno stanzone della Casa Internazionale delle Donne. Eravamo in tante e ad un certo punto persino in troppe perchè in quello stanzone quasi stavamo l’una sull’altra.


La discussione
si è imperniata fondamentalmente su due proposte che l’assemblea femminista romana ha fatto a tutte: quella di ragionare su una due giorni – il 23/24 febbraio – di lavori tematici per costruire elaborazione e proposta politica; quella di organizzarsi per una grossa iniziativa o un insieme di iniziative fatte su una piattaforma comune in più città contemporaneamente l’otto marzo. Si è anche è parlato di "movimento femminista" nazionale.


Da dire
che le donne presenti per la maggior parte si dicevano d’accordo con l’andamento della manifestazione del 24 novembre e che mancava quindi una parte più "critica" che si è espressa in maniera contraria, ad esempio, rispetto la modalità di "espulsione" delle ministre piuttosto che la occupazione del palco di La7. Tra le donne che hanno comunque partecipato all’assemblea si sono registrati diversi interventi di partecipazione critica che sottolineavano soprattutto il fatto che pensare ad un movimento femminista nazionale non dovrebbe significare la perdita delle identità dei singoli gruppi e certamente richiedeva il rispetto delle differenti pratiche. Personalmente reputo questo passaggio abbastanza difficile.


Volendo sintetizzare
posso dirvi che gli interventi che ho sentito in qualche modo riflettevano quello che voi avete letto sul web. Sono intervenute voci interessanti che hanno detto cose sicuramente necessarie e utilissime alla riflessione collettiva ma, in parte, già lette e sentite e la situazione assembleare affollata peraltro non metteva certamente tutte nella condizione di poter prendere la parola superando soglie di timidezza e imbarazzo da gestire in presenza di tante guru (vecchie e nuove) del femminismo italiano. Con la speranza di ascoltare altre voci io ho scelto di non intervenire (anche perchè tutto quello che avevo da dire di critico mi sembrava di averlo già sufficientemente detto). Speravo invece di ascoltare altre voci che, tra quelle note, per fortuna in parte ci sono state.

In sintesi: c’era chi sosteneva che la manifestazione romana fosse stata un successo e che avevano avuto ragione quelle che affermavano di volerla fare con quelle modalità e c’e’ chi ha fatto critiche sul difetto di comunicazione, sulla mancanza di utilizzo della tecnologia, sul mancato rispetto delle diverse pratiche dei femminismi. C’era poi chi ha appunto parlato di un movimento nazionale necessario e chi ha invece detto che comunque avrebbe dovuto contenere i femminismi (e non il femminismo) e il rispetto delle pratiche di tutte. Sulle iniziative da fare per la maggior parte mi era sembrato che l’orientamento fosse di realizzare singole iniziative calate nei vari territori piuttosto che una grossa iniziativa nazionale, ed è questo che infatti si è poi immaginato in relazione all’otto marzo.

Si è parlato molto della 194. C’e’ stata chi ha detto che non serve difendere una legge frutto di brutti compromessi e chi invece ha sostenuto che quella legge va difesa perchè comunque la nostra vita è pur sempre regolata dall’articolato compromissorio che viene fuori dall’iter di composizione di una legge e non si può delegare questo compito solo ai e alle parlamentari che per di più non ci piacciono (per questo tenete d’occhio le iniziative delle vostre città perchè mi risulta che siano nati diversi coordinamenti femministi che si stanno occupando di questo).

C’erano tante donne giovani ascoltate e osservate con reverenziale rispetto dalle più "adulte" e questo è un gran bel cambiamento.

C’e’ chi ha chiesto che si facesse una mailing list di discussione (che si è poi fatta) attraverso la quale allargare il meccanismo di partecipazione. Questo anche tenuto conto del fatto che è difficile delegare la organizzazione di iniziative collettive ad una assemblea come quella che ho vissuto dove mi è sembrato non ci fossero proprio le condizioni per decidere in maniera orizzontale alcunchè. Lo stesso meccanismo del decidere in una assemblea non rappresentativa e con una sproporzione di presenze per la maggior parte orientate in uno stesso senso non mi sembrava una cosa da fare (tenendo anche conto del fatto che molte ad un certo punto sono andate via per riprendere il treno di casa). Mi sembra invece molto interessante scegliere di organizzare la due giorni di elaborazione e studio dalla quale possono scaturire ottimi punti di proposta politica per il futuro e per realizzare una agenda (come da più parti giustamente si è detto) sulla difesa delle donne e della laicità non determinata soltanto dagli stimoli dei vari ferrara & company (così infatti alla fine si è concluso).

Ho trovato molto bello che ci fossero anche altre rarissime donne più o meno fuori dal giro e riunite in collettivi in giro per l’italia da pochissimo che hanno raccontato di quello che fanno. La mia impressione è che di loro come di tante altre non se ne sappia nulla perchè esiste una nuova tipologia di egemonia comunicativa, quella del web cui noi (mi riferisco a chi frequenta mailing list o a chi ha un sito dove pubblica materiale) almeno facciamo riferimento.

Le donne che non si esprimono, non hanno un sito, non sono iscritte a mailing list o non ne hanno una non esistono e quelle che esistono tendono a saturare e ad egemonizzare le altre, le nuove, le ragazze….

Mi sono posta questo dubbio: nel tentativo di superare la fase in cui altre ci hanno egemonizzato (e ci continuano ad egemonizzare) non è che noi stesse stiamo diventanto un tantino invasive e autoreferenziali?


Perciò riflettendo
ritenevo che urgono nuovi spazi di comunicazione per tutte e un censimento "reale" delle donne che lottano e che ci sono in italia perchè in generale si tende a credere all’esistenza solo di quello che si mostra come esistente. 

Questo è tutto! 

Posted in Corpi, Fem/Activism.