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Anche la “zoccola” ha i suoi diritti!

1467305_259196420900904_1467060_nDa Abbatto i Muri:

Decostruendo questa cosa qui.

Sessismo è quella cosa che intrappolandoti in ruoli, con generalizzazioni e stereotipi, finisce per diventare ragione di disprezzo, risentimento, odio nei confronti di un genere. In tante ci portiamo dietro stigmi che in definitiva servono a giustificare offese, pestaggi, reali o virtuali, violenze. Allora è da quegli stigmi che vorrei partire, per raccontarvi qualcosa di diverso. Buona lettura!

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Porto una gonna, se me la vedi corta si vedono due cosce, cammino, vivo, parlo, sorrido, ma questo non significa che io non abbia diritti.

Ho bocca, carne, pelle, lingua, sensi e questo non vuol dire che io non abbia alcun diritto.

Seduco, scopo, trombo, faccio pompini, dilla come vuoi, ma pensarmi a fare cose che ti sembrano innocue solo se le fa tua madre, tua moglie o tua sorella, non significa che puoi sottrarmi dei diritti.

Mi chiami zoccola, puttana, troia, tutto quel che vuoi ma, ancora, io ho dei diritti.

Puoi anche pensare che io viva per essere fermata ad ogni angolo di strada dal tizio che ritiene io esista solo per il suo piacere. Puoi guardarmi e immaginare che io, come tutte le donne, sono una che la vende, ma questo non significa comunque che io non abbia dei diritti.

Puoi dire delle donne che sono cattive, troie, quel che vuoi ma tutte queste cose che racconti per motivare il tuo disprezzo e immaginare così di avere una ragione per considerarmi senza un briciolo di umanità, comunque non sono un motivo per considerare le donne meno che persone e dunque privarle di diritti.

Continued…

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Sessismo.


Sulla “teoria del gender”. Judith Butler risponde ai suoi detrattori

Da LavoroCulturale.Org:

Un’intervista a Judith Butler apparsa su “Le Nouvel Observateur”, il 15 dicembre 2013. La traduzione è di Federico Zappino.

Daniela Baldo, Corpi

[Daniela BaldoCorpi]

Le Nouvel Observateur: Nel 1990 ha pubblicato Gender Trouble (trad. it., Questione di genere), testo che ha segnato l’irruzione, nel dibattito intellettuale, della “teoria del gender”. Di cosa si tratta?

Judith Butler: Intanto ritengo importante precisare di non aver inventato gli “studi di genere” (gender studies): la categoria di “genere” era infatti già in uso dagli anni Sessanta, negli Stati Uniti, sia all’interno della ricerca sociologica, sia in quella antropologica. In Francia, invece, in particolare sotto l’influsso di Lévi-Strauss, si è preferito parlare di “differenze sessuali”. La cosiddetta “teoria del gender” prende dunque piede solo tra gli anni Ottanta e Novanta, innestandosi proprio all’incrocio tra l’antropologia statunitense e lo strutturalismo francese.

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Dell’amor romantico e borghese

da Malapecora:

(traduzione dell’articolo di Coral Herrera Gomez uscito sul periodico spagnolo El Diario Cada oveja con su pareja)

L’amore romantico che abbiamo ereditato dalla borghesia del XIX secolo si basa nei modelli dell’individualismo piú atroce: che ci schiaccino con l’idea che dobbiamo unirci di due in due non è casuale. Davanti al declivio delle utopie religiose o le utopie politiche, sorgono nuove utopie romantiche personalizzate, fatte su misura. Siccome non crediamo piú di poterci salvare tutti insieme, ci sforziamo per trovare qualcuno che ci ami, e allo stesso tempo, qualcuno con cui riprodurci, dividere i conti e risolvere problemi.

Sotto la filosofia del “si salvi chi puó”, il romanticismo patriarcale si perpetua nelle favole che ci raccontano, e si installa lí dove non arriva il raziocinio, nel piú profondo delle nostre emozioni. Attraverso i film e le canzoni assumiamo tutta l’ideologia egemone in forma di miti, stereotipi e ruoli patriarcali. E con questi valori costruiamo la nostra mascolinitá e la nostra femminilitá, e imitiamo i modelli di relazione che ci offrono idealizzati.

Il risultato di tanta magia romantica é che la gente finisce per credere che l’amore é la salvezza. Peró solo per me e per te, gli altri si facessero i cazzi loro.

L’amore romantico postmoderno ci offre una soluzione individualizzata per sopportare la realtá. Mentre si costruiscono nidi d’amore e si vuotano le piazze, noi cerchiamo l’altra metá della mela e ci intratteniamo consumando finali felici. Il romanticismo del “si salvi chi puó” serve perché adottiamo uno stile di vita basato nella coppia e nella famiglia nucleare, e perché tutto segua com’é. Serve perché – soprattutto noi donne – impieghiamo quantitá ingenti di risorse economiche, di tempo ed energia, nell’incontrare la nostra mezza mela. Cosí non ci dedichiamo ad altre cose piú creative o piú utili.

Ogni pecora (ruminando la sua pena) accoppiata. Le industrie culturali e le immobiliarie ci vendono paradisi romantici perché ci rinchiudiamo in focolari felici. Credo che in gran parte per questo la maggioranza rimane addormentata, protestando a casa sua davanti alla televisione, sperando che passi la tempesta, sopportando la perdita di diritti e libertá o assumendola come frutto della malasorte.

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