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#Milano, 1 Marzo: Meno colpe, sacrifici e frustrazione, più felicità, lotta ed autodeterminazione

1545029_201483963375445_516135225_nDa Ogo:

Sabato 1 marzo 2014. Come ogni primo sabato dei mesi dispari, ancora una volta il Comitato No194 organizzerà una “maratona di preghiera antiabortista e contro l’eutanasia” davanti agli ospedali di diverse città, con l’obiettivo di importunare con macabri simulacri e litanie colpevolizzanti chiunque in quella giornata si debba recare all’ospedale. Questi intergalisti feti-cisti si accaniscono particolarmente contro orientamenti sessuali, identità di genere e forme di relazione diverse da quelle contemplate dal modello di famiglia tradizionale.

Non sarebbe nemmeno il caso di prenderli in considerazione se non fossero funzionali a manovre più strutturate e pericolose di espropriazione delle possibilità di scelta delle persone sul proprio corpo e sulla propria vita.

Esemplare quello che sta succedendo un po’ in tutta europa, con gli esempi più eclatanti in spagna e svizzera.

Di fronte a questi fondamentalismi, che si richiamano a idee di colpa, peccato e sacrificio per imporre a tutt* la loro parziale visione del mondo, rivendichiamo l’autodeterminazione dei nostri corpi, riconoscendo la diversità dei nostri desideri come punto di partenza per costruire percorsi di autonomia. Quindi, anche in questa occasione, non mancherà il solito appuntamento di disturbo, irrisione e sberleffo nei confronti dei preganti. La nostra azione sarà ovviamente rivolta anche a denunciare la situazione all’interno degli ospedali e dei consultori, dove continua a crescere la presenza dei cosiddetti ‘movimenti per la vita’ (?!!) e degli obiettori di coscienza: di fatti, fra medici, infermieri ed anestesisti la percentuale di obiezione a livello nazionale supera ormai il 70%.

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Chi ha votato a favore della risoluzione abolizionista (della prostituzione)?

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Da Abbatto i Muri:

Il voto sulla risoluzione abolizionista della prostituzione è stato trasversale. Molto. Moltissimi i voti a favore tra le corsie conservatrici o comunque inserite nel correntone del PPE, il partito popolare in cui stanno anche i nostri ex democristiani, quelli del popolo della libertà, etc etc, che hanno visto solo 12 voti contrari. 34 voti contro nell’area filosocialista, S&D, 9 contrari (GUE, la sinistra) nell’area che raggruppa anche gente della lista Tsipras, 37 contrari dell’Alde, 30 del Green/EFA e altri. A favore: 160 del PPE, quindi area conservatrice/moderata, un centinaio del S&D, in cui sono inseriti anche i nostri piddini, 15 del GUE/NGL, 11 (NI) dell’area di destrissima, 13 dei Green/EFA, 31 ADLE, etc etc. 105, di tutti i gruppi, sono stati gli astenuti. Non hanno votato (perché assenti o non so) in circa 170/180 deputati. Potete controllare voi stess* QUI.

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Il sonno del femminismo genera mostri: è ora di svegliarsi!

sleepingbeauty twins fairytale Da Intersezioni:

La capacità del sistema di normalizzare le istanze radicali non è sicuramente una novità, e fa parte di quelle manovre biopolitiche volte a depotenziare e normare quelle soggettività che, perlomeno inizialmente, pongono la propria alterità come caratteristica fondante del proprio esistere e del proprio agire. Purtroppo, spesso, la fatica di trovarsi perennemente in lotta e il desiderio di potersi allontanare almeno parzialmente da quello che è per alcun* soggett* un vero campo di battaglia (che ha luogo sui propri corpi e sulle proprie vite) ha come amaro risultato che, a fronte di piccolissime concessioni dalla valenza apparentemente positiva, le istanze originarie e dunque la lotta in sé si snatura, non riconosce più il proprio obbiettivo, ed infine spesso rimane un vuoto involucro utilizzabile a mò di brand ogni volta si ambisca passare per rivoluzionarie le scelte più reazionarie che si possano immaginare. Per quanto riguarda il femminismo, avvicinandosi la ricorrenza dell’8 marzo e a seguito delle lodi sperticate al governo Renzi, definito in termini elogiativi come governo giovane e finalmente paritario, vorremmo fare una riflessione che possa restituire non solo quella che è la situazione reale, ma anche la necessità di una lotta femminista che ritrovi la sua radicalità, senza la quale anche il movimento delle donne si ritrova ad essere solo un marchio strumentalizzato a destra e a manca.

Le colpe di certo femminismo storico italiano il quale, ottenuti insperati successi oramai 40 anni fa, ha considerato la propria missione compiuta vivendo sugli allori di qualche battaglia vinta e diventando miope di fronte alle manovre del potere patriarcale, tutte volte a depotenziare quelle stesse vittorie (l’eterno braccio di ferro che si compie da 40 anni a questa parte sulla legge 194 ne è un chiaro esempio) o a dipingere, riuscendoci, il femminismo come fondamentalmente misantropo, superato, oramai relegato ad un passato remoto e appannaggio soltanto di donne brutte, indesiderabili e colme di odio per il maschio e desiderio di vendetta è cosa nota.

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