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Deconstructing Domani è un altro porno

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Da Intersezioni:

Non voglio deludere le/gli aficionad*s dei deconstructing di Lorenzo Gasparrini, di cui non mi illudo di raggiungere il livello… ma nei giorni scorsi ho letto un post sul blog di Femminile Plurale (nomen omen?) al quale non potevo rispondere che così. Buona lettura!

Domani è un altro porno

Ovvero: la dolce illusione borghese di porsi fuori della norma [Borghese? Da dove nasce questa presupposizione di appartenenza, e ancor di più, il senso dispregiativo con cui è utilizzata?] 

Questo post nasce come risposta ad una mail in cui ci veniva presentato il libro Pornoterrorismo di Diana Pornoterrorista.

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Dieci cose che è utile sapere a proposito della prostituzione

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Recensione, di Giorgia Serughetti
Il saggio di Giulia Garofalo Geymonat Vendere e comprare sesso analizza il fenomeno a 360°. E ricorda che non si può prescindere dal problema di come contrastare i fenomeni di tratta e sfruttamento che colpiscono in particolare le persone migranti.
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Periodicamente si riaccende la discussione politica su come regolare il fenomeno della prostituzione: legalizzare il commercio sessuale? Proibirlo? Ogni soluzione fa insorgere agguerriti schieramenti di persone favorevoli e contrarie, tra le donne ma non solo. Il punto però è: cosa sappiamo della prostituzione? Siamo in grado di formarci un’opinione informata su un tema così controverso? La risposta, se dobbiamo guardare al panorama dell’informazione di massa, è: faticosamente. I pregiudizi tendono quasi sempre ad avere la meglio sulla conoscenza.

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Il porno è mio e lo gestisco io!

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Da Abbatto i Muri:

La risposta al porno di cattiva qualità non è vietare il porno, ma fare dei porno migliori!” – scriveva la porno post modernista Annie Sprinkle nel 2001. Lo raccontava al termine di una lunga guerra, tra oscurantiste antiporno (vedi Andrea Dworkin commentata da Judith Butler o da Nadine Strossen) e femministe free sex, che negli stati Uniti si celebrava negli anni ’80 e ’90. Molti anni dopo l’Europa tinge le sue politiche movimentiste dello stesso grado di puritanesimo e parrebbe d’essere nel villaggio calvinista descritto da Lars Von Trier ne Le onde del destino o in quello protestante de Il Pranzo di Babette di Karen Blixen mentre leggiamo delle imprese colonialiste di donne che vorrebbero imporre il modello nordico a tutte noi dell’incivile sud.

Arriva dal nord Europa l’ossessione volta a purificare le città dalle sempre più inascoltate e calunniate sex workers e dallo stesso nord arriva il regresso oscurantista contro il porno. Si tinge perfino di socialdemocrazia, finge d’essere un intento in favore delle donne ma alle donne toglie parola e le riduce a semplici oggetti che possono soltanto essere vittime o tacere. Le sex workers però non tacciono ed esigono di essere ascoltate mentre propongono visioni giuridiche non repressive e che restituiscano loro diritti e garanzie. Non tacciono neppure le donne che guardano, godono, vivono, fanno porno, ciascuna alla loro maniera, per quanto la legge italiana sia oltremodo punitiva e limitante in questo.

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