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Donne che sanno “pulire”

Da AteneCalling:

Qualche tempo fa, non le conosceva nessuno. Andavano tutte le mattine a lavoro e tornavano di pomeriggio dalle loro famiglie. Non si occupavano più di tanto della politica, né andavano alle manifestazioni. Neanche si conoscevano tra di loro, la maggior parte di esse. In questi ultimi 7 mesi, tutto il paese le ha conosciute. Campeggiano tutti i giorni al Ministero delle Finanze. Partecipano a tutte le mobilitazioni. Si schierano di fronte ai MAT. Si beccano tutti i gas e qualche volta le botte. Non portano pietre o bastoni. Nelle mani portano quello che fino a qualche tempo fa era lo strumento fondamentale del loro lavoro… il mocio! Sono le 595 bidelle del Ministero delle Finanze. Qualche mese fa la loro vita è stata messa in mobilitazione. Il 25 settembre hanno preso in mano mani gli atti che equivalevano ad un preannuncio di disoccupazione e di miseria. Ma non si sono arrese. Al contrario, hanno messo la città a soqquadro.

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Irriverenti e Libere: un libro sui femminismi non mainstream!

invito irriverenti

Non vedo Barbara dai tempi della Flat – tavoli femministi e lesbici di Roma e Bologna – in cui ci siamo dette un po’ di cose dopo il successo della manifestazione contro la violenza sulle donne del 2007 organizzata da una moltitudine di anime sparse in giro per l’Italia chiamate Sommosse. Da giornalista ha attraversato Genova del 2001 da un’altra prospettiva. Lei aveva partecipato al pre/socialforum con il Punto G e stava con Carta e io avevo fatto un percorso tra mediattivismi in giro per l’Italia e stavo con Indymedia e L’Ora. Ci siamo mancate di un soffio, presumo, in tante occasioni, come succede spesso nel mondo militante italico, dove gira che ti rigira a fare le cose, comunque, sono quasi sempre le stesse persone. Risorse intellettuali, attivismi che si mettono in rete, poi si sciolgono, poi trovano altri modi per rimettersi in rete.

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Delle donne borghesi che non aprono bocca contro la violenza dello Stato

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da Abbatto i Muri:

Quello che è successo ieri a Roma, come un tempo accadde a Genova, è un fatto grave. Lo è perché si parla di autodeterminazioni svilite, mortificate, di persone offese. Lo è perché si parla di rivendicazione di diritti che viene mutilata, criminalizzata, repressa.

Avendo io chiarissime le mie priorità e avendone abbastanza dell’uso che si fa di certi temi, violenza sulle donne, brand “donna” in generale, quote rosa e affini, per raccontare come certi potenti siano migliori, governi paternalisti sarebbero meritevoli della mia gratitudine, direi che è il caso, ancora, di rivendicare sane differenze tra donne.

Vorrei intanto sapere dove stanno quelle che quando si tratta di violenza dello Stato e diritti calpestati di cittadini e cittadine che chiedono casa e reddito non hanno mai nulla da dire. Vorrei sapere dove sono le donne – evidentemente economicamente garantite – che sostengono questo governo e con le quali dovrei stringere patti di sorellanza. In base a cosa? Per quale ragione?

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