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La politica non deve essere solo comunicazione politica

Premessa: stavo per lasciare un commento a questo post di Abbatto i muriProposta di Manifesto per una Rete tra compagni/e: chiunque tu abbia votato!”, poi ho visto che mi stava scappando la mano e ho pensato fosse meglio riportare tutto il mio ragionamento sul blog invece di sfoltirlo per adeguarlo alla dimensione commento.

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Dal mio punto di vista questo è un ragionamento molto di “cuore” (o di pancia) in cui si cerca di toccare le corde di tante sensibilità. Il problema è che anche questa è una forma di comunicazione, qual è quindi la sostanza che traggo? Che bisogna guardare tutti insieme al futuro, “al mondo nuovo”, tutti compagni e compagne in nome dei bei tempi. Il fatto è che io di compagni che hanno votato grillo non ne conosco, ma anche fosse sono pure un po’ cazzi loro. Il problema per me non è chi voti ma perché voti, di fatto non sono mai stata una grande sostenitrice de “il fine giustifica i mezzi”, e poi non riesco a non tenere presente che la democrazia che ho visto io da quando sono nata ha portato tante persone a votare sempre per il meno peggio, salvo af-fascinati dai vari “unti del signore”, “celodurismi”, o salvatori della patria o del popolo. Il fatto che ci siano scazzi e discussioni a me sembra normale, pacifico, essenza del fare politica. La cosa effettivamente impressionante sono i termini della stessa: in questa situazione di caos, di scarse prospettive, di vero analfabetismo di ritorno in cui non ci si capisce sulle parole, sui significati, sui riferimenti storici ci si urla addosso aggrappandoci spaventati a quelle due certezze semplici semplici che ci siamo scelti. Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Critica femminista.

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#NoTav: Otto marzo in clarea

Ripubblichiamo il comunicato delle donne NoTav in occasione dell’otto marzo alle porte.

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Molte valsusine ma anche tante donne notav non hanno certo bisogno dell’otto marzo per recarsi in Clarea perché ci vanno tutti i giorni o quasi. Altre approfitteranno della buona compagnia per raggiungere le reti e vedere da vicino come procede lo scempio.
Quante volte ci siamo dette che andare al cantiere è un dolore, che guardare la terra sventrata è un atto di violenza che subiamo  .. però poi andiamo perché sappiamo che dobbiamo resistere ancora un po’, sempre un po’ più di loro.
La notte non ci spaventa e la terra di Clarea sarà contenta di vedere che le nostre pratiche di resistenza possono essere molteplici.
La giornata dell’otto marzo venne istituita per ricordare l’eccidio di un centinaio di operaie che all’inizio del secolo scorso praticarono uno sciopero duro per ottenere diritti elementari: finirono bruciate all’interno della fabbrica che occupavano.
Disubbidire all’ordine costituito costa sempre molto caro alle donne. In numero sempre più crescente le donne muoiono. Il vocabolario si è arricchito della parola femminicidio, per indicare un massiccio numero di persone uccise in quanto donne. Donne che dopo anni di violenza, di liti e disagi decidono di fare delle scelte, decidono di rompere silenzi e catene, provano la strada dell’autodeterminazione. Per questo pagano con la vita e se pensiamo o lasciamo che si dica che sono vittime della follia del momento, le uccidiamo due volte.
Sono vittime di un sistema di potere che conferisce ai maschi l’agio di disporre delle donne come, quando e quanto vogliono. Un sistema che li giustifica.

Bisogna difendersi. Bisogna costruire spazi liberi dall’autoritarismo e dalla violenza. Continued…

Posted in Corpi/Poteri, NoTav, Occupiamo tutto.

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Per fermare la tratta bisogna legalizzare il lavoro sessuale

Vi proponiamo la lettura di questa intervista realizzata da Nuria Alabao per Cosecha Roja ad Agustina Iglesias Skulj, femminista e dottore in diritto penale in Argentina. Essa ci offre una lucida lettura delle politiche europee, nordamericana e argentina, in tema di tratta, immigrazione e prostituzione; fa un accenno alle origini della posizione abolizionista; suggerisce qualche strumento che permetta da un lato di lottare contro il traffico di esseri umani, dall’altro di non sottrarre diritti umani alle persone.

Le note esplicative sono mie. L’intervista originale, in lingua spagnola, si trova qui.
La traduzione è stata realizzata da me, con accurata revisione finale di Lafra, attraverso il laboratorio linguistico di Femminismo a sud.

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Agustina Iglesias Skulj: “Per fermare la tratta bisogna legalizzare il lavoro sessuale”

di Nuria Alabao, per Cosecha Roja.

Agustina Iglesias Skulj è femminista e dottore in diritto penale. Dalla prospettiva della criminologia critica si occupa di migrazioni e tratta sessuale, due fenomeni che, come spiega in questa intervista, sono intimamente relazionati. E’ appena tornata in Argentina dopo aver vissuto alcuni anni in Spagna e il suo ritorno ha coinciso con la sentenza del processo per la scomparsa di Marita Verón (1) e l’approvazione della nuova legge sulla tratta. Questa nuova legislazione le ha dovuto far modificare alcune parti del libro che era in procinto di pubblicare: “La tratta delle donne con finalità di sfruttamento sessuale: una approssimazione politico-criminologica e di genere”. In esso critica fortemente lo sguardo abolizionista del lavoro sessuale e spiega che la sua legalizzazione è un requisito imprescindibile per lottare contro la tratta.

Rispetto alla sentenza in giudizio per scomparsa di Marita Verón, considera, come si è detto nei media, che sono state sottostimate le testimonianze delle vittime perché erano lavoratori/trici sessuali?

  Continued…

Posted in Corpi/Poteri, Precarietà, R-esistenze, Sex work.

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