Da anni analizzo la comunicazione in rete e so per certo che puoi parlare di tutto senza conseguenze, ma che se parli di mamme arriva il mondo intero a dirti che è un errore se allatti poco o troppo, se definisci la donna una persona invece che una madre, non attribuendole lo status che lei rivendica, e di post in post in cui abbiamo decisamente, anche su FaS, trattato la materia con disillusione, laicità, ironia e un po’ di attaccamento a quella versione della storia, la nostra, che narra che le mamme non sono tutte così buone, mi sono resa conto che c’era uno scontro culturale in atto e pure bello grosso.
Avendo anche in Italia la tendenza a polarizzare conflitti d’ogni tipo, anche tra femminismi, e soprattutto temendo di essere fagocitate tutte quante da questa cultura del materno che stabilisce che sei madre della terra, dell’Italia, dei tuoi figli, madre e basta, madre in quanto santa, dea, meravigliosa fattrice che legittima una versione della storia tanto cara al patriarcato, alcune donne, noi, io, ci siamo messe a ragionare sul fatto che bisognava fare emergere altri modelli di donna, ché appunto oramai “donna” in Italia vuole dire “madre”, e sta scritto in troppi documenti o siti o considerazioni che parlano perfino di violenza di genere e che stabiliscono l’importanza di un delitto a partire dal fatto che la vittima possa essere madre oppure no.
Continued…