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Maria B., cassintegrata suicida, e le persone uccise dalla precarietà

29n.2

Da Abbatto i Muri:

Maria Baratto, 47 anni, cassintegrata della Fiat di Nola, morta suicida, ritrovata a casa dopo quattro giorni, di lei si scrivono cose idiote tipo “dramma della solitudine” e grossi quotidiani, che usano i cadaveri di donne in prima pagina solo quando c’è da fare la vittimizzazione di un intero genere per fornire una passerella elettorale a quant* su quei corpi invece speculano, a lei non dedicano che poche righe. Scrive Tommaso Pirozzi, operaio Fiat in quel luogo di massacro contrattuale che fu Pomigliano:

Ieri sera una nostra collega Fiat‬ di Pomigliano‬ è stata trovata morta dalle forze dell’ordine allertati dai vicini per cattivi odori che provenivano dall’abitazione di Maria B.

Maria era un’amica oltre che collega di lavoro, insieme ad altri 316 lavoratori fummo deportati a Nola e discriminati dalla Fiat per questioni puramente politiche e ideologiche.
L’unica nostra colpa è stata di aver preteso sempre il rispetto dei nostri diritti.
Quest’amica insieme a tutti noi è stata collocata in Cig da circa 6 anni e mai richiamata al lavoro neppure per brevi periodi, tale discriminazione non solo ti colpisce economicamente, visto il salario dimezzato, ma ti distrugge nell’intimo, nel tuo Io, ti annienta e ti rende inutile nei confronti di una società basata sempre più sull’egoismo e arrivismo.
Oggi dobbiamo dire basta a questi omicidi di massa, si perché purtroppo già altri colleghi si sono tolti la vita a causa di ciò.
Qui vi sono delle responsabilità non solo dell’azienda ma di tutti coloro che pur sapendo non fanno nulla per fermare queste discriminazioni.
La Politica, i sindacati sono complici di questo massacro,
salutiamo una collega di lavoro che non è riuscita a resistere a questo continuo massacro psicologico, salutiamola con rispetto e con dolore, ma proprio per lei dobbiamo continuare ad imporci affinché  proprio nessun’altro possa commettere quest’azione mostruosa, per lei e per tutti noi dobbiamo pretendere il reintegro di tutti i lavoratori a Pomigliano. Ciao amica, che la terra ti sia lieve….

BASTA COL CIMITERO!
BISOGNA DENUNCIARE I RESPONSABILI DI QUESTI OMICIDI PER ISTIGAZIONE AL SUICIDIO!

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Corpi/Poteri, Omicidi sociali, Precarietà, R-esistenze.


La solitudine delle donne ai tempi del femminismo moralista (lapidata sul web, suicida, per un video porno)

xcolpada Abbatto i Muri:

Una giovane ragazza, Alyssa Funke, gira un porno, qualcun@ lo scopre e lei diventa vittima di un cyberbullismo perfido al punto che alla fine si suicida. Aveva provato a dissimulare, a rispondere agli insulti e all’aggressione virtuale in un modo spiritoso ma alla fine era caduta in depressione e non ce l’ha più fatta. Non è un fatto nuovo, quello di essere vittima di insulti sul web o in generale, per via dello stigma che ti resta impresso. Pensate agli insulti ricavati solo pubblicando una foto in bikini, come è successo qui in Italia di recente, e immaginate il resto.

Succede anche se tu, che sei una ragazza, hai condiviso una fotografia in posa sexy con qualcuno e poi te la ritrovi pubblicata online con tanto di nome stampato sulla faccia. Può renderti questo pessimo servizio un ragazzo, un uomo, anche se spesso, come si legge dalle cronache, è l’amica, la rivale, la bulla di un gruppo XY, che innesca il meccanismo di dileggio per avere la meglio su quella che vuole vittima di linciaggio collettivo.

Un tempo le femministe difendevano le ragazze che si trovavano in questa situazione, perché era chiaro a tutte che ciò che bisognava sconfiggere era una cultura bacchettona, terribile, che induceva indignazione alla vista di un po’ di pelle nuda o rivendicava il diritto di punire, finanche con la lapidazione pubblica, quella che veniva considerata come una sorta di offesa alla pubblica morale. Poi arrivarono quelle che teorizzano che il corpo delle donne non apparterrebbe alle donne, assieme alle antiporno, a quelle che non sanno un tubo di comunicazione e nuove tecnologie e quindi sono lì a demonizzare ogni ragazza e donna che in piena epoca del culto dell’immagine, dal quale nessun@ sfugge, fa un selfie e lo piazza su facebook, arrivarono quelle che pensano che il punto chiave per prevenire la violenza resti, esattamente come dicono i maschilisti, la scelta di scoprirsi. Se tu ti scopri esasperi maschilismo ed esorti sessismo. Dunque bisogna tornare morigerate, considerare il corpo delle donne come di proprietà di moraliste che ti dicono quando, come e dove puoi scoprire il culo, e di paternalisti che non aspettavano altro che questo per poter apporre un timbro proprietario, a sorveglianza della nostra salute carnale, legittimati dalle femministe moraliste.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista.


Ha ancora senso chiedere alle donne un voto in quanto donne?

Da Abbatto i Muri:

Finita l’alleanza contro il bikini di #Bacchiddu (in podcast [1] [2] intervistata su Radio Kalashnikov e qui riceve il premio Durruti) ora le donne del Pd e quelle di Tsipras hanno finalmente chiaro di essere in concorrenza per i voti. Leggete la discussione in corso tra Zanardo (Tsipras) e Terragni (Pd) per verificarlo. Diciamo che #Bacchiddu è stata anche, immagino involontariamente, usata come nemico “estraneo” (come se non fosse neppure donna) con l’effetto di anestetizzare e attenuare conflitti politici, di diversità ovvia, che esistono e che non possono essere rimossi con il solito frame dall’effetto omologante del siamo tutte donne e dunque dovremmo pensare uguale etc etc che finisce per invisibilizzare le istanze di altre sinistre. Perché a questo serve tanta attenzione dicotomica, polarizzante, sui corpi delle donne, a volte: a rimuovere comunque diversità di opinioni e conflitti in nome di un presunto bene superiore. Conflitti che resistono perfino all’interno dello stesso partito e della stessa lista. Figuriamoci altrove.

In questo confronto dialettico, chiamiamolo così, sembrerebbe dunque emergere la possibilità che ad una sorellanza se ne affianchi un’altra. Perché le donne è bene vadano per sorellanze e non ciascuna a ragionare con la propria testa. Quando si rendono evidenti queste sorellanze sono lì a chiedere il voto delle donne in quanto donne compattamente in direzione di altre donne che farebbero il bene delle donne. Quel “bene” poi viene deciso di volta in volta, e il gioco riesce facile benché le donne, per l’appunto, non siano tutte uguali, non vanno per schieramenti, e immagino che perfino quando chiesero e ottennero il diritto di voto avessero un’altra idea di utilizzo del suffraggio universale.

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