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La Questura di Roma vieta il corteo in ricordo di Giorgiana Masi e contro il femminicidio

Riceviamo e condividiamo:

Comunicato stampa 8/5/2013

La Questura di Roma vieta il corteo in ricordo di Giorgiana Masi e contro il femminicidio.

Dopo 2 giorni di trattativa con la Questura di Roma, i gruppi e le associazioni di donne, i collettivi autorganizzati e liberi individui, promotori della giornata del 12 maggio in ricordo di Giorgiana Masi, contro il femminicidio e in contestazione alla “Marcia per la vita” convocata dall’oltranzismo cattolico, ricevono il divieto di manifestare in qualsiasi luogo adiacente al percorso della marcia.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come l’operato delle forze dell’ordine sia asservito ai poteri del governo cittadino e allo stato del vaticano, nascondendo una marcia tutta politica sotto le vesti di manifestazione sportiva, e adducendo motivi di ordine pubblico.
Giorgiana Masi come centinaia di persone il 12 maggio del 1977 erano in strada sfidando, anche quella volta, il divieto di manifestare.
Oggi come ieri saremo nelle strade del centro di Roma, partendo da Piazza Campo de Fiori fino ad arrivare a Ponte Garibaldi.
Con o senza autorizzazioni noi costruiremo la nostra giornata.
La nostre vite sono autodeterminate e la nostra rabbia non si placa.

Giovedì 9 maggio ore 18 assemblea pubblica a piazza Sonnino

Il 12 maggio tutti e tutte in piazza!

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Iniziative, R-esistenze.


Metaforum e il gruppo di autoaiuto Anti/FikaSicula

A fare parte del “gruppo di studio (o autoaiuto con 12 punti?) AntiFikaSicula” di Metaforum, a controllare ogni suo scritto e “colpo su colpo” a tentare di delegittimarla per spegnerne l’opinione e spegnerle ogni possibilità di confronto con chiunque altr* del mondo femminista c’è la signora Kalandar.

Lei è la voce (e questa quanti alias avrà?) che viene riportata sul blog del Signor Roderigo e viene fuori che ci sono donne che la vedono preciso preciso come lui (‘azz… preoccupante questa azione di mimesi di una sovradeterminante paternalista antislutwalk, contro le rivendicazioni delle sex workers, contro il porno, che finge di essere femminista autodeterminata!). E’ anche quella che si dispiace assai se FikaSicula ha ancora accesso a discussioni con alcune autorevoli e riconosciute femministe, perciò si dice preoccupata di fare sapere al mondo che FikaSicula sarebbe “una sessista mascherata da femminista” (invece lei sarebbe la femminista vera) e che gode della sua scomunica che assieme a quella di Don Roderigo rassicurano i mondi femministi del fatto che esistono due guardiani della fede che manco il paradiso può dire altrettanto.

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Scommetto che il suo post di risposta al mio sullo sparamento minacciato da Satya apparirà sul blog di Don Roderigo a breve. L’usanza è questa. D’altronde quel blog è oramai un blog antifikasicula. Contate i post dedicati anche agli starnuti di FikaSicula, con argomenti tesi a delegittimarla, perfino patologizzarla, e ditemi se non è un tantinello monotematico. No, per carità, non l’ha accanitamente presa di mira. E’ solo una impressione. Ma a ciascuno il suo interesse e la sua ossessione.

Kalandar è pure lei parecchio antifikasicula e dunque banalizza e riduce a una sparata di pancia la battuta violenta di Satya. Dopodiché in sua difesa (che stravaganza) porta ad esempio il commento di un antifemminista che avrebbe scritto che una femminista buona è una femminista morta. E dunque? Sai tu per caso se è giusto con quell’antifemminista che FikaSicula prenderebbe il thè? A me risulta che si detestano reciprocamente e se aveste letto i contenuti dei dialoghi di FikaSicula su quel forum, invece che fare illazioni e spargere infamie, macchiandole la reputazione dicendo che il solo passaggio da lì sarebbe segno di collusione con varie forme di misoginia, se aveste letto gli scazzi vari che lei ha avuto lì tentando di mettere un punto alle guerre che a voi, forse, piacerebbe tenere sempre in vita, per stare dalla parte giusta della barricata, bhé lo sapreste. Invece è più semplice dare notizie decontestualizzate, imprecise e infamanti per dimostrare una tesi che la squalifica da ogni possibile confronto.

Continued…

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Papà Stato e fratello libertà. Le donne tra censura e opinione

Evelyn Couchda Connessioni Precarie:

di EVELYN COUCH

I dettagli delle minacce di stupro e omicidio che la Presidente della Camera Laura Boldrini ha ricevuto in seguito alla sua nomina sono aberranti, e colpiscono almeno quanto la sua reazione composta, più preoccupata degli effetti sulla vita di sua figlia che non di ottenere la protezione di una nerboruta scorta di uomini in nero. I motivi delle minacce sono ovvi, e si affermano anche sul lindo orizzonte disegnato dai governi delle pari opportunità, che tingono di rosa le nomine per non nominare un mondo oscuro fatto di uomini che odiano le donne. Boldrini è semplicemente una donna che stranamente occupa una posizione di potere, insopportabile per molti nerboruti maschi italici.

Colpiscono anche, però, il suo intervento e le reazioni che ha suscitato. Boldrini ha posto il problema dell’uso della rete e della necessità di controlli che impediscano l’azione degli stalker. Ha chiarito che non proponeva misure censorie, ma di rendere efficace le possibilità di controllo e denuncia già esistenti, per consolidare una direzione che renda perseguibili i reati telematici e con ciò cambi la cultura del «femminicidio». Ha poi insistito sulla necessità – neppure questa censoria, a suo dire – di regolare la pubblicità, che ha trasformato il corpo delle donne in uno strumento di marketing sempre vincente. Josefa Idem ha sostenuto le sue posizioni auspicando l’istituzione di una «task force» governativa per «osservare» la situazione, mentre Cécile Kyenge, invitata dall’ineffabile Zaia a visitare la donna accidentalmente austriaca stuprata da due uomini accidentalmente migranti, ha ricordato che la violenza sessuale non ha colore né classe, ma solo un sesso, e che è senz’altro necessaria una nuova legge sulla violenza contro le donne. Alimentando l’idea illusoria che la rete sia il luogo della nuova democrazia, molti hanno gridato allo scandalo invocando la libertà del web. Orde di democratici tweet reclamano il diritto a esprimere un’opinione che non può e non deve essere compromesso da singoli individui corrotti e corruttori. Infine, negli spazi web della sinistra post-femminista e radicale, la libertà della blogsfera è stata contrapposta alle istanze di controllo governative, e quella di tutti i generi scagliata addosso alla pretesa di fare dei maschi gli unici carnefici in un universo dove il male prende il nome di «sessismo». Le linee di demarcazione sembrerebbero piuttosto nette. Eppure, tra coloro che auspicano la censura in favore della sicurezza delle donne e coloro che reclamano la libertà della rete facendo delle aggressioni alle donne un incidente di percorso, si può osservare una singolare continuità.

Continued…

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