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Omicidi di Stato: di suicidi, stragi, disoccupazione e povertà

Da Abbatto i Muri:

Una donna lancia i due figli dal balcone. Un imprenditore colpito dalla crisi economica si dà fuoco. Un uomo con dei debiti uccide il figlio e si suicida. Un’altra donna accoltella la figlia di tre anni e tenta il suicidio. Un uomo si dà fuoco per difendere la sua casa venduta all’asta e prendono fuoco anche moglie e figlia. Un uomo si impicca perché senza lavoro. Un altro non viene pagato da due anni e tenta di darsi fuoco. Due padri separati si suicidano insieme per mancanza di lavoro e affetto. Ancora 5 persone si suicidano per debiti e disoccupazione. Una pensionata tenta un furto prendendo a picconate un distributore automatico. Un’altra pensionata ruba al supermercato 7 euro di spesa. Una donna si getta a mare e un uomo si spara col fucile. Un altro imprenditore si spara un colpo in testa. Marito e moglie si impiccano e il fratello di lei si suicida. Una donna viene uccisa per un debito di 100 euro. Un disoccupato si mette a sparare davanti Palazzo Chigi, ferisce due carabinieri e tenta il suicidio. Una donna si suicida per lasciare la casa al figlio.

Potrei continuare. E si tratta soltanto di quello che è successo nell’ultimo mese, tenendo conto del fatto che sicuramente qualcosa alla rassegna stampa sfugge.

Molte persone hanno problemi economici. Molte sono depresse. Tanti conflitti familiari assumono proporzioni maggiori quando ci sono problemi di sopravvivenza. E non possiamo fare una distinzione tra nord e sud perché queste tragedie avvengono ovunque e riguardano chiunque. La gente è disperata. La realtà nascosta, tra tante persone che incontri e che hanno gli occhi spenti e il futuro che non esiste più, è fatta di tantissimi che non si raccontano neanche più la sofferenza. Si vive di una solitudine sociale infinita dove se tu mostri i problemi, se rivendichi diritti, se urli per farti sentire, ti riducono al silenzio e non importa a nessuno.

Il welfare che poggia sulla famiglia “ammortizzatore sociale” è un fallimento. La famiglia non ammortizza proprio niente e se mai ha ammortizzato ha esaurito tutto l’ammortizzabile. La famiglia, oggi, è questa cosa qui in cui le persone non ce la fanno più.

Continued…

Posted in Omicidi sociali, Precarietà, R-esistenze.


Femminicidio e panico morale

Violenza sulle donne, panico morale, in funzione della campagna anti/immigrazione, più censure, più leggi securitarie, più autoritarismi, accadeva qualche anno fa. Pensate al fatto che questa cosa, identica, la stanno facendo adesso per usare donne uccise e corpi nudi da salvare come elementi di legittimazione di un governo che non regge e che tenta di coprire gli effetti devastanti della crisi economica. Deve aver pensato la stessa cosa Fabrizio Tonello, la cui ultima analisi, presentata secondo me in fretta e furia e con parentesi e un tono pessimi, è stata accolta come fosse uno sciocco appunto negazionista. Così d’altronde oggi, tempo di inquisizione in cui, per dirla alla Terragni:

La spettacolarizzazione mediatica di violenza e femminicidio non sta portando risultati concreti, e anzi è causa di problemi. Instant-book, format tv, show, associazioni e sportelli che nascono come funghi, esperte improvvisate che mettono in piedi progetti pariopportunistici al solo scopo di intercettare finanziamenti comunitari, una specie di business della violenza. Oltre al vittimistico attaccamento al tema, che impegna la grande parte delle energie politiche femminili. Un diffuso e universale piagnisteo che satura l’attenzione e fa immaginare che sulla violenza si stia facendo molto. E invece si sta facendo poco, e male.

qualunque espert@ improvvisat@ del tema sfrutta la spettacolarizzazione, il brand del femminicidio, per fare business o per ricavare microfama, e accoglie con scomuniche e richieste di censura ogni minimo cenno critico sulla faccenda, anche quando arriva da chi è sopravvissut@ a violenze e ha dedicato anni e anni a queste storie.

Perfino i rassegnisti stampa paternalisti si improvvisano esperti al punto da togliere la parola alle femministe che a questo tema hanno dedicato trent’anni e se succede questo abbiamo proprio superato la linea di confine tra il razionale e il panico morale.

Invece è necessario ragionare per riappropriarsi di una lotta che non può essere declinata in questo modo, senza lucidità e razionalità. E’ necessario mettere un punto al panico morale e prodursi in una reazione che dica chiaro e forte, così come siamo state in grado di dirlo nel 2007 a Roma, che sulla pelle delle donne uccise non ci si può costruire alcuna politica di supporto per governi di questo stampo.

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#TeatroValle Vs #M5S: Roma non ha bisogno di uno sceriffo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

“Roma non ha bisogno di uno sceriffo”. Il Teatro Valle risponde a Marcello De Vito (M5S)

di Teatro Valle Occupato

La cultura è capacità di esercitare senso critico. Siamo convinti che l’ignoranza produca qualunquismo e dunque derive autoritarie.
Che cosa intendiamo quando parliamo di legalità, di partecipazione, di cultura?
Vogliamo rispondere alle dichiarazioni di Marcello De Vito – candidato sindaco del Movimento 5 Stelle – invitando a una discussione più seria.

1. Che cosa intendiamo quando parliamo di legalità?
Ciò che è legale e ciò che è legittimo non sempre coincidono: questo è particolarmente vero per chi pratica la disobbedienza civile e il dissenso per conquistare e difendere diritti fondamentali per tutte/i.
Un reato di mafia vale quanto violare un divieto a manifestare? Corrompere e dissipare le risorse pubbliche per profitti personali equivale a bloccare la costruzione di un’opera inutile e dannosa come la Tav?
I palazzinari che speculano col cemento lo fanno nella legalità dei piani regolatori, chi occupa case sfitte è denunciato e processato.
Nel 1938 la discriminazione razziale divenne legge: chi decise di resistere non si fece intimorire dalla legalità formale.
Senza un’idea di giustizia sociale, ogni richiamo alla legalità non è che repressione e apologia dell’ordine.

2. Cosa intendiamo quando parliamo di partecipazione?
Di uno o cento click su internet? Ci chiediamo se bastino 1000 voti online a legittimare un candidato, se questo sia il metodo migliore per costruire proposte politiche convincenti. In un contesto politico così impoverito, anche la qualità dei candidati si abbassa miserevolmente, come dimostrano le uscite poco felici di De Vito.
Perché prima di esprimersi non si è informato e non è venuto di persona? Può venire a qualsiasi ora: il teatro da quando è occupato è sempre aperto e sempre attivo. Per tutto il mese di maggio ci saranno ottomila bambini a vedere il Rigoletto, con un progetto definanziato dall’amministrazione Alemanno e che senza il Valle sarebbe scomparso. Qualche giorno fa, 120 violoncellisti da tutta Italia si sono dati appuntamento al Valle col maestro Sollima per creare un’orchestra mai immaginata prima. Le assemblee della Costituente dei beni comuni sono organizzate e attraversate da centinaia di persone. Questa è partecipazione reale, fatta di corpi vivi, di cuori che si emozionano, bocche che parlano in assemblee: il Teatro Valle è una città aperta, un’agorà fisica.

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