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Questi poster non sono ciò che sembrano!

Da Intersezioni:

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Posted in fasintranslation, Fem/Activism, Sex work.


S-Corporati dalla Norma

Dalle Mujeres Libres di Bologna:

Circa un anno fa ci siamo ritrovate ad affrontare, nel nostro percorso di autocoscienza, il tema dei corpi e dei modelli di donna che ci vengono quotidianamente riproposti dalle pubblicità e dai mass media.

Ci siamo ritrovate a raccontarci i nostri corpi, a chiederci cosa ci piace e cosa non ci piace di loro, a mettere in luce quanto il nostro giudizio sia assoggettato ai modelli di bellezza femminile che esaltano unicamente corpi magri, aggraziati, glabri, profumati, abbronzati e con le forme giuste al posto giusto. Da qui è scaturita la volontà di analizzare uno tra gli strumenti principali attraverso i quali vengono veicolati questi modelli: la pubblicità. Perciò è nata l’idea di lanciare la campagna “Schifosa pubblicità sessista” che incita tutt* ad attaccare un adesivo di denuncia sopra tutte le pubblicità sessiste che ci circondano per le strade (tutte le info le trovate qui: http://mujeres-libres-bologna.noblogs.org/schifosa-pubblicita-sessista/ ).

Questa esperienza ci ha portate a riconsiderare la percezione che abbiamo dei nostri corpi, ad accettarli per come sono, segnati dalle peripezie della nostra vita, e a rifiutare le immagini dei corpi perfetti. Che cosa significa perfezione? Che soddisfazioni ci porta il tentare di ricalcare quel modello di corpo normato? A queste domande abbiamo risposto decidendo di mettere in mostra quelli che generalmente vengono considerati difetti giocando con le nostre particolarità.

Abbiamo riproposto alcune immagini pubblicitarie sostituendo i corpi di modelle ritoccate con i nostri corpi reali: le pance flaccide e i rotoli di ciccia, la cellulite e le smagliature, la peluria incolta e le unghie smangiucchiate, le tette cadenti e i capezzoli giganti, i brufoli e le altre imperfezioni.

Speriamo che queste foto possano servire, oltre che ad esorcizzare le nostre insicurezze, anche come spunto di riflessione e incitamento al rifiuto dei modelli di bellezza imposti.

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La scelta sbagliata

rauti

Da #Save194Lazio:

di Elisabetta P.

Ieri il Ministro dell’Interno Alfano ha nominato la consigliera per la politiche di contrasto della violenza di genere e del femminicidio: si tratta di Isabella Rauti, che già aveva collaborato con il Ministero delle Pari Opportunità affidato all’epoca a Mara Carfagna.

Molto ci sarebbe da dire su alcune proposte attinenti alla violenza di genere avanzate da alcune e alcuni esponenti della politica e della società civile, che sembrano orientate verso un tentativo (inane a mio avviso) di repressione del fenomeno anziché della sua prevenzione, proposte spesso isolate, di sicuro impatto emotivo (in sintonia con il clima emergenziale che si è creato), non inserite in un contesto di interventi ad ampio raggio, e probabilmente neanche supportate dall’esperienza e dalle competenze maturate da chi, di violenza di genere, si occupa concretamente da anni. Ad alcune/i potrà non piacere l’idea in sé di una consigliera per le politiche contro la violenza di genere, ma vorrei soffermarmi comunque su questa nomina perché mi sembra indicativa del metodo schizofrenico che spesso viene adottato quando si parla di violenza di matrice patriarcale; un metodo che riduce la violenza all’atto di sopraffazione finale del singolo, ignorando di fatto tutte le sovrastrutture che non solo permettono tale atto ma che sono agenti esse stesse di una compressione delle libertà fondamentali che è comunque una forma – forse più grave se pensiamo alla sua valenza politica e sociale – di violenza.

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