Skip to content


La Donna Oggetto (Oggetto di Stato)

http://www.youtube.com/watch?v=2OvvhlDheWs

da Abbatto i Muri:

Quelle che vedete sono campagne contro la violenza sulle donne.
L’estetica Antiviolenza mostra sempre donne vittimizzate, deboli, inferiori, in perenne richiesta di tutela. Le immagini non mostrano una donna che ce la fa, che si risolleva, reagisce, che è attiva e si ribella. La sua passività viene mercificata affinché lei si affidi, si consegni, diventi un corpo di Stato. La mercificazione rende questa donna un oggetto di Stato funzionale alla legittimazione di carie catergorie di patriarcato.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Corpi, Critica femminista, R-esistenze.


L’antiviolenza che legittima la repressione e la donna oggetto (di Stato)

994280_479949978760379_1861409621_n

Da Abbatto i Muri:

Ma voi ricordate la campagna di legalizzazione per la vendita di un’arma come lo spray al peperoncino spacciato come strumento di difesa per le donne che subiscono violenza? Dopodiché viene usato dalla polizia in faccia ai e alle manifestanti (come in Brasile o in Turchia).

Chi guadagna, per la vendita di questi prodotti di “difesa” (offesa) usando come marketing la questione della violenza sulle donne?

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Corpi, Critica femminista.


Porno/Estetica Antiviolenza, moralismi e promozione del modello unico di vittima

da Abbatto i Muri:

C’è questo video che vorrebbe fare campagna antiviolenza sulle donne. Scriveva Giovanna Cosenza:

“Non (…) si fanno uscire le donne dal ruolo di vittime se si insiste a rappresentarle come vittime.

Però in Italia c’è chi ama profondamente il fatto che le donne vittime di violenza si mostrino come vittime/vittimizzate. Se non le definisci in quanto tali ti becchi l’accusa di colpevolizzazione delle vittime. Dunque non colpevolizzarle starebbe nel rappresentarle come martiri, lividi in bella vista, aureola evidente, e in attesa, muta, richiesta di tutela. A questo è finalizzata quella dimostrazione di inferiorità fisica, psicologica, dove si stabilisce che le donne vittime non siano in grado di gestire strumenti di difesa e dunque serve che lo Stato si sostituisca loro in modo autoritario per “salvarle”. 

Ed è tutta una politica che coccola l’assenza di reazione delle donne e le esorta ad affidarsi alle istituzioni. Una politica che non produce alcuna critica in direzione di chi alle donne non dà lavoro né strumenti da gestire in autonomia. Sostanzialmente una politica paternalista che stabilisce che le donne vadano salvate sempre e comunque anche quando non vogliono essere salvate.

Per chi sostiene sia necessario che le donne vengano mostrate in senso vittimista saranno vittime anche le prostitute che vogliono fare quel mestiere, saranno auspicati interventi d’ufficio che sovradeterminino le donne stesse, sarà richiesto qualunque intervento, di stampo moralista e censorio, per dirigere il dibattito nella propria e autoritaria direzione ove quella direzione si intenderebbe come l’unica possibile per la salvezza delle donne.

Diversamente non vedi queste persone polemizzare circa la violenza di Stato, quando le vittime non sono invece affatto fotografate in una estetica della violenza, narrando di loro passività e debolezza in direzione di una ulteriore richiesta di tutela. Perché i lividi che una donna becca in piazza per via di un manganello raccontano una lotta in difesa dei propri diritti giusto contro quel tutore che per le moraliste dovrebbe rappresentare il riferimento massimo per la nostra sicurezza.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Corpi, Critica femminista, Omicidi sociali.