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Perché le Sex Worker sono escluse dal dibattito riguardante la violenza sulle donne?

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Da Intersezioni:

Articolo originale qui – traduzione di feminoska, revisione H2O.

“Ho ucciso così tante donne che faccio fatica a tenere il conto… il mio piano era di uccidere più prostitute possibile… sceglievo loro come vittime perché erano facili da abbordare senza dare nell’occhio.”

— Gary Ridgewood, “The Green River Killer,” 15 Nov. 2003, Seattle, Washington

Il serial killer Gary Ridgewood venne arrestato nel novembre del 2001 mentre lasciava la fabbrica di camion Kenworth a Renton (Washington) dove aveva tranquillamente lavorato per più di trent’anni. Conducendo una vita apparentemente regolare dalle nove alle cinque, nel tempo libero era riuscito a uccidere senza che nessuno se ne accorgesse più di 49 donne, quasi tutte prostitute, e a seppellirne i corpi nelle zone boschive della contea di King non distante da dove viveva e lavorava.

“Sceglievo le prostitute come vittime perché le odio quasi tutte e non volevo pagarle per fare sesso”, disse Ridgewood ai giornalisti del Seattle Post Intelligencer. Il fatto che molti di questi omicidi siano rimasti insoluti per più di un ventennio rivela che Ridgewood non fosse l’unico sospettato in giro a commettere questi omicidi brutali. L’indifferenza della polizia e delle forze dell’ordine verso le sex worker, e il disprezzo e lo stigma che la società in generale rivolge a questo gruppo marginalizzato di persone, fa sì che centinaia e centinaia di morti restino impunite e sommerse per periodi di tempo assurdi e disumani.

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Tremate, le censore son tornate

il corpo perfetto è il tuo 1da Sopravvivere Non Mi Basta:

Leggendo questo post vengo a conoscenza di tale notizia: un gruppo di senatrici del PD ha proposto un ddl dal titolo “Misure in materia di contrasto alla discriminazione della donna nelle pubblicità e nei media”. Secondo quanto riportano i media, l’obiettivo sarebbe quello d’introdurre delle sanzioni per scoraggiare l’utilizzo “troppo esplicito del corpo della donna nella pubblicità televisiva o stampata (giornali e manifesti)”. Il ddl sarebbe rivolto contro tutte quelle “immagini che trasmettono, non solo esplicitamente, ma anche in maniera allusiva, simbolica, camuffata, subdola e subliminale, messaggi che suggeriscono, incitano o non combattono il ricorso alla violenza esplicita o velata, alla discriminazione, alla sottovalutazione, alla ridicolizzazione, all’offesa delle donne”. Ad applicare tali sanzioni verrà istituita, all’interno della Autorità garante della concorrenza e del mercato, un’apposita commissione “per il contrasto alla discriminazione della donna nella pubblicità e nei media” che “certificherà la conformità del messaggio pubblicitario a criteri di qualità e finalità socio-educative per linguaggio, immagini e rappresentazioni, in linea con i criteri di tutela della donna stabiliti dalla presente legge”. Inoltre, tale commissione, avrà perfino poteri di censura preventiva.

Dopo aver letto questo ddl ho avuto un déjà vu e ho pensato che forse si trattava di uno scherzo, che il ventennio fascista è passato. Ma sfortunatamente questo ddl è reale. Lo rileggo con attenzione e non posso non allarmarmi per due espressioni: “troppo esplicito” e “censura preventiva”. Cosa si intende per “troppo esplicito”? Le tette, il culo e la fica? E’ questo quello che volete che venga coperto? Anzi censurato? In modo anche preventivo, come se vivessimo nel romanzo di Orwell e la psicopolizia fosse già stata instaurata?

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#SexWorking: di teorie sulla pelle altrui e rivendicazioni delle sex workers

images7Da Abbatto i Muri:

Da quando le SexyShock  di Bologna (che hanno introdotto il libro “Temporaneamente Tua” oltre ad aver prodotto video/interviste che potete trovare QUI) mi hanno, oramai tanti anni fa, raccontato come stava la storia delle sex workers, dopo aver partecipato a molte iniziative con la presenza di sex workers che raccontavano di se’, dopo aver letto, tra gli altri, anche il libro “La legge del desiderio” di Bellassai in cui si racconta tutto il dibattito, stracolmo di moralismi e ideologizzazione della questione, sostenuto a supporto della legge Merlin, ho preso la buona abitudine di guardare al problema mettendomi in relazione e restando in ascolto delle richieste di questi soggetti marginalizzati e perfino esclusi dal dibattito politico che li riguarda.

Il sex working non è questione sulla quale si può dibattere in posa da crociata mistica imponendo una morale ideologica, come fosse una religione, rispondente al sentire di una donna, due donne, che neppure fanno quel lavoro, peggio, di un uomo che si fa interprete/tutore delle presunte istanze di una soggettività astratta rispondente ad un non meglio specificato Donnismo (le donne non sono tutte uguali e non può valere una unica morale per tutte).

Ho rispetto per tutti i punti di vista, certo, ma il primo punto di vista che considero è quello di chi si fa soggetto politico per rivendicare dei diritti, perché è fondamentale riconoscere il fatto che le sex workers sono soggetti e non oggetti. Diversamente tutto quel che faccio diventa sovradeterminante, risponde ad una logica paternalista laddove si impone tutela quando piuttosto sono richiesti strumenti di autogestione delle proprie scelte e dove si demonizzano o criminalizzano, invece, proprio le persone che sarebbero da tutelare (le vittime di tratta in Italia rinchiuse dentro i Cie e le tante prostitute, schiave dei clan, marginalizzate alle periferie delle città da ordinanze di sindaci di centro/destra e centro/sinistra, Lega e Pd che fanno a gara a chi ne produce di più, per i loro abiti succinti e per rispetto del decoro).

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