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Transgenitorialità: intervista ad Egon

Da Intersezioni:

Siamo felici di potervi proporre un’interessante intervista fatta ad Egon, genitore transessuale, che ha, gentilmente, accettato di rispondere a delle domande sulla transgenitorialità, argomento di cui si parla, si legge e quindi si conosce ben poco. Buona lettura!

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1) Quando è iniziata la tua transizione?

Ufficialmente la mia transizione è iniziata nel 2011, con la presa in carico del mio caso da parte dell’ospedale Careggi di Firenze, dove, presso il reparto di endocrinologia, c’è un centro specializzato nei “disturbi di genere”.  In realtà quello è stato solo il momento in cui ho scelto di affrontare questo mio sentire, che in realtà mi ha accompagnato, in vari modi e in varie fasi, per tutta la vita. Il mio rapporto con quello che credevo fosse la mia parte oscura, ha un’immagine ben precisa: era come se dentro di me ci fosse una porta, con scritto sopra a caratteri cubitali, “non aprire”, ed io mi ero attenuto a questo divieto, girandoci solo intorno, spiando dalla serratura, finchè un giorno la porta si è spalancata, e quello che è uscito fuori non è più voluto rientrare. Il divieto che mi impediva di oltrepassare quella soglia e conoscerne il contenuto era fatto di paura, paura di essere troppo diverso, di perdere tutti gli affetti per colpa di questa diversità inconcepibile, di perdere i miei genitori, di perdere la possibilità di vivere nel mondo, nella società e di morire quindi solo e abbandonato, nella indigenza più assoluta.   Continued…

Posted in Corpi/Poteri, Personale/Politico, R-esistenze.


#SexWorking e paternalismi: disconoscere i soggetti per ridurli ad oggetti!

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Da Abbatto i Muri:

Oggetti di Stato, per l’appunto.

Disconoscere i soggetti e poi pretendere di parlarne. Questo è paternalismo. Disconoscere i gruppi in difesa delle sex workers come soggetto politico, delegittimarle, perfino, brandendo vittime di tratta che di certo stanno a cuore anche a loro, mistificando il fatto che potrebbero perfino essere in opposizione (e così non è) e ridurre queste donne ad oggetto di intenzioni salvifiche e tutoriali. Strumentalizzare di quei soggetti giusto le parole che possono orientare il ragionamento in senso abolizionista e proibizionista e poi ignorare le loro richieste di regolarizzazione. Dimenticarsi invece di quelle che vengono stuprate e ricattate dai tutori e poi di Jasmine, Adriana, molte altre, morte giusto perché costrette entro gabbie morali che le rendevano perseguitate dallo Stato e marginalizzate dai tutori. Dimenticarsi di quelle sex workers giusto quando c’è da ragionare di violenza che è quella dalla quale si dice di volerle salvare. Parlare del bene delle donne ed escludere dal discorso politico le donne che vogliono autodefinire la propria idea di “bene”. Di quando il “bene delle donne” deve coincidere con quello di un tutore. “So io cosa è bene per te“… diceva il padre padrone mentre picchiava la sua figlia per ricondurla a più miti consigli.

So io cosa è bene per te“… diceva il marito/patriarca mentre insegnava la morale alla sua donna, quando le insegnava che i pompini li fanno soltanto le puttane o che comunque un pompino è per sempre e se lo fai bisogna tu lo faccia in direzione di un preteso, ipocrita e snob approccio maschile che ti dice “se proprio vuoi farlo… sennò, dai, non è che voglio schiavizzare la sessualità femminile“.

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Posted in AntiAutoritarismi, Critica femminista, Precarietà, R-esistenze, Sex work.

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#Palermo: #Rosy e quel bambino che sarà dato in adozione

Da Abbatto i Muri:

Su Rosy. Un comunicato del Comune di Palermo chiarisce:

Con riferimento alle notizie riportate in queste ore da alcuni organi di stampa circa le dichiarazioni della madre di Rosi Bonanno vittima oggi dell’enessimo atto di femminicidio, si ritiene utile, nei limiti che la situazione impone alla luce dei risvolti giudiziari della vicenda, fornire alcuni chiarimenti.

La giovane Rosi si era recata presso i Servizi sociali comunali della III Circoscrizione lo scorso 4 marzo, IN COMPAGNIA DEL SUO COMPAGNO, qualificandosi come domiciliata a Villabate. Poiché in passato aveva già usufruito dell’assistenza dei servizi, è stata accolta dagli assistenti sociali cui ha spiegato che lei e il compagno erano in cerca di una casa, a seguito dello sfratto dalla loro abitazione di Villabate. In quella sede sia lei che lui hanno rifiutato l’assistenza offerta, che prevedeva il ricovero protetto per la madre e il figlio e, in una struttura separata, per il compagno.

Due giorni dopo, come risulta dagli atti dei Servizi, la ragazza ha comunicato telefonicamente la cessazione dello stato di emergenza, in quanto aveva trovato alloggio presso la madre.

Della situazione, i servizi sociali comunali, segnatamente le strutture preposte alla tutela dei minori, erano tornati ad occuparsi nel mese di giugno, su richiesta della Procura Minorile, cui è stato relazionato circa l’opportunità di un ricovero protetto per la madre ed il bambino a seguito di comportamenti violenti del padre.

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