Da Abbatto i Muri:
Ve ne descrivo una, poi decidete voi se è una descrizione valida anche per altre persone che conoscete. Intanto questa vittima di cui parlo rutta, scorreggia, caga e piscia. Non è la madonna, non ha l’aureola, non è asessuata. E questa descrizione minima vale per chi pensa che le vittime bisognerebbe adorarle invece che ascoltarle, perché l’ascolto, effettivamente, è più impegnativo, costa fatica e se poi quella vittima parla ti rendi conto che non è una santa e smetti perfino di appassionarti alla sua vicenda.
Perciò affinché certe strenue lottatrici contro la violenza sulle donne possano continuare la loro tenera e solidale attività serve che le vittime non proferiscano parola, così può essere mantenuta l’illusione di celestiali forme che parlano dicendo sempre la cosa giusta perché è loro obbligo quello di essere mostri di perfezione, coerenza e integrità. Santificare la vittima di violenza togliendole umanità, desideri propri, è il modo migliore per sovradeterminarle e sostituirsi ad esse.
A ogni sacerdotessa del tempio, d’altro canto, serve una icona muta, una statua di pietra, un quadro attaccato alla parete con una figura in nome della quale poter dire messa e regalare riti e estreme unzioni. Immaginate lo sconforto di queste volontarie dell’antiviolenza quando la vittima prende vita, parla senza chiedere il permesso e senza essere perfettamente in linea con le loro opinioni, dopodiché usa perfino quel linguaggio che la fa tanto umana. Continued…