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Note sui provvedimenti contro femminicidio et alias

Dalle compagne del Laboratorio Sguardi Sui Generis:

8 agosto 2013: il governo approva un decreto sulla sicurezza che tratta, tra l’altro, di violenza sulle donne. 9 agosto 2013: le prime pagine dei quotidiani nazionali annunciano con entusiasmo l’approvazione di un decreto legge contro il femminicidio. Lo scarto tra il fatto e la notizia – oltre al contenuto del decreto stesso – ci spinge a formulare alcune considerazioni, ad impostare un ragionamento che si propone il confronto e il dialogo con altre donne e uomini.

Prima considerazione: chiamare le cose con il loro nome

Il decreto approvato ieri dal governo contempla un insieme di provvedimenti repressivi su vari fronti tra cui, in primis, quello della libertà di contestazione e opposizione alle scelte del governo stesso. Tra i provvedimenti annunciati, infatti, spicca l’inasprimento delle pene per la violazione dei cantieri delle cosiddette “grandi opere” con riferimento esplicito alla questione tav. Questo è un modo (nemmeno troppo raffinato) di attaccare le modalità concrete e vive con cui si esprime il Movimento no Tav e dunque di attaccarlo a priori e tout court. L’attacco risulta così diretto al principio stesso della contestazione e dell’opposizione: si colpisce la parte per il tutto. In via analogica e paradossale è come se, un domani, si vietassero cortei e manifestazioni per ragioni di sicurezza stradale. Proprio in questi giorni, tra l’altro, molti esponenti dei sindacati di polizia e del centrodestra parlano della possibile introduzione del “reato di blocco stradale”, che – attraverso un uso arbitrario e chirurgico delle norme – servirebbe a colpire uno degli strumenti più efficaci di cui la lotta NoTav si è dotata negli ultimi anni. La natura puramente repressiva delle misure proposte è evidente e coerente con l’abbandono definitivo da parte del governo di qualsiasi confronto sul piano della discussione e delle ragioni (sulla questione tav come su altri problemi che riguardano il nostro presente).

Continued…

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#decretofemminicidi: per #Letta donne parte debole (debole sarai tu!)

debole

Da Abbatto i Muri:

Con calma. C’è un punto sul quale volevo riflettere con calma. Perché mi fa arrabbiare moltissimo. Perché mi lascia impotente, dopo tante cose scritte e dette a sordi/e che non vogliono sentire, ogni qual volta avviso che vittimizzare un soggetto significa indebolirne la potenza, mortificarne l’autodeterminazione e non aiutarl@. Letta ha precisamente detto che le donne sono la parte più debole della popolazione. Per noi è riservata protezione come fossimo una specie in via d’estinzione. Siamo deboli per legge. E’ scritto. Siamo inferiori. Siamo da proteggere. Di nuovo consegnate al padre/marito/tutore/Stato. Siamo bambine. Per legge.

Siamo talmente bambine che non ci è dato modo neppure di decidere quando, dove, come e se denunciare chi ci fa del male. Non si fidano di noi perché siamo “deboli”, appunto, come bambine, e dunque mai in grado di intendere e volere.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Sessismo.


#Comencini è “felice” per il#decretofemminicidi? Addio #Comencini!

comenciniDa Abbatto i Muri:

Comencini, tu, non mi rappresenti.

Ho appena letto il tuo comunicato di giubilo sul Dl femminicidio che unito al giubilo espresso ieri dalla Boldrini (immagino anche per la parte repressiva sul web) fanno il paio su quel che sono le donne che alcune guardavano come fossero sante destinate al paradiso delle femministe. Siete comunque in ottima compagnia, ché anche la Rauti plaude al Dl.

Fortuna che esistono altre che non vi somigliano. Lipperini scrive cose condivisibili. Enrica fa altrettanto.

Avevo letto il bizzarro commento di Snoq, a suo modo solidale, sui fatti della Turchia. Ho atteso invano un vostro cenno di solidarietà a Marta, donna #NoTav che ha denunciato di essere stata maltrattata, picchiata e molestata dalle forze dell’ordine, nel corso di un fermo. In realtà è arrivato dalle donne del Pd un NO, grande quanto una casa, che bocciava una mozione di solidarietà proposta a Pisa. Mi è stato detto che mi sbagliavo quando ho espresso un duro giudizio sulla vostra politica.

Direi che i nodi vengono al pettine.

A meno che la Comencini non abbia tra le mani un altro decreto che parla in altro modo del problema risulta oltremodo incomprensibile che ella affermi: “affrontata un’emergenza del Paese. Oggi mi sento felice finalmente si è capito quanto vale la prevenzione”.

Continued…

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