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Lesbica, povera, senza prospettive: lettera di G!

Da Abbatto i Muri:

“Ciao, sono G. e sto tentando di andare via da una situazione familiare pessima, violenta, in cui ciascuno è per fatti suoi. Non ci sono soldi per andare all’università. Non ci sono soldi per trasferirmi e trovare un lavoro perché nel mio paesello di lavoro non ce n’è. Non ci sono soldi per fare niente. C’è la mia amica che si è fidanzata ufficialmente con un ragazzo che le dice che può continuare a studiare. Ma da quando stanno insieme lei non ha dato neppure una materia perché alla fine il principe azzurro non esiste e io non voglio essere salvata da nessuno. Tra l’altro, scusa se non te l’ho detto, ma mi sono accorta che mi piacciono anche le donne. Sono innamorata di una ragazza che di me non sa niente. Se resto in questo paese non potrò mai stare con lei o con nessun’altra. Sono abbastanza disperata e so che se non cambia adesso qualcosa nella mia vita io resterò in trappola per sempre. Cosa mi consigli di fare?”

– ecco… io, francamente, non so cosa risponderle. A parte dirle di rivolgersi ad una associazione lgbtq. Ma non è che quelle associazioni ti danno casa e lavoro. Se non esistono reti territoriali che possono aiutare al bisogno in casi come, un po’ meglio, o peggiori di questi, come si fa ad aiutare persone così? Cosa le dico?

Che posso risponderle? Sennò la mando dal ministro del lavoro con un biglietto che recita: grazie tante… per averci rese schiave di una logica che ci porta esclusivamente ad essere sposate, mogli, madri, dipendenti economicamente da qualcuno, o niente… grazie tante per il tuo progetto di welfare che non ci rende libere di fare niente a parte scegliere la migliore tra le schiavitù possibili.

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#Roma #CommuniaResiste: appuntamento alle 16.00!

Gli sgomberi d’agosto, quando c’è calo d’attenzione e si pensa non ci sia forza per una mobilitazione, nella città del sindaco “nuovo” che è uguale a quello prima se la sua idea di città è la stessa di tanti altri.

Continued…

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#solidarityisforwhitewomen in America. E in Italia? la differenza di genere rimuove la differenza di classe

white peopleDa Incroci De-Generi:

E’ di questa settimana ferragostana l’esplosione in rete dell’hastag  #solidarityisforwhitewomenche si è velocemente diffuso tra i/le netizens worldwide, accendendo i riflettori  sulla tendenza all’esclusione dal dibattito delle femministe nere a opera di quelle femministe radicali, bianche, middle-class che si autoeleggono rappresentanti di tutto il cosiddetto genere femminile, stabilendo i punti all’ordine del giorno di un’agenda politica che vogliono  tenere in mano solo loro.  In breve, l’hastag è stato lanciato da Mikki Kendall in risposta a Hugo Schwyzer, docente americano di studi e storia di genere che si autodefinisce un femminista. Schwyzer, ripetutamente criticato dalle femministe nere a causa del suo disinteressamento per le donne in condizioni di marginalità come le non-bianche e quelle che non appartengono al ceto medio, ha così risposto di essere particulary awful to women of color.

L’hastag ha avuto eco anche in Italia, dove sostanzialmente il dibattito femminista è monopolizzato dalla corrente del pensiero della differenza che sembra ignorare totalmente cosa sia l’intersezionalità. Anche in Italia, infatti, coloro che pretendono di parlare a nome di  tutte sono bianche, appartengono alla borghesia medio-alta e hanno abbracciato un’ottica esclusivamente eterosessuale. Detto questo, punto, per loro non c’è altro.

Continued…

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