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Il sindaco di centro-sinistra e i montanari

Da Abbatto i Muri:

A vederla a prima vista sembrava una città outlet, il centro storico era un grosso centro commerciale a cielo aperto. Musica in filodiffusione. Aria condizionata sparata da tubi attaccati all’esterno dei palazzi. Speciali barriere invisibili a protezione degli effetti del buco nell’ozono. Entrare in città costava un tot ma ottenevi un giro completo in quella grande giostra. Il sindaco vantava un prestigio per aver reso preziosa l’area. Andava in bicicletta. Non sudava mai. Per dimostrare vicinanza al popolo vestiva da operaio, artigiano, carpentiere e ogni tanto andava in visita nei quartieri di periferia. Speciali campi di adeguamento al clima in cui c’era il minimo indispensabile per sopravvivere. I cittadini pagavano una tassa per la frescura che solo i più vicini all’amministrazione potevano installare nelle case. Il buco nell’ozono invece obbligava ad un rivestimento totale della pelle non senza conseguenze sul piano della sicurezza.

La gente delle periferie poteva andare verso il centro soltanto dopo essersi spogliata ai check point. La polizia attrezzata con copricapo a schermo totale sulla restante superficie del corpo eseguiva gli ordini del Ministero per la Felicità. Donne e uomini interamente coperti avrebbero potuto essere degli attentatori.

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#solidarityisforwhitewomen. Per un femminismo di base e antisistema

marcha-mundial-das-mulheresDa Incroci De-Generi:

Questo post, in parte traduzione di un articolo che si può leggere in originale qui, è legato ad uno  precedente e scritto sulla scia delle considerazioni sollevate dall’hastag #solidarityisforwhitewomen circa l’impulso conservatore e destrorso che sta fagocitando vasti settori del movimento femminista, incluso quello italiano, con la pretesa di essere rappresentativo di tutto il dibattito, monopolizzando e volgendo ogni discussione a favore delle donne bianche e di ceto medio-alto. Un femminismo, dunque, che ha tutta l’aria di una vera e propria lobby rosa e che dunque è concentrato ad annientare le matrici popolari, internazionaliste e anticapitaliste che pure re-esistono, soprattutto in America Latina, in organizzazioni come la Marcha Mundial de Mujeres. (MMM)

La nascita della MMM risale al 1995, anno in cui il movimento delle donne del Quebec in Canada organizzò la Marcia Pane e Rose denunciando la firma del Nafta, Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord tra USA Canada e Messico. Questa azione fu il precedente e l’ispirazione perché, prima dell’esasperarsi della globalizzazione neoliberale, un’organizzazione di donne a livello internazionale decidesse di realizzare varie azioni di respiro mondiale contro la povertà e la violenza a partire da una prospettiva anticapitalista. Su queste linee si struttura la MMM che attualmente si trova in quasi 70 paesi di tutti i continenti. L’Italia è inclusa, almeno sulla carta, ma le organizzazioni aderenti hanno già provveduto a limitare la loro attività a temi come la 194 e un vago diritto a decidere liberamente della propria sessualità, rimuovendo l’approccio sistemico ed epurando la componente anticapitalista.

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La violenza relazionale e le bombe ad orologeria

Da Abbatto i Muri:

Alla seconda relazione, Cristina, capisce che c’è qualcosa che non va. Vediamo. Figlia di due genitori che sono praticamente separati in casa. Restano assieme come una coppia d’altri tempi per rispetto delle convenzioni sociali. Il padre abbastanza per i fatti suoi. Se non gli concedi tutto il controllo che richiede sbatte la porta, i pugni sul tavolo, alza la voce, insomma fa i capricci. La madre sembra come sfiorita. Non si sente amata, forse. Comunque mangia di nascosto e poi si ingozza di lassativi per risarcirsi in qualche modo. La sua credo si chiami bulimia ma in quella casa questi mali non esistono e solo pronunciarli sembrano vizi e stravizi di gente che non ha altro di più importante a cui pensare.

Cristina cresce essendo un po’ questo e un po’ quello. Va in cerca di controllo che poi perde e se lo perde innesca meccanismi che la rendono incline all’apatia. Il suo umore è un’altalena. Un giorno è felice e quello dopo qualunque cosa la irrita. A casa sua era abituata al fatto che vi fossero esplosioni d’ira e poi la quiete. Senza quell’esplosione la rabbia cresceva dentro e non riusciva più a sfogarsi. Serviva che qualcun@ si prestasse, che si incendiasse l’aria, bastava una smorfia e una parola detta male e il suo papà era perfetto in questo. Subito grida, perché lui era sempre disponibile allo psicodramma. La mamma era più incline al modello tragicomico anni ’50, per cui lui urlava e lei si faceva venire il malore. Tempo dieci minuti qualcuno diceva “io mi ammazzo” e giù rimproveri e ululati e poi il fuoco si spegneva. La contabilità dei morti e feriti in quella famiglia spettava ad un fratello che restava fuori dalla scena, né più e né meno che uno spettatore. Silenzio, apnea, azione sospesa, poi riprendeva il suo tragitto quando la tempesta era passata.

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