Ed è un titolo che replica al commento fatto da un parlamentare del Pd che così ha apostrofato quelli dell’M5S per non aver votato una legge, a suo dire, sul femminicidio. Repubblica mostra il suo parterre di commenti di regime che annunciano la fine della violenza sulle donne, la messa in sicurezza di tutte e la viceministra Guerra tira fuori la questione dei 10 milioni trovati per chiudere la bocca ai centri antiviolenza di modo che nessuno più avrebbe ragione di parlare.
Quell’intruglio atroce che mette assieme norme securitarie e repressive, autoritarismi e mancato rispetto per l’autodeterminazione delle donne (a proposito della irrevocabilità della querela), che mischia violenza di genere a norme sulle province, a repressione per i “ladri di rame”, a finanziamenti per le polizie, a assegnazione compiti di militarizzazione dei cantieri (tipo Tav) all’esercito, è passato alla Camera con il voto di Pd, Pdl, Lista Civica. SeL non ha votato. Astenuti M5S e Lega, sicuramente per motivi molto diversi.
Non è bastata la protesta delle donne, delle stesse vittime di violenza, delle femministe, intente ancora adesso a raccogliere firme per dire che tutto questo è stato fatto non in nostro nome. Del lavoro di giuriste e avvocate e parlamentari che hanno tentato di mediare, quanto più possibile, per riparare almeno alle parti più terribili. Non è bastato che gli stessi Centri Antiviolenza avessero espresso moltissime perplessità, un po’ in ritardo e in maniera non decisamente unanime, mentre c’era un pezzo grosso del Pd e le donne che fanno capo a Snoq, perfettamente affini alla linea della consulente Rauti sulle linee di contrasto alla violenza di genere presso il ministero dell’interno, del ministro Alfano e della ministra Cancellieri, separate da Snoq Factory che all’audizione si era detta contraria per una serie di ottimi motivi.