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Concha

Da Intersezioni:

CONCHA è il primo cortometraggio postporno del collettivo femminista e queer COVEN Berlin. Ispirato dal concetto foucaultiano della degenitalizzazione del sesso e del piacere (cioè la rottura del monopolio erotico tradizionalmente detenuto dai genitali), questo film prova a perturbare le aspettative di spettatrici e spettatori sul porno, mixando elementi simbolici e e non-espliciti in una provocatoria danza intima. CONCHA è  un pezzo video di 2 minuti e 9 secondi, con musica della berlinese Jane Freiheit, realizzato dall’artista multimediale e queer Judy Mièl, che vede la partecipazione del talento-di-lingua Lo Pecado. Buona visione!

Posted in Corpi, Fem/Activism, Iniziative.

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La comunicazione secondo l’armata del Bene

Si adoperano cecchine d’ordinanza che augurano perfino la morte ai tuoi parenti pur di esibire il loro disprezzo e consegnarti a un branco di cyberbull* che per due secondi possono trarre giovamento dal pestaggio virtuale e riderne di gusto.

Si usano svariati blog, capitanati spesso anche da uomini, patriarchi che mal sopportano davvero l’autodeterminazione delle donne e che decisamente non digeriscono che qualcuno la pensi in modo diverso da loro. Si uniscono in rassegna delle perfide comari che nutrono antipatia verso quella più visibile, perché devono distruggerla, la devono abbattere, devono tagliarle i capelli e farla apparire brutta, pessima, almeno il più possibile. Si sazieranno quando la vedranno sanguinare. Si sazieranno, come iene, quando potranno spolpare il suo cadavere.

L’armata del Bene ritiene di perseguire cause giuste, un po’ come gli antiabortisti, che quando toccano altissime punte di odio, dopo averne istigato ossessivamente a propria volta, non hanno scrupoli. Non ti vedono più come una persona. Di te guardano solo al fatto che devono sparare per farti tacere. Sparare per farti smettere di esistere. Minare il tuo equilibrio. Perseguitarti per poi darti della vittimista e carnefice quando ti difendi.

L’armata del Bene va in giro per pagine facebook, siti e blog a correggere, con le spranghe virtuali, la narrazione altrui. Suppongono di essere superiori ed aver visto la luce, pertanto, avvolti da quell’aurea mistica, pensano di aver diritto di rompere le ovaie a chiunque non la pensi come loro, prima tentando di evangelizzare e moralizzare, poi di disprezzare con status facebook ad hoc se tu non gli dai retta, e infine con il costante impegno a cercare o fabbricare prove che dimostrino quanto il Male risieda nei loro nemici.

L’armata del Bene terrorizza gli altri e le altre disseminando panico morale circa l’esistenza di fenomeni bui che mieterebbero vittime laddove esistono donne che vittime non dichiarano neppure di essere. Ma, per dirla con l’attuale governo, costoro ritengono che le donne vadano salvate da se stesse e dunque chissenefotte dell’autodeterminazione e del riconoscimento dei soggetti. Per dire: se sono prostitute e lo fanno per scelta bisogna imporre loro che il mestiere sia vietato. Per salvarle, ovviamente. E se non sono d’accordo bisogna psichiatrizzarle, tutte, affinché maturino una consapevolezza che è pari a quella che ha illuminato l’esistenza dell’armata del Bene.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Muro del Riso, Satira.


#25N the day after: sorella, se esci e manifesti prendi le botte!

BZ8AbU1IIAASZBHDa Abbatto i Muri:

GueRa al femminicidio, Roscio di sera bel tempo si spera, c’abbiamo scritto “vittima” pure sul culo, tanto per non sbagliacce su dove sta la donzella da salvare, dopodiché se ti strappi via dal corpo quella scritta, se il rosso lo adoperi, come si dovrebbe, come colore di rivolta, se dici che i soldati mandati a far la GueRa non ce li vuoi a sorvegliare la tua moralità, i metri dei tuoi passi, la misura dei tuoi pensieri, la libertà dei tuoi orgasmi, né ce li vuoi a origliare, certificare, limitare la misura del tuo dissenso, ché non legittimi la repressione, la loro legge non ti interessa e non ti piace, e non ti rendi funzionale a chi strumentalizza il tuo corpo, perché te lo ripigli – il corpo – e lo porti in piazza per raccontare qualcosa di diverso, che appartiene solo a te, alla tua narrazione degli eventi, alla tua richiesta precisa di diritti che non scende a compromessi con nessun@, tanto meno con i tuoi tutori, se non sei lì a fare la brava signorina che prende una pacca sulle spalle dal presidente, dal ministro, dalle donne di partito, da tutta l’industria del salvataggio, se parli di autodeterminazione, di conquiste di libertà, di libero attraversamento degli spazi, allora il tuo tutore ti reprime e ti punisce.

Ma certo, si, tu sei “tutelata”. Se fai come dicono loro.

Tu sei “salvata”, anche da te stessa, anche se non vuoi, anche se vuoi salvarti da sola. Comunque solo se hai rispetto del padre, marito, protettore, tutore, Stato.

Tu sei perfino premiata e di te si diranno grandi cose. Solo se stai lì ordinata a obbedire al tuo tutore.

Perché se una donna si ribella lo deve fare con lo striscione “consono” e come dice la divisa. Sennò ‘sti cazzi.

Santa o puttana, facendo distinzione perfino tra le donne che lottano contro la violenza. Inclusa quella di Stato o quella economica. Anzi Santa o Cagna.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Corpi/Poteri, Critica femminista, Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, R-esistenze.