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#StigmaKills: La prostituzione NON è stupro a pagamento!

MDG: Prostitutes and members of the Union of Sex Workers demonstrate in ParisDa Abbatto i Muri:

Una delle tesi proibizioniste, come ho già scritto altre volte, è quella che la prostituzione sia stupro a pagamento. La tesi ha origini dalle teorie delle femministe radicali americane Dworkin-MacKinnon, si consolida nelle politiche abolizioniste filo/svedesi della Women Lobby europea e ora è la teoria che accompagna la promozione della proposta di legge che criminalizza i clienti e di fatto proibisce la prostituzione in Francia.

La teoria è neofondamentalista come neofondamentaliste sono altre teorie che riguardano il corpo delle donne. Quella teoria usa il termine “stupro” per imporre l’idea che tutta la prostituzione sia una violenza e che mai nessuno vorrà sceglierla. In realtà a quella tesi si oppongono tante sex workers nel mondo che continuano a chiedere regolarizzazione della professione per le adulte e gli adulti (la prostituzione non è solo femminile) che scelgono di svolgerla.

L’idea si fonda anche su una impostazione autoritaria e paternalista che riduce tutte le donne a potenziali e inconsapevoli vittime di stupro, cosa che pone le donne in condizione di essere sempre definite vittime, bisognose di tutori, anche se dichiarano di non essere tali. L’idea supponente è che tutte le donne debbano vivere il sesso allo stesso modo e in realtà nulla è più lontano da questo concetto malsano e autoritario che impone con la forza l’amor borghese e una visione sentimentale romantica a tutte le donne che dovranno darla via solo per amore.

protest-against-the-criminalization-of-sex-work-clients-in-paris_3066446Molto più complicato parlare di “piacere“, giacché il piacere presupporrebbe di esplorare varie zone del desiderio, incluso quello di vivere esperienze sessuali che probabilmente alla Dworkin, alla MacKinnon e alle sue seguaci proibizioniste di tutto il mondo avrebbero fatto molto schifo.

Molto più complicato parlare di “scelta“. Ma per i neofondamentalismi l’autodeterminazione delle donne non deve essere rispettata. L’unica idea di Bene che può essere accreditata, a costo di importela con la forza e con leggi autoritarie, è quella delle e dei proibizionisti.

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La Francia vuole vietare la prostituzione libera. Pessima legge a cui anche noi diciamo no!

manif-travailleur-sexe10Un articolo da Gli Altri (via Abbatto i Muri):

di Angela Azzaro

Il dibattito sulla prostituzione che negli ultimi mesi ha occupato la scena francese e che questa settimana è arrivato direttamente all’Assemblea nazionale ci riguarda da vicino. Da molto vicino. Se infatti dovesse passare la proposta definita “abolizionista”, il vento moralista che spira anche in Italia avrebbe una marcia in più.

La legge non è stata presentata dall’estrema destra di Marine Le Pen, ma dei socialisti che sono al governo del Paese. La portavoce dell’esecutivo e ministra delle Donne, Najat Vallaud Belkacem, è in prima fila per tentare di far approvare la proposta che all’articolo 16 multa i clienti con un’ammenda che va dai 1500 euro ai 3000 in caso di recidiva. Il testo composto di ventun punti entra anche nel merito della “mercificazione del corpo delle donne” e dell’educazione scolastica e riscriverebbe, qualora approvato, il codice penale.

L’obiettivo dichiarato è appunto quello che si autodefinisce “abolizionista”, termine non neutro visto che fa riferimento all’abolizione della schiavitù, paragonando la prostituzione a una condizione di perdita della libertà. Non tutti gli intellettuali francesi e non tutte le femministe sono però stati a guardare. I primi a scagliarsi contro sono stati gli intellettuali, giornalisti, scrittori che si sono definiti “porci” e hanno firmato l’appello “Giù le mani dalla mia puttana”. A questo ne è seguito un altro, pubblicato da Le Point, in cui cantanti, registi, attrici – tra cui Charles Aznavour, Catherine Deneuve, Claus Lanzmann – hanno preso una posizione altrettanto netta, anche se più moderata. “Senza avallare o promuovere la prostituzione, rifiutiamo la criminalizzazione delle persone che si prostituiscono e di coloro che utilizzano i loro servizi e chiediamo di aprire un vero dibattito senza pregiudizi ideologici”.

Ma il vero scontro è tra le regine del femminismo francese. Da una parte c’è Sylviane Agacinski schierata a favore della legge, dall’altra Elisabeth Badinter. Se per la prima “c’è una totale dissimmetria tra il cliente che cerca il proprio piacere e una persona che deve subire rapporti sessuali in serie”, la seconda non ha timore a schierarsi a favore di chi vende o compra prestazioni sessuali. “Esiste la prostituzione libera – ha spiegato in un’intervista pubblicata sul Corriere – praticata da persone che decidono consapevolmente e senza costrizione di disporre del proprio corpo. Io, da vecchia femminista degli anni Settanta, penso che una donna abbia il diritto di usarlo come vuole. O lo Stato vuole promuovere l’ideale di una sessualità sempre e solo legata all’amore? E chi gliene dà il diritto?”.

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L’antiviolenza che legittima nuove forme di patriarcato

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Da Abbatto i Muri:

Ancora dal mondo del Rugby. Evidentemente non è una cosa che si sta facendo solo in Italia. I codici di linguaggio sono gli stessi. In Italia hanno lanciato un appello con i toni che seguono:

I veri uomini rispettano le donne e usano le mani per accoglierle e proteggerle“.

Una azienda di cosmetici, assieme a un centro antiviolenza, ha usato un giocatore di rugby come testimonial con slogan del tipo: “Uomo contro donna: fermiamo questo match” e, riferito ai violenti, “siamo dei perdenti” o “non c’è arbitro che intervenga“.

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