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Sorelle nelle fila delle YPJ: abbiamo trasformato la tragedia in lotta

altDa Infoaut:

Tratto da Firat News

Un gran numero di persone del villaggio di Girsor si è rifugiato sul monte Sinjar, quando le bande dell’ISIS hanno attaccato ed occupato la cittadina curda yezida di Sinjar il 3 Agosto.

Anche Laleşin ed Evin provengono dal villaggio di Girsor ed hanno trovato rifugio in Rojava unendosi alle fila delle YPJ (Unità di Protezione delle Donne) del Curdistan Occidentale dopo aver varcato il confine grazie al corridoio aperto dai guerriglieri dell’HPG ed ai combattenti dell’YPG dopo sette giorni senza acqua e cibo sulle montagne.

Due giovani sorelle, Laleşin ed Evin, dicono di non avere più paura dopo essersi unite alle forze dell’YPJ, e fanno appello alle donne yezide di non permettere alla tragedia che stanno affrontando di divenire il loro destino.

La ventenne Laleşin racconta quanto segue in merito alle difficoltà da loro affrontate sul monte Sinjar:

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L’Affaire #MaschilePlurale: tutti sconfitti!

In questi ultimi mesi sono state tante le chiacchiere attorno ad una accusa di presunta violenza nei confronti di un membro di Maschile Plurale. Si sono espresse voci di persone vicine alla ragazza, lei stessa è intervenuta in una occasione e poi altri hanno partecipato ad un dibattito veramente surreale in cui secondo alcun* esisteva già una vittima e un colpevole. Noi abbiamo sempre sostenuto che ci rifiutiamo di emettere sentenze a priori e troviamo curioso che antisessisti/e siano tanto ben disposti nei confronti di modalità così giustizialiste. Abbiamo più volte scritto, inoltre, che in questa discussione mancava una voce, quella che dovrebbe essere accolta in nome della presunzione di innocenza e che ha tutto il diritto di essere ascoltata esattamente quanto quella della ragazza. Così riceviamo e pubblichiamo questo scritto che arriva proprio dalla persona accusata, nella speranza che possa favorire una discussione un po’ più laica e che si trovi il modo di spiegare, a chi vorrebbe spedirlo in esilio, che ci sono più modi per affrontare una situazione così complessa. Vorremmo perciò riferirci alla sofferenza di lei con tanta comprensione e vicinanza, allo stesso modo, però, comprendiamo lo stato d’animo di chi esprime le parole che riportiamo sotto. Buona lettura!

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Sono io quello di Maschile plurale accusato da una mia ex compagna di aver agito violenza su di lei. Non è per provare a convincere qualcuno/a dell’infondatezza di tali accuse che ho deciso di prendere adesso la parola. Considero, anzi, non solo per nulla sorprendente, ma perfino giusto che una certa sensazione di dubbio rimanga, sempre e comunque, anche in chi leggesse queste mie righe con animo il meno pregiudizialmente ostile. Ho passato molti anni a dire che nessun uomo può pretendere di essere considerato immune da possibili comportamenti violenti, e non ho assolutamente cambiato idea in questi mesi. Tante persone in quest’ultimo, surreale periodo mi hanno detto: non crederò mai che uno come te abbia davvero potuto commettere gli atti di cui è accusato. A tutte ho risposto: ti ringrazio ma ti sbagli, in un ambito come quello della violenza maschile sulle donne non può esistere sulla faccia della terra alcun uomo, neppure il più insospettabile, che di fronte all’accusa di una donna possa essere considerato a priori incolpevole. Da sempre la penso così. Tutto quello che ho sempre pensato della violenza maschile sulle donne non è cambiato di una virgola a causa di questa vicenda.

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Il discorso israeliano sulla violenza sessuale emerge nell’assalto a Gaza

Da Sguardi Sui Generis:

Pubblichiamo la traduzione di un articolo apparso oggi sul sito Maam News Agency a firma Alex Shams.

Una donna indossa solo una bandiera israeliana durante una manifestazione di fronte alle Nazioni Unite, 28 Luglio 2014 a New York. (AFP / Stan Honda)

Mentre le bombe cadevano su Gaza nelle ultime quattro settimane, un’altra guerra era in corso, con in palio i cuori e le menti del pubblico globale.
Anche se meno letale, questa guerra di parole offre uno sguardo eloquente sui cambiamenti in corso tra gli intellettuali mainstream israeliani e sionisti, rivelando che ciò che gli esperti sostengono è una visione del mondo sionista sempre più violentemente razzista e sessista.
Diana Buttu, avvocato palestinese ed ex membro del gruppo di negoziatori dell’Olp, ha detto a Ma’an che, da quando è iniziato l’assalto israeliano, è stata sommersa da centinaia di e-mail cariche di odio e minacce violente. Anche se lei è “abituata” a ricevere odio per posta, ha detto che il tono e la quantità era “senza precedenti”.
“In passato ricevevo messaggi in cui mi chiamavano pazza o fuori di testa, ma ora dicono cose come ‘dobbiamo uccidere tutta la feccia musulmana’, senza scordare i gruppi organizzati di israeliani che inviano regolarmente messaggi di posta elettronica per insultarmi.”

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