Come discriminare i/le precari/ie e costringere le donne a starsene a casa se vogliono avere figli.
Fino
all’anno scorso i/le precari/e (gli atipici, dice il modulo) erano
equiparati ai lavoratori dipendenti ai fini del riconoscimento del
punteggio nelle graduatorie per chi deve iscrivere per la prima volta
un figlio al nido.
Precari e dipendenti potevano autocertificare di essere lavoratori a tempo pieno sotto la loro responsabilità.
E’ fondamentale sapere che, nella sezione relativa al punteggio il bando assegna 40 punti al "Bambino con entrambi i genitori lavoratori a tempo pieno (anche separati, non coniugati e non conviventi)." …e 20 punti al …"Bambino
con entrambi i genitori lavoratori di cui uno part-time (pari o
inferiore al 50% dell’orario previsto dal contratto di lavoro) anche
separati, non coniugati e non conviventi."
Quest’anno
però La Giunta Alemanno nella persona dell’assessora Laura Marsilio ha
introdotto la seguente clausola: "Ai fini dell’attribuzione del
relativo punteggio è necessario allegare il certificato di servizio
rilasciato dal datore di lavoro, con l’indicazione dell’articolazione
oraria della prestazione lavorativa.".
Come si può vedere nei due file allegati questa clausola non era prevista nel modulo dell’anno scorso.
E’
ovvio che nessun datore di lavoro pubblico o privato darà mai una tale
certificazione a una, o un, co.co.co., mentre non farà alcun problema
al lavoratore o alla lavoratrice dipendente. Se lo facesse infatti si
esporrebbe a denunce di falso in atto pubblico, falso ideologico e
servirebbe su un piatto d’argento al collaboratore la "prova"
controfirmata con cui il lavoratore vincerebbe un eventuale causa di
lavoro per farsi assumere o chiedere gli arretrati. E se il lavoratore
autocertificasse il proprio impegno orario di fronte a una verifica
dovrebbe negare quanto dichiarato dal lavoratore esponendolo a problemi
di natura legale.
Nelle
circoscrizioni, i cui sportelli sono deputati ad accettare le domande
con la documentazione allegata, e a valutarle ai fini del punteggio, o
non si sono proprio accorti della clausola o non hanno ancora
realizzato la serietà del problema. Le domande vengono accettate senza
alcuna certificazione o viene suggerito ai genitori/lavoratori di
autocertificare comunque il tempo pieno. Il problema è che queste
autocertificazioni possono essere scartate al momento della graduatoria
o impugnate da qualche genitore che si veda il proprio figlio escluso.
In
pratica la giunta fascista di Alemanno con un piccolo stratagemma
burocratico attua una politica il cui senso è "donne, statevene a casa
e occupatevi dei figli" e per di più buttando la responsabilità addosso
ai datori di lavoro pubblici e privati.
Svista o astuto calcolo? Le vie del fascismo sono infinite.
(jones)
si ma mo io come faccio a iscrivere mia figlia??
Ammettere che l’assessora sia incompetente, invece, è un’ipotesi necessaria? E necessaria a cosa? Mentre sostieni che il tentativo di spiegare la cosa come un atto consapevole sia “complottismo”, non ti accorgi che con il tuo presunto rasoio ti limiti a spostare il problema da un’altra parte. Possiamo anche ammettere che l’assessora abbia apposto la postilla in uno slancio di zelo efficientista ma, come vedi, si tratta di un’altra ipotesi che per affermarsi deve negare le capacità dell’assessora. Ma può la nostra assessora accorgersi dello “scottante” problema dell’abuso dei certificati senza avvedersi di quello, ben più scottante e certamente di più lungo corso, della varietà di contratti lavorativi? Se l’assessora è incapace non si può avere nessuna delle due cose, se l’assessora è capace allora avrebbe dovuto sapere.
L’unica alternativa è che l’assessora sia in grado di avvedersi di talune cose, conformi alle sue capacità, e non di talaltre, che le travalicano. Indi ragion per cui l’errore dell’incompetente non può che essere tacitamente voluto da chi l’ha collocata lì dov’è.
[quando la logica conferma le desolanti preoccupazioni che avevi subodorato con il solo istinto politico, realizzi il procedimento che si chiama “lametta di rettore”, perché poi ti vuoi sgarrare le vene…]
rasoio di occam: l’errore si spiega benissimo con l’incompetenza e la sciatteria di chi, magari temendo “abusi”, ha scritto un provvedimento senza tener conto della complessità della situazione lavorativa e quindi delle conseguenze delle parole scelte.
che ci siano dietro fini ragionamenti biopolitici è la classica ipotesi non necessaria.
anche se poi l’effetto pratico è lo stesso.