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Book Block contro i fascisti del pensiero unico?

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Aggiornamento: segui Wu Ming. La lista di proscrizione pubblicata sul quotidiano fascista “Libero”. L’assessore di venezia dichiara che presenterà comunque una mozione contro gli autori già citati e l’assessore regionale alla cultura farà partire una lettera per tutti i dirigenti scolastici per “sconsigliare” l’uso di testi di tali autori a scuola.

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Finalmente, dopo giorni e giorni in cui scrittori e persone intelligenti si affaticano a far emergere quanto sta avvenendo in veneto ecco che troviamo, a parte il pezzo sul manifesto di Marcello Fois, anche un pezzo su panorama e uno su repubblica che viene riportato dall’instancabile Loredana Lipperini.

Sarà il caso, se non lo avete già fatto, che leggiate l’articolo di Massimo Carlotto e altre puntate che abbiamo segnalato.

Emerge dunque che autori come Valerio Evangelisti, Massimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Balestrini, Pennac, Giuseppe Genna, Agamben, Girolamo De Michele, Vauro, Lello Voce, Pino Cacucci, Raimo, Sandrone Dazieri, Loredana Lipperini, Marco Philopat, Gianfranco Manfredi, Laura Grimaldi, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Stefano Tassinari, Wu Ming, che sono solo alcuni tra quelli che hanno firmato contro l’esradizione di Battisti nel 2004, così come Saviano, finito nella lista di proscrizione dopo aver parlato di ‘ndrangheta nel nord leghista in una puntata di Vieni via con me, sono oggetto di una epurazione vera e propria.

Quello che si legge nelle testate nazionali a grande tiratura è sostanzialmente che l’assessore che ha reso ufficiale un pensiero diffuso avrebbe detto una sciocchezza. Una sparata non condivisa. Una delle tante bordate leghiste.

Chi osserva l’andazzo politico di questo paese però sa bene che le sparate leghiste vengono raccolte da persone apparentemente più moderate (come l’assessora regionale alla cultura che  fara’ partire domani una lettera di invito ai direttori scolastici ‘a non adottare testi di autori che continuano a mantenere la loro firma all’appello del 2004 a sostegno di Cesare Battisti), poi diventano leggi e quando non diventano leggi comunque rappresentano un orientamento culturale che viene imposto in ogni contesto pubblico e privato. Perciò, come scrive Carlotto, hanno ragione gli autori a denunciare il fatto che per quanto non vi sia una circolare ufficiale è plausibile che dalle biblioteche quei libri comunque spariranno quando non sono già spariti.

A commento del post della Lipperini Wu Ming 1 scrive:

Trovo come minimo insufficienti e parecchio fuori fuoco gli articoli di Repubblica. Mantengono troppo l’attenzione sul caso Battisti, facendo un favore all’estrema destra veneta. Non fanno notare abbastanza che il caso Battisti è un pretesto, all’epurazione di Saviano dalle biblioteche dedicano poco spazio en passant, per poi ritornare con prepotenza nella cornice che gli epuratori desiderano mantenere. Il fatto che l’articolo di Brambilla sia in prima pagina per chi si è sbattuto in questi giorni è più un danno che un risultato.
Il gioco combinato dei due articoli (Brambilla e Sica) di fatto “ridimensiona” l’enormità di quel che sta accadendo in Veneto, in varie mosse:
– si riporta l’espressione “boicottaggio civile” senza spendersi granché a smontarla. Questo non è un boicottaggio, è un’epurazione.
– si riportano pareri di chi un po’ la prende sottogamba (il solito “E’ solo una provocazione, non dicono sul serio”, viatico di ogni desistenza, frase-passepartout che nell’Italia degli ultimi sedici anni ha preceduto l’affermarsi di ogni barbarie);
– si descrivono gli epuratori di libri come soddisfatti e sorridenti (quindi occultando le tensioni interne che pure ci sono, come dimostra il ping pong Speranzon-Zaccariotto-Donazzan, tensioni che sono state prodotte dalla mobilitazione);
– si dedicano alla mobilitazione pochissime, fugaci parole;
– si riportano giudizi pesantissimi e calunniosi sugli scrittori presi di mira, descritti come complici del terrorismo, e si affida al solo Agamben una risposta meditata, assennata, ma poco incisiva;
– per non dire del “contributo” di Tabucchi, incollerito e farfugliante, poco utile a tutti.
Il framing è evidente: ci sono scrittori superficialmente definiti “pro-Battisti” (mentre quelli che hanno espresso dubbi e perplessità sui processi di quegli anni e sulla querelle mediatica partita nel 2004 hanno posizioni e argomentazioni ben più complesse), e c’è gente che – magari esagerando – si oppone al terrorismo.
Questi due articoli non fanno assolutamente percepire la deriva totalitaria che sta prendendo l’amministrazione berlusconiano-leghista veneta. Non chiamano le cose con il loro nome, accettano le definizioni degli epuratori, non fanno capire adeguatamente che sono in corse autentiche messe al bando, che si stanno “purgando” le biblioteche e si sta decidendo dall’alto cosa possano o non possano leggere i cittadini in istituzioni pubbliche come biblioteche e scuole.
Se si continua con questa sottovalutazione, il nazismo sarà un coltello che affonda nel burro.

Quello che dunque si racconta è l’ufficializzazione di una epurazione già iniziata da parecchio tempo.

L’abbiamo chiamato revisionismo. L’abbiamo visto nei suggerimenti e nella scelta dei testi scolastici, dove sono stati banditi da tante scuole i testi di storici che raccontano il fascismo per quello che è. L’abbiamo visto con i questionari Invalsi a cura del ministero della pubblica istruzione.

Quello che succede può essere sintetizzato così:

– appropriazione della rai e controllo di tutto quello che viene trasmesso in quelle reti uniformando l’offerta di informazione a quella delle reti mediaset;

– realizzazione di fiction storiche che cancellano la verità e offrono una visione rivista e corretta del passato;

– controllo (privatizzazione) della scuola, dei libri di testo, con l’introduzione di nuove materie di insegnamento (corsi ginnico/militari per i nuovi balilla);

– controllo di internet e quindi di tutto quello che esiste sul web;

– censura, controllo e criminalizzazione di ogni forma di pensiero critico che riguardi libri, musica, cinema. Non a caso i tagli alla cultura vanno in un solo senso.

Noi possiamo dirvi per esempio, giacchè questo è il nostro luogo di osservazione privilegiato, che il web è il posto in cui si spazzano vie le opposizioni senza che vi sia neppure bisogno di criminalizzare alcunchè.

Ci sono due forme di controllo che legittimano la violazione sistematica della privacy e la repressione delle varie forme di pensiero critico: la lotta contro la pedopornografia e contro il terrorismo.

Nella rete dicono ci sia bisogno di controllo perchè ci sono i cattivi che fanno tante brutte cose. E’ vero, verissimo che ci sono i cattivi. Pedofili, stalkers, nessuno lo sa meglio di noi. Ma allora come si spiega che poi la repressione si abbatte sempre su siti e blog che fanno opposizione politica al regime rispetto ai quali non si può certo dire che nutrano particolari simpatie per chi si eccita alla vista di un bambino seviziato o per chi compie stragi buttando bombe nelle stazioni o nelle piazze affollate di lavoratori che scioperano?

Come mai nessuno si occupa di quelli che custodiscono e diffondono la memoria delle stragi fasciste rivendicando quelle posizioni politiche e rivendicando l’azione squadrista contro le forme di opposizione antifasciste che gravitano per le strade e per la rete nel presente?

La verità è che, come voi sapete, chi gestisce un sito che non piace alla destra viene preso di mira in ogni modo possibile. Chi occupa un proprio spazio nei social network e nei luoghi di diffusione video viene censurato sulla base di segnalazioni multiple fatte da chi ha interesse a censurarti.

Così un video femminista che parla di violenza contro le donne viene censurato perchè gli squadristi maschilisti si premurano ad aggredire, molestare (virtualmente) e segnalare e i video di Daniele Sensi che documenta quello che dichiarano i leghisti e i loro compari spariscono come per incanto.

E la censura non interviene soltanto a partire da nazistoidi che gravitano per la rete e che si impegnano strenuamente, con ogni mezzo, per mettere a tacere, cancellare, mettere in ombra, chiunque dica cose che non gradisce.

Il controllo, ahimè, viene anche da parte di chi, nella rete, si muove come una piccola lobby per fare emergere solo alcuni contenuti e non altri. Il rank, i link, l’indicizzazione, a partire da chi ha più mezzi, risorse, tempo. Da chi rientra nella cerchia degli amici contro quelli che non ne fanno parte.

Nel senso che la questione è più generale e sebbene sia assolutamente, tanto più grave che in un luogo pubblico, dove dovrebbe esserci una offerta di testi il più ampia possibile, si limiti questa offerta sulla base di un orientamento politico, è altrettanto grave che ogni media nel nostro paese si muova come un piccolo o grande luogo di monopolio.

Il che significa che non c’è un organo di informazione più libero dell’altro perchè ciascuno, finanche quello più a sinistra, da’ luogo alla sua piccola epurazione contro chi ha praticato forme di dissenso interno. E tutto ciò alla faccia dell’accettazione delle differenze e della ricchezza della multiculturalità.

L’Italia è gestita un po’ così, come una grande biblioteca in cui chiunque ha potere sceglie quali libri esporre e quali invece no. Sarà per questo che il fascismo non è mai morto. Forse è per questo che il fascismo è di nuovo tra noi.

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.