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Il mio eroe? Mia madre

Mia madre tocca il fuoco a mani nude. Rovista in mezzo alla brace
per cercare un carciofo abbrustolito. Impasta il pane con la forza
bruta di cinque uomini e gira in maniche corte in pieno inverno. Fino a poco tempo fa riusciva a sostenere il peso di due bidoni d’acqua da trenta litri
l’uno e portava sulle scale per ben tre piani una bombola piena di gas.
Mia madre ha il volto di una attrice romantica anni ‘cinquanta e la grinta possente di
anna magnani. Lei lavava i panni con acqua fredda. In pieno inverno.
Riusciva a spremere le lenzuola meglio che una centrifuga. Poi arrivò
la lavatrice, per fortuna.


Stira in piedi per ore e ore, persino le mutande. Mia madre
cuciva a tarda ora per rivestirci di nuovo. Ogni tanto si infilzava le
dita con un ago. Non piangeva. Non urlava mai. Puliva il pesce in
fretta e quando una spina la bucò in un braccio lei andò avanti fino
alla fine. Poi non riuscì più a muovere la mano e solo allora accettò
di andare in ospedale.

Mia madre ha avuto sei figli. Due aborti spontanei. Era in casa da
sola. Ha continuato a fare le faccende. Una le è morta dopo venti giorni.
Una è nata con il forcibe, in casa. Tre parti cesarei. All’ultimo le
hanno chiuso le tube del falloppio perché gli anticoncezionali non
erano “consigliati”.

Mia madre ha continuato a faticare per anni, senza smettere mai. E’ il
mio eroe. Nessuno le ha mai dato una medaglia. Nessuno le ha mai
chiesto un autografo. Nessuno ha mai detto: “guardate, quella donna sta
lottando ogni giorno per la nostra vita e per la nostra libertà”. Nessuno a parte noi, i suoi figli e le sue figlie.

Mia madre continua ad avere una soglia del dolore molto alta.
Sicuramente più della mia che ho le mani di pasta frolla e non
riuscirei neppure ad avvicinarmi al fuoco e mi si spezza la carne se
solo tocco un po’ d’acqua ghiacciata. Continua a cucinare e lavorare per realizzare festività armoniose e solo perchè la spostiamo di peso riusciamo a convincerla a non fare tutto da sola. Ancora tenta di proteggerci e di risparmiarci la fatica di vivere.

Ho visto mia madre piegata, dolorante, improvvisamente invecchiata. Ha
la schiena in panne. Un’ernia, dicono. Un omicidio premeditato, dico io.

E pensare che per il lavoro che ha fatto nessuno le riconosce neppure
due lire di pensione. Perchè la pensione sociale, l’elemosina riconosciuta a donne, indigenti, disoccupati a vita, non la danno se in casa qualcun’altro prende altre due lire di risultato di anni e anni di lavoro altrove. Se sei stata schiava in una fabbrica per quarant’anni allora prenderai la tua elemosina assieme a quella che percepirà il tuo coniuge. Se sei schiava per cinquant’anni e più a fare lavoro di cura e da ammortizzatore sociale per fare un favore allo stato che basa il welfare tutto sulla servitù al femminile allora non ti spetta un quattrino. Fosse stata un cavolo di soldato addestrato a
uccidere, dopo uno sterminio organizzato o una maldestra “missione di
pace” l’avrebbero mandata a casa con tanti onori. Fosse stata il
carabiniere che ha ucciso Carlo Giuliani le avrebbero riconosciuto una
pensione a vita per ripagarla del grande gesto.

E’ così: i veri “eroi”, le nostre “eroine”, non contano niente. Indipendenti economicamente mai, neppure in vecchiaia. Questo
da’ il senso di quali sono le priorità e i valori della nostra società.

Buone laiche feste a tutt* e continuate a credere alla retorica del natale, mi raccomando.

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Posted in Corpi, Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico.


2 Responses

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  1. fikasicula says

    grazie goodidea
    no, non l’ho visto. lo faccio appena lo trovo in dvd. ciao :))

  2. Goodidea says

    Potrebbe essere il tema che Cristina Moreno dedica a sua madre Flor, in un adattamento italiano del film Spanglish.
    Non hai visto quel film? Fallo subito! 😉